«San Giovanni Galermo è usato come pattumiera dei paesi limitrofi». Il problema della spazzatura straniera, denunciato a MeridioNews da alcuni residenti di Sant’Agata Li Battiati, riguarda anche i quartieri di confine della città di Catania. «La zona più colpita è San Giovanni Galermo – dice il consigliere comunale Giuseppe Catalano, ex consigliere del quartiere – specie da quando i Comuni limitrofi hanno tolto i cassonetti per avviare la raccolta differenziata porta a porta». E denuncia l’immobilismo dell’amministrazione nel risolvere il problema.
La principale attrattiva del rione catanese, almeno per i cittadini che non risiedono in città, pare siano diventati i cassonetti dell’indifferenziata «che vengono riempiti a tutte le ore del giorno – spiega Catalano – Con l’effetto di avere strade sporche, maleodoranti e pagare di più in bolletta per un servizio che non funziona». La Tares a carico delle famiglie catanesi «è aumentata da 200 a 350 euro in media anche a causa della maggiore quantità di rifiuti scaricati». Un problema per il quale «da 18 mesi proponiamo soluzioni senza che l’amministrazione le ascolti», continua il consigliere. Il Comune, informato della problematica relativa alla spazzatura a San Giovanni Galermo, ha «diminuito il numero di cassonetti, da 100 a 40, e spostato i rimanenti in vie secondarie». Se l’intenzione era «renderli meno visibili agli stranieri, non è bastato. Anzi, ha complicato la vita ai residenti».
Dopo avere proposto «l’istallazione di videocamere e l’utilizzo di ronde di volontari», l’ultima idea portata in Consiglio comunale da Catalano è «l’introduzione della figura dell’ispettore ambientale». Un funzionario che, a differenza dei volontari, «possa fare multe a chi butta la spazzatura fuori dal proprio Comune o fuori orario». Oggi i verbali possono scriverli «solo i soli vigili urbani, che sono pochi e non possono essere destinati a questi controlli». Il corpo degli ispettori ambientali potrebbe invece essere «costituito destinando a questo ruolo impiegati comunali che svolgono compiti meno necessari». Anche se per autorizzarli a prendere contravvenzioni «sarebbe necessario un iter lungo e complesso – spiega il consigliere comunale Niccolò Notarbartolo, altro promotore di iniziative per il contrasto al problema dei rifiuti – Si potrebbero lasciare agli ispettori i compiti di vigilanza e alla municipale il compito di punire chi non rispetta le regole».
Ma se a Sant’Agata li Battiati «il Comune si è mosso per risolvere il problema», riprende Catalano, l’amministrazione catanese «è da sette mesi che conosce il progetto sugli ispettori ambientali e non ha ancora dato alcuna risposta». Sebbene abbia a disposizione «un milione di euro che il Consiglio ha destinato proprio per il controllo dello scarico dei rifiuti e per l’avvio della raccolta differenziata». Che in città non è mai decollata: «Siamo sotto il 20 per cento sul totale della spazzatura – ricorda il consigliere – mentre la soglia minima per godere di sgravi in bolletta è di circa il 60 per cento». Percentuale bassa che Catalano spiega così: «Certi catanesi hanno l’inciviltà radicata nel dna» e, per estirparla, «bisogna colpirli nel portafoglio; multandoli se sbaglian, ma incentivandoli con sconti sulla bolletta se si comportano a dovere». Ma anche il Comune ha le sue responsabilità: «Le isole ecologiche sono poche e le campane di raccolta per la differenziata sono pochissime, in pessime condizioni e non sempre raggiungibili. Situazione che – conclude Catalano – non incentiva i cittadini ad avere comportamenti virtuosi».
«Già da alcuni mesi è attivo un servizio di sorveglianza – replica l’assessore all’Ecologia Rosario D’Agata – ma la città è vasta e il problema diffuso anche in altre zone di confine con Comuni che applicano la raccolta porta a porta». Il personale destinato a questo compito «è composto da circa 14 vigilanti divisi tra appartenenti alla direzione comunale Ecologia e alla polizia ambientale». L’attività di contrasto porta «tra le 250 e le 300 contravvenzioni al mese», che puniscono sia «lo sversamento fuori orario che quello fuori dal Comune di residenza». «Ma, considerati gli effetti, non sono sufficienti – ribatte il consigliere Notarbartolo – Mentre il supporto di cittadini volontari, in veste di ispettori ambientali, darebbe un aiuto numerico e un forte segnale di impegno civico». Riguardo all’aumento della Tares, invece, «l’amministrazione non ha disposto alcun rincaro – conclude l’assessore D’Agata – semmai aveva pensato a una riduzione del due per cento che però il Consiglio ha bocciato». Da quei soldi è stato ricavato proprio il fondo da un milione di euro destinato alla sorveglianza sullo scarico dei rifiuti e per l’avvio della differenziata.
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