Sabir: una lingua di ieri, la cultura di oggi

“Come il ‘Sabir’ era la lingua franca del Mediterraneo, così questo Festival sulle rotte del “Mare Bianco”, ospitato nelle città del ‘Triangolo Barocco’, Scicli, Ragusa e Modica, nominate dall’UNESCO ‘patrimonio mondiale dell’umanità’, si propone di far incontrare e dialogare in maniera articolata e periodica gli intellettuali delle due sponde”.

Sono le parole che Isabella Camera d’Afflitto usa per introdurre Sabir, di cui cura la direzione scientifica,  sul sito ufficiale (www.sabirfestival.com). L’evento, che avrà luogo tra Scicli, Ragusa e Modica dal 23 al 26 giugno, è alla sua prima edizione e si preannuncia carico di significati. La Facoltà di lingue e letterature straniere, che da sempre guarda all’altra sponda del nostro mare, ha collaborato attivamente alla sua realizzazione. Per questo abbiamo intervistato il Preside, Antonio Pioletti.

Cominciamo dal nome. Che significa “Sabir”?
Sabir era una lingua franca ibrida, caratterizzata dalla compresenza di italiano, francese e arabo. Veniva parlata soprattutto nei porti del Mediterraneo da commercianti, marinai e da quanti lavorassero in mare. Una sorta di lingua ‘settoriale’, mescidata, usata fino alla fine del XIX secolo.

Perché si è deciso di chiamare Sabir questa manifestazione?
Perché sarà un luogo nel quale si mescolano, incontrandosi e raccontandosi, le diverse culture dell’area mediterranea. Proprio come francese, italiano ed arabo si incontravano e si mescolavano nel Sabir.

La Facoltà di lingue che ruolo ha nella sua realizzazione?
La nostra facoltà è stata scelta e delegata per rappresentare l’ufficio organizzativo di Sabir. Abbiamo quindi lavorato in coordinamento con le altre istituzioni incaricate per la realizzazione dell’ evento. Inoltre la Facoltà di lingue è da sempre proiettata sull’asse culturale delle lingue e delle culture orientali, come dimostrano i corsi di lingua e letteratura araba attivati sia nella sede di Catania che in quella di Ragusa.

Di cosa si parlerà durante Sabir? E qual è lo scopo finale?
Sabir non è propriamente un festival, né un convegno, né un premio letterario. E’ un ‘circolo mediterraneo di conversazioni’. Lo scopo è quello di scambiarci conoscenze e cultura. Per questo la tipologia degli eventi comprende tavole rotonde su temi d’attualità (il ruolo della donna, quello dei media,il Mediterraneo, la religione…), reading di testi, soprattutto poetici, di autori sia italiani che appartenenti ai paesi ospitati. Ed anche mostre ed eventi musicali come, per esempio, il concerto della cantante siriana Noa, previsto per la sera del 24 giugno al Castello d Donnafugata.

Secondo lei quanto è importante l’altra sponda del Mediterraneo?
Lo è molto. Anzitutto per motivi culturali. La storia dell’ Europa, e della Sicilia in particolare, è strettamente legata all’oriente. Le nostre tradizioni, l’arte, la gastronomia sono il risultato di una fusione, proprio com’era Sabir. C’è quindi una valenza culturale importante di conoscenza reciproca e ma anche di riscoperta della circolazione di idee, cultura, arte, letteratura, tradizioni…

E oltre questo?
C’è poi un livello ‘politico e istituzionale’ che è pure importante. Per il 2010 è prevista l’istituzione di un’area di libero scambio proprio nel mediterraneo e per questo è fondamentale che le due sponde si avvicinino oltre che economicamente, culturalmente. Anche per far emergere la comune aspirazione ad un assetto politico, ad oggi messo molto in discussione, più stabile e pacifico.

Per Sabir sarà la prima edizione di tante altre…
Si, speriamo di si. L’ auspicio è che diventi un appuntamento annuale fisso.

La scelta della Sicilia per ospitare il festival appare quasi ovvia. Carta geografica alla mano, infatti, il centro del Mediterraneo si trova proprio nella nostra terra. Nel corso delle tavole rotonde interverranno intellettuali italiani e, soprattutto, stranieri, provenienti da Libia, Egitto, Marocco, Iraq, Turchia, Siria, Libano, Albania, Algeria e Israele.
Per info www.sabirfestival.com.

Silvia Lo Re

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