Salvini e la promessa di Ferragosto anti-dissesto «Qualcuno deve rispondere per danni del passato»

L’intesa tra i due, si vede, va ben oltre il galateo istituzionale e i buoni uffici fra alleati politici. E di ciò potrebbe giovarsi la città di Catania, se è vero che il dissesto economico del Comune va evitato a ogni costo. Farà «il possibile» Matteo Salvini, ministro dell’Interno e leader della Lega, per quel nuovo, ennesimo, «aiuto straordinario», invocato dall’incorreggibile città dell’elefante. Lo promette al sindaco Salvo Pogliese, davanti a una platea folta di giornalisti che lo insegue già dal blitz alla Geotransl’azienda confiscata alla famiglia mafiosa degli Ercolano. Dagli uffici alla zona industriale catanese, Salvini viene fuori indossando sulla camicia la t-shirt della società, marchiata anche Addiopizzo – «Certo che la indosso, ne sono orgogliosissimo», risponde a chi la nota – e poi accontenta le telecamere salendo su uno dei tir con il marchio appartenuto alla mafia. Prima aveva dedicato lunghe riflessioni al disastroso crollo del ponte Morandi a Genova, tirando in ballo «i vincoli» dell’Unione Europea: «Se per mettere in sicurezza le nostre infrastrutture dovremo sforare i tetti alla spesa lo faremo, non ho dubbi».

Pur nell’emergenza, dunque, il ministro dell’Interno non cancella
il suo primo Ferragosto di governo da trascorrere al Sud: solo nel pomeriggio di domani lascerà la Calabria, tappa successiva a quella siciliana, alla volta della Liguria, non prima di una cena a Furci Siculo con militanti e dirigenti siculo-leghisti. Pogliese di ciò lo ringrazia, in pubblico e in privato, e durante la seduta di giunta preventivata sottopone il dossier Catania al vicepremier: default, sicurezza e il blocco dei fondi statali per le periferie. Con la chiosa, non meno a cuore del sindaco al netto dei sorrisi, della «indecente» esclusione del Catania calcio dal campionato di Serie B. Salvini ascolta, prende appunti e prepara l’affondo a Roma, a partire dal ministero dell’Economia: servirà convincere il resto del governo Lega-Movimento 5 stelle che dare una mano a Catania, indebitata per oltre un miliardo e 600 milioni, è tentativo che va fatto. Anche se le ripetute recidive suggerirebbero un pugno duro che il ministro sì declina, ma non sul piano finanziario: «Ho provato sconcerto davanti a cifre così enormi, sarebbe bene che qualcuno rispondesse per tutto ciò». E ancora: «Davanti a un buco così puoi chiedere aiuto allo Stato, certo, però il denaro pubblico è sacro e qualcuno dovrà rispondere per le pessime gestioni politiche del passato». Riferimento alle giunte Pd di Enzo Bianco, ma in filigrana, nel passaggio, può leggersi anche tutta la freddezza di Salvini verso il vecchio centrodestra e gli alleati di Forza Italia, a lungo alla guida della città con Scapagnini e Stancanelli. Il partito di Berlusconi, ma anche di Pogliese, viene tirato in ballo dai giornalisti, e il ministro fa spallucce: «Il governo lavora serenamente, l’opposizione fa il suo lavoro, auguri a loro». Criptica ma greve, per altro verso, la risposta sul rapporto con il governatore Nello Musumeci e la possibile alleanza/fusione Lega-Diventerà bellissima: «L’obiettivo è crescere, aggiungere, migliorare».

I toni
si abbassano di molto quando c’è da entrare nel merito. Cosa fare? Quanti soldi servono? «Ci ragioneremo, vedremo il da farsi e spero di tornare a Catania con buone notizie perché mi sembra che il tempo sia poco». L’idea che circola a Palazzo è di una erogazione economica forse da concedere a scaglioni, legata di volta in volta a miglioramenti concreti e misurabili nella gestione finanziaria del Comune. Ma che servano soldi, e pure presto, non c’è dubbio, «almeno 140 milioni entro l’ultima settimana di settembre», sussurrano voci autorevoli dell’amministrazione. Salvini prefigura delle condizioni: «Già in passato un governo di cui facevo parte intervenne a Catania, ora posso farmi carico di un secondo tentativo ma l’impegno dev’essere di guardare avanti, facendo tesoro degli errori. Lascio questo al buon cuore dei catanesi e degli amministratori». Il sindaco Pogliese, sul come, dice di avere le idee chiare: «Ad esempio migliorando la riscossione, serve uno sforzo aggiuntivo dei concittadini specie nella fascia di chi non rispetta le regole, il nostro atteggiamento sarà radicale». Tutto ciò affinché «possa essere credibile» non solo la città, ma anche il ricorso contro le delibere sul default della Corte dei conti, affidato dall’amministrazione al giurista Agatino Cariola. «Sono speranzoso sull’aiuto ma serve invertire la rotta – aggiunge il primo cittadino – anche attraverso messaggi pedagogici per superare certi retaggi culturali». Intanto, Pogliese incassa l’arrivo previsto per le prossime settimane di 40 nuovi agenti di polizia e l’ulteriore impegno di Salvini anche sui 58 milioni per le periferie, destinati a Catania dal vecchio governo Gentiloni, tagliati oggi dal governo giallo-verde.

Il cauto ottimismo diventa quasi rassegnazione passando alle questioni calcistiche:
difficile vedere il Catania in B dopo la clamorosa decisione di Figc e Lega B sui ripescaggi, con conseguente dimagrimento della serie cadetta a 19 squadre. Pogliese ha di fatto sollecitato il commissariamento del governo del calcio facendo leva sui poteri di vigilanza che può esercitare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega di Salvini. Il ministro anche su ciò non avrebbe chiuso le porte: «Alcune distorsioni sono evidenti a livello dei vertici».

Francesco Vasta

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