Sala d’Ercole, il valzer del cambio di casacche

di Salvo Messina

Nel corso di questo inizio della XVI legislatura all’Assemblea regionale siciliana, alla faccia del nuovo che avanza, si perpetuano i vecchi vizi della mala politica: dai cosiddetti “pianisti”, ovvero i deputati che in aula votano per i colleghi assenti, ai “voltagabbana”, cioè i parlamentari che, appena eletti in un partito, fanno “voli pindarici verso altri lidi”.

Da “Libro Cuore” è la storia dei tre girasoli, simbolo del movimento “Territorio”, che alla fine non ce l’hanno fatta a superare il rigido inverno e a sbocciare, per colpa del gelido e cinico comportamento del fondatore, l’ex sindaco di Ragusa, Nello Dipasquale (foto a sinistra), che diffidando gli altri componenti del gruppo a utilizzare il nome del neonato movimento politico, è approdato alla corte del presidente della Regione Rosario Crocetta.

In sintesi, è durata appena 30 giorni l’avventura di “Territorio” all’Ars, liquidata da Dipasquale nel giro di un nanosecondo, essendo andato con Crocetta dopo che gli aveva voltato le spalle all’indomani dell’elezione perché forse riteneva che farsi un “suo” gruppo autonomo potesse dargli più forza contrattuale.

Ai quattro parlamentari Alice Anselmo (ex vice capogruppo di “Territorio”), Salvo Lo Giudice (eletto nella Lista Musumeci ma passato da destra a sinistra con “Territorio”), Marcello Greco e Gianfranco Vullo non è rimasto altro che inventarsi una nuova sigla per sopravvivere politicamente: “Democratici e Riformisti per la Sicilia”. Ora sarà il Consiglio di presidenza dell’Ars a decidere il destino del gruppo parlamentare che oggi conta meno dei cinque deputati previsti dal regolamento.

Lo stesso discorso vale per Grande Sud, ormai ridotto all’osso nel numero della rappresentanza parlamentare. Il partito di Gianfranco Miccichè, dopo il ritorno da “figliuol prodigo” del suo leader nell’alveo del Pdl, ha fatto registrare numerose fughe eccellenti che vanno dal fedelissimo Michele Cimino (foto a destra), che ha fondato il movimento “La voce siciliana”, a Edy Tamajo, eletto in Grande Sud ma passato al Megafono di Crocetta, in virtù anche dell’amicizia con l’ex ministro Salvatore Cardinale, passando per Riccardo Savona che, eletto sempre nelle file di  Grande Sud, ha già salutato Miccichè transitando al gruppo misto, anche se i bene informati dicono che stia già lavorando a un nuovo soggetto politico.

La lista della “transumanza” dei parlamentari regionali continua con Nicola D’Agostino, eletto nella lista del Partito dei Siciliani-Mpa, oggi iscritto al gruppo dell’Udc (che ora vanta 14 deputati) che, da ex autonomista lombardiano, ha dichiarato di essere favorevole al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina differenziandosi dalla posizione che ha visto contrario l’intero gruppo dell’Udc.

Poi c’è Pippo Gianni (foto a sinistra) che, eletto con Pid-Cantiere popolare, è passato al gruppo misto e già strizza l’occhio a Crocetta, anche se, di fatto, è approdato alla corte di Bruno Tabacci nella coalizione guidata dal Pd.

Nel centrodestra Santi Formica, eletto nel Pdl, è passato con Musumeci.

Nel sito dell’Ars si legge che Lino Leanza sarebbe stato eletto nella lista “La rivoluzione è già cominciata”. A noi, in verità, risulta che Leanza, già esponente di spicco dell’Mpa, sia passato nell’Udc prima delle elezioni: e nel Partito di Casini ci risulta eletto. Oggi Leanza avrebbe lanciato un’Opa (politica, s’intende) per conquistare Palazzo degli Elefanti, sede del Comune etneo.

Dulcis in fundo, Mimmo Fazio, ex Sindaco di Trapani, “integerrimo censore” del comportamento dell’assessore al Turismo, Franco Battiato (assente ai lavori delle commissioni di competenza e sempre assente in aula tranne che nella seduta di insediamento), ha lasciato il Pdl per aderire al gruppo misto.

Ma c’è da scommettere che siamo solo agli inizi. Non sono da escludere altri cambi di casacca nei prossimi mesi, sino alla fine della legislatura.


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