Limpeachment per il presidente della repubblica, giorgio napolitano. Lo chiede salvatore borsellino, fratello del magistrato assassinato dalla mafia, in unintervista pubblicata oggi su www. Micromega. Net. E riportata dal fatto quotidiano, uno dei pochi giornali che sta scavando nella palude della trattativa stato-mafia, senza timori reverenziali. e sconvolgente dice salvatore borsellino che al quirinale si dia ascolto a chi come mancino cerca di frenare quei magistrati coraggio che indagano sulla trattativa tra stato e mafia. Parlare addirittura di avocazione odi accorpamento delle indagini significa una cosa sola: si vuole fermare il lavoro della procura di palermo, che più di altri è andata avanti sulla linea della trattativa. Che questo avvenga dalla più alta carica dello stato è una cosa estremamente grave e non può che portare a una sola conseguenza: lipotesi di impeachment per il presidente della repubblica. fino a quando non sarà cancellato il peccato originale di una seconda repubblica fondata sulle stragi del 92 e 93 aggiunge litalia non potrà mai dirsi un paese democratico e civile.
Salvatore Borsellino su Napolitano: “Serve l’impeachment”
Limpeachment per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Lo chiede Salvatore Borsellino, fratello del magistrato assassinato dalla mafia, in unintervista pubblicata oggi su www.micromega.net. e riportata dal Fatto Quotidiano, uno dei pochi giornali che sta scavando nella palude della Trattativa Stato-mafia, senza timori reverenziali. E sconvolgente dice Salvatore Borsellino che al Quirinale si dia ascolto a chi come Mancino cerca di frenare quei magistrati coraggio che indagano sulla trattativa tra Stato e mafia. Parlare addirittura di avocazione odi accorpamento delle indagini significa una cosa sola: si vuole fermare il lavoro della Procura di Palermo, che più di altri è andata avanti sulla linea della trattativa. Che questo avvenga dalla più alta carica dello Stato è una cosa estremamente grave e non può che portare a una sola conseguenza: lipotesi di impeachment per il Presidente della Repubblica. Fino a quando non sarà cancellato il peccato originale di una Seconda Repubblica fondata sulle stragi del 92 e 93 aggiunge lItalia non potrà mai dirsi un paese democratico e civile.
Sotto le intercettazioni riportate dal Fatto Quotidiano in un articolo del 21 Giugno:
“Qui il problema che si pone è il contrasto di posizione oggi ribadito pure da Martelli tantè che il presidente ha detto: ma lei ha parlato con Martelli eh, indipendentemente dal processo, diciamo. Linterlocutore di Nicola Mancino è il consigliere giuridico del capo dello Stato, Loris DAmbrosio ma il suggeritore è a dire dello stesso DAmbrosio Giorgio Napolitano che consiglierebbe un incontro tra i due testimoni che avevano fornito versioni contrastanti. Il tema è rovente perché investe il futuro giudiziario dellex presidente del Senato: Non vorrei che dal confronto viene fuori che io ho fatto una dichiarazione fasulla e quello (Martelli, ndr) ha detto la verità, perchè a questo punto chi processano? Non lo so.
Lex presidente del Senato è in fibrillazione, è unescalation di angoscia, e Mancino è consapevole della scivolosità della strada indicata dal Quirinale: Non è che posso parlare io con Martelli, che fa . Effettivamente non è bello per un testimone sul ciglio dellincriminazione contattare un altro teste che lo smentisce per appianare le divergenze. E questo lo capisce anche Mancino. A parlare con lex Guardasigilli, dunque, devono essere altri. È qui, in questa conversazione a mezze frasi tra Mancino e DAmbrosio che le manovre per condizionare linchiesta sulla trattativa investono Napolitano. Sono millanterie di DAmbrosio?
Un dato è certo: il consigliere del presidente è rimasto al suo posto anche dopo la pubblicazione di questo stralcio di colloquio sul Fatto di ieri. Non solo: Napolitano avrebbe parlato direttamente con Nicola Mancino, almeno a leggere lanticipazione di Panorama.it?che segnala la preoccupazione e lirritazione dello staff del Colle per la possibilità che nei brogliacci della Procura non ancora depositati vi siano anche conversazioni che vedono il presidente della Repubblica alla cornetta. E non appaiono preoccupazioni infondate. Al Fatto risulta che tra le decine di telefonate intercettate, in almeno due casi la squadra di polizia giudiziaria nella sala ascolto della procura di Palermo avrebbe trascritto in brogliacci, coperti dal segreto, la voce del capo dello Stato a colloquio con lex vice presidente del Csm.
Il contenuto è ovviamente segreto, non verrà trascritto e finirà probabilmente distrutto senza mai arrivare agli atti del processo. In quelle telefonate con la voce del capo dello Stato ci potrebbe essere la conferma del suo diretto interessamento per calmare le angosce di Mancino, avviando di fatto le manovre di interferenza nellindagine di Palermo. Sul punto, lo stesso DAmbrosio appare abbastanza chiaro, nel suo colloquio con Mancino del 5 aprile, commentando la lettera inviata il giorno prima dal Quirinale al pg della Cassazione: Però adesso lei lo sa, quando uscirà quello che noi, quello che il presidente auspica, tra laltro il presidente lha letta prima di mandarla, eh non è una cosa solo di Marra. E Mancino replica: Comunque, dovendogli fare gli auguri per telefono non dirò niente, non accennerò . Ma DAmbrosio lo rassicura: No, lei può dire che ha saputo della lettera che le è stata mandata, è stato informato che la lettera è stata mandata al procuratore generale. Poi ha saputo che era ai fini di un coordinamento investigativo, lei lo può dire parlando informalmente con il presidente, perché no?. E va bene , insiste, forse poco convinto, lex presidente del Senato. Ma DAmbrosio, lapidario: Non cè niente, lui sa tutto. E che, non lo sa. Lha detto lui, io voglio che la lettera venga inviata, ma anche con la mia condivisione.
Per Mancino il confronto con Martelli è la preoccupazione. Il tema è la questione dei Ros e dei loro contatti informali con Ciancimino: Martelli sostiene di averlo informato, Mancino nega. E nella telefonata del 12 marzo si sfoga con DAmbrosio: Lui dice, vedi un poco che quelli fanno attività non autorizzate, io non mi ricordo che lui me lha detto, ma escludo che me labbia potuto dire. Tuttavia, ammesso che me lo ha detto, perchè se lui sapeva di attività illecite non lo ha detto alla Procura della Repubblica, lui che era Guardasigilli?. Lo sfogo si fa pesante: Ma che razza di Paese è, se non tratta con le Brigate rosse fa morire uno statista. Tratta con la mafia e fa morire vittime innocenti. Non so io anche da questo punto di vista o tuteliamo lo Stato oppure tanto se qualcuno ha fatto qualcosa poteva anche dire mai io debbo avere tutte le garanzie, anche per quanto riguarda la rilevanza statuale delle cose che sto facendo.
Mancino teme di pagare da solo un prezzo giudiziario troppo alto, nella telefonata del 12 marzo pressa DAmbrosio: Sto parlando dello Stato italiano, non è possibile che ognuno va per conto suo. Lei veda un po se Grasso ritiene di ascoltare anche me, sia pure in maniera riservatissima, che nessuno ne sappia niente . E nella telefonata del 3 aprile, subito dopo che il pm ha chiesto il confronto in aula con Martelli, langoscia di Mancino raggiunge il suo punto più alto, il senatore risollecita a DAmbrosio la lettera al pg della Cassazione: Veda un poco, la cosa è terribile. Ma DAmbrosio si muove su input del presidente? Il 5 marzo, quando Mancino si scusa alla fine della telefonata dicendo: Mi scusi, io tormento lei. DAmbrosio replica: No, no si immagini. Poi il presidente me ne aveva parlato, quindi .
di Marco Lillo e Giuseppe Lo Bianco
Dal Fatto Quotidiano del 21 giugno 2012
Trattativa Stato mafia: chi ha paura della verità?