«Avete sgomberato una volta, non riuscirete a svuotare il quartiere». È solo una delle frasi che da più di una settimana campeggiano sui muri a ridosso di palazzo De Gaetani, nel cuore di San Berillo. Qui, all’incrocio tra via Pistone e via delle Finanze, c’è la sede di Trame di Quartiere, cooperativa che da un decennio opera in una delle zone più complesse di Catania. Nel cuore del centro storico, ma allo stesso tempo ai margini della città. I messaggi affissi ai muri in lingua italiana e in inglese sono rivolti proprio alla coop. «Rigenerazione urbana fatta a suon di aperitivi e djset, senza avere cura di chi abita un posto», si legge in un altro manifesto. In ognuno è riportata anche una citazione di Bell Hooks, scrittrice e attivista statunitense, a cui Trame di Quartiere ha dedicato di recente un’iniziativa. Se sul fatto si tratti di un chiaro attacco alle attività della cooperativa non ci sono dubbi, molto meno chiaro è il mittente. «Ce lo siamo chiesti e richiesti ma non è semplice dirlo, la nostra prima reazione è stata lo stupore», dichiara a MeridioNews Andrea D’Urso, membro del consiglio d’amministrazione di Trame di Quartiere.
Nonostante sia passata già più di una settimana dalla loro comparsa, i manifesti sono ancora affissi. «Abbiamo scelto di lasciarli, anche perché sin dal principio il nostro impegno si è contraddistinto nella volontà di creare relazioni e contatti. Se qualcuno vuole rivolgerci delle critiche e confrontarsi – continua D’Urso – noi siamo pronti ad ascoltare, così come fatto in qui». Uno dei cartelli punta il dito contro l’attività della caffetteria sociale aperta al piano terra dell’immobile di proprietà della famiglia De Gaetani e dato in concessione agli attivisti. «C’erano i pranzi di quartiere, li avete resi a pagamento – si legge -. Poi avete detto di offrire caffè, ma lo facevate pagare 50 centesimi. Ora vendete vino a quattro euro. Questo è sfruttare l’interculturalità per fare sostituzione di classe». Il messaggio si intreccia con un altro di carattere più generale, ma eloquente: «Che fine hanno fatto le persone che vivevano qua dentro? Dove finiranno persone che vivono qua fuori?»
«Sembra ci accusino di gentrificazione, di volere sfruttare le difficoltà di questo quartiere per spingere le persone ad andar via e sfruttare gli spazi per altro, ma è proprio l’opposto di ciò che abbiamo sempre fatto», replica D’Urso. Il riferimento alle persone che vivevano un tempo all’interno al primo piano di palazzo De Gaetani, dove oggi Trame di Quartiere gestisce un servizio di social housing, richiama alla memoria la storia del gruppo di senzatetto che avevano occupato l’immobile. «Non sono stati di certo sgomberati, ma accompagnati in un percorso che li ha portati a vivere in una vera casa, con i servizi igienici e la corrente elettrica – sottolinea D’Urso – Un progetto portato a compimento con la collaborazione di Comune, Ipab e sindacato Sunia e che ha dato loro la possibilità di avere un contratto a canone calmierato. Se qualcuno fa riferimento a questa storia, mi sa che non la conosce a fondo».
Allo stupore della scoperta dei manifesti, in principio si è aggiunto un po’ di timore. «Questa è una zona con diverse criticità e gesti di questo tipo possono creare tensioni inutili, legittimare gesti di rabbia ma invece abbiamo notato che sono stati gli stessi abitanti a non comprendere i riferimenti – commenta D’Urso -. Noi dal canto nostro abbiamo deciso di proseguire con l’impegno di sempre, che questa settimana ci ha visti impegnati come partner del Festival dei cittadini del Mediterraneo. Per noi resta fondamentale, anche in chiave politica, lavorare per unire e creare coesione, senza l’aggregazione non si va da nessuna parte».
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