Saluto all’Unione degli Indipendentisti Siciliani

PER LA NOSTRA ISOLA E’ ARRIVATO IL MOMENTO DI CHIEDERE L’INDIPENDENZA!

La recente nascita del coordinamento di gran parte delle forze e dei soggetti indipendentisti siciliani è una cosa da salutare con il massimo favore. Intanto l’unione, in quanto tale, evita la polverizzazione delle energie: come dice anche il senso comune, “L’Unione fa la forza”.

Ma c’è di più. La divisione neutralizza e annienta, nel panorama politico e sociale siciliano, la stessa presenza degli indipendentisti. L’unione fa sì che questa parte dell’opinione pubblica siciliana intanto sia adeguatamente rappresentata, e quindi fa sì intanto che esista! E questa è la vera novità. L’esistenza (o il ritorno) dell’indipendentismo vero e proprio, dopo tanti decenni di “dissimulazione” sicilianista o autonomista sposta in avanti il dibattito politico in Sicilia. Sembrano dire gli amici indipendentisti: “Se non ci ascoltate più con il rispetto dei nostri diritti e dello Statuto, allora non ci resta che chiedere l’indipendenza!”. Chissà che questa svolta non serva ad ottenere finalmente qualcosa per la Sicilia; ovviamente ciò dipenderà dalla forza e dal numero dell’unione stessa. Il mondo è pieno di “autonomie realizzate e funzionanti”. Ma dietro queste c’è quasi sempre un nazionalismo indipendentista che “si accontenta” provvisoriamente dell’Autonomia, come surrogato provvisorio dell’indipendenza. Sono rari i casi, e forse non replicabili in Sicilia, di autonomie tranquillamente accettate dagli stati centrali in assenza di una forte rivendicazione sovranista.

Altro punto importante è quello che potrebbe saldare l’indipendentismo siciliano con il sovranismo antieuropeo, che oggi è nel vento della storia.

L’Associazione della quale faccio parte (Noi Siciliani Liberi) non può aderire in quanto tale: ad un’unione di questo tipo aderiscano le persone fisiche, non le sigle. E poi il manifesto dell’associazione ha un obiettivo specifico, diverso e non direttamente politico, forse apparentemente minimale per chi è un po’ settario, ma secondo me funzionale sia a chi ha obiettivi – per così dire – minimi, sia per chi ha obiettivi massimi. Ad ogni modo l’Associazione deve salutare positivamente questo evento, perché tutte le nostre battaglie, dalla zona franca alla defiscalizzazione dei prodotti petroliferi, alla sovranità tributaria originaria, all’introduzione della “Sicilia” nelle scuole, alla moneta complementare “regionale” e tanto altro ancora, possono solo essere rafforzate da una robusta presenza indipendentista nel territorio.

Spero anche che l’Unione impari dalle esperienze passate, soprattutto quelle dei tentativi più recenti di “unione” delle varie anime del Sicilianismo, da Noi Siciliani in poi.

E che prenda subito alcune decisioni, che potrebbero determinarne il successo o l’insuccesso.

Le pongo qui, come stimolo a un dibattito franco e aperto.

Gli indipendentisti, magari non oggi, senza fughe in avanti, intendono intanto confrontarsi dove avranno la forza con il voto amministrativo e con la capacità di amministrare i Comuni (e la Regione?) siciliana, per costruire una classe dirigente nuova? O lotteranno solo per l’indipendenza futura rinunciando ad ogni “compromissione” con lo Stato italiano?

Gli indipendentisti utilizzeranno, come fanno tutti gli indipendentisti del mondo, la carta autonomista vigente (ma non operante) o altra più avanzata ancora, come trincea da difendere, o preferiranno piuttosto il centralismo più bieco in attesa del “sol dell’avvenire”?

Gli indipendentisti eleggeranno a loro nemico principale i poteri forti centrali (europei e italiani) affidando la loro egemonia alla loro capacità di essere diffusi e accettati nell’opinione pubblica siciliana, ovvero spenderanno ogni energia per combattere altri siciliani che non sono abbastanza indipendentisti come loro?

Come si pongono nei confronti dell’ormai chiarissimo disegno elitario di sradicare e annientare dalla faccia della terra ogni radice etnica, e in particolare la nazione e la famiglia, per costruire un mondo di consumatori senza identità né valori?

Quali regole di “democrazia interna” saranno stabilite? Come si selezionerà la leadership e la classe politica senza litigiosità o personalità quanto meno improbabili in cerca di protagonismo? Come si favorirà l’accesso dei giovani, dei nuovi siciliani, evitando che “vecchi tromboni” (come me, per intenderci, non voglio offendere nessuno in particolare) tolgano spazio a chi ha davvero capacità di aggregazione e consenso? Come si concilierà il legittimo dissenso interno su specifiche questioni con il necessario centralismo e la necessaria disciplina?

Sono sicuro che su questi e altri temi il nuovo indipendentismo saprà essere maturo e che nel 2014 ne sentiremo parlare.

Intanto auguri!

Massimo Costa

Associazione NSL

“Studioso di cose siciliane”


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