Intercettazioni e incontri con affiliati affondano nel 2006, per le Regionali, e arrivano alle Politiche del 2018. Tra le agevolazioni c'è un appalto per arredamenti nei palazzi della Regione. «Lui è il migliore politico che abbiamo», diceva il mafioso Sammartano
Ruggirello, oltre 10 anni di rapporti con Cosa Nostra Favori, voti e appalti. «Lui è il santo della provincia»
«Il ponte per far entrare la criminalità mafiosa dentro le istituzioni». Non è cosa comune che una Procura contesti a un politico il reato di associazione mafiosa. Per Paolo Ruggirello pm e giudice hanno pochi dubbi: «Ci sono gravi indizi di colpevolezza per avere ricoperto per anni il ruolo di referente politico degli interessi di Cosa Nostra nei territori di Trapani, Mazara del Vallo, Paceco, Campobello di Mazara, mettendo stabilmente a disposizione degli affiliati l’influenza e il potere derivanti anche dalla sua posizione di deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana e ricevendone in cambio sostegno elettorale e favori personali».
Ruggirello è figlio di una delle famiglie più facoltose di Trapani, suo padre Giuseppe fa incetta di appalti pubblici negli anni ’60 e poi compra la Banca industriale trapanese diventando pure presidente del Trapani calcio e, dopo qualche vicissitudine giudiziaria, decide di lanciarsi in politica. Ma prima di potersi spendere in prima persona, muore improvvisamente. È il 1995 e a portare avanti i suoi progetti sono i figli Bice, che cura l’aspetto imprenditoriale, e Paolo, che inizia una folgorante carriera politica. «È il Santo della provincia di Trapani, il più serio politico che abbiamo», lo benedice Filippo Sammartano, mafioso di Campobello di Mazara, in un incontro con Ruggirello datato 2014.
Consigliere comunale e assessore in diversi paesi del Trapanese, nel 2006 Ruggirello fa il salto alla Regione con il Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo. Da lì in poi la sua carriera si sviluppa sempre tra i corridoi dell’Ars, ma con casacche diverse. Nel 2012 viene eletto con la lista di Nello Musumeci, ma nel corso di quella legislatura subisce l’attrazione fatale del presidente Rosario Crocetta e finisce per sostenere la sua maggioranza, dopo essere transitato prima nel movimento Articolo 4, poi nel Pd. Quello che invece, secondo gli inquirenti, rimane una costante è l’appoggio di Cosa Nostra trapanese nelle varie competizioni elettorali. Agli atti dell’ordinanza che motiva il suo arresto, i primi contatti e intercettazioni con soggetti affiliati o vicini alla mafia risalgono al 2001.
«Ruggirello – scrivono i pm – ha cercato e ottenuto sistematicamente il consenso elettorale fornito da autorevoli esponenti dell’associazione mafiosa trapanese»: Michele Accomando (per le Regionali 2006, soggetto successivamente condannato per aver fatto parte della famiglia di Mazara del Vallo), Giovanni Buracci (per le Regionali 2008, accusato di essere affiliato alla famiglia di Campobello di Mazara, morì prima del processo. Secondo le indagini, Ruggirello avrebbe fatto assumere la figlia a tempo indeterminato all’ospedale di Trapani), Filippo Sammartano (altro affiliato di Campobello, ritenuto fedelissimo di Messina Denaro), i fratelli Pietro e Francesco Virga (per le Regionali del 2017 e le Politiche 2018, ritenuti gli attuali reggenti del mandamento di Trapani e figli dello storico boss ergastolano Vincenzo), Francesco Orlando (per le Regionali 2017 e le Politiche 2018, pure lui già condannato e ritenuto ai vertici della famiglia di Trapani).
«Mi sto giocando tutte le carte per questi politici – diceva Pietro Virga a un suo sodale – vedi che mi devi dare una mano ah! Una mano buona! Dobbiamo raccogliere voti, tu lo sai che se le cose vanno bene a me vanno bene a tutti, mi pare che è stato sempre così qua». Siamo alla vigilia delle Regionali 2017 e i politici a cui fa riferimento Virga sarebbero due: oltre a Ruggirello, in lista col Pd, c’è pure l’archeologa Ivana Inferrera, ex assessora del Comune di Trapani e candidata nella lista dell’Udc. Alla fine nessuno dei due viene eletto. «I Virga scrive il pm – avevano stretto accordi con più candidati, ma solo uno di essi era stato sollecito rispetto a quanto concordato. I propositi di ripartizione dei voti non saranno di fatto del tutto attuati, poiché quasi tutti i voti raccolti saranno concentrati su un solo candidato (Ivana Inferrera), a discapito dell’altro (Paolo Ruggirello) al quale, comunque, verrà avanzata la richiesta di un’ulteriore somma di denaro anche in virtù del fatto che, stante a quanto riferito da Pietro Virga nel corso del dialogo, sino a quel momento aveva dato solo un terzo della somma concordata». «Così non va più bene – dice Virga intercettato – io quando poi, dopo una settimana, si è presentato con un terzo, ho preso e mi sono dato da fare».
Ben altro entusiasmo si riscontra tra gli affiliati nell’appoggio a Inferrera. «Deve salire a dritta – dice sempre Virga – il marito è uno che ha amicizie forti là a Roma. E se noi arriviamo a questa a portarla là, qualche cosa possiamo concludere è giusto?». Il marito, anche lui arrestato con l’accusa di voto di scambio politico mafioso, è Antonino D’Aguanno, presidente delle piccole e medie imprese con diversi interessi nella provincia di Messina. Riferimento che torna nelle conversazioni dei fratelli Virga. «A quello lo buttiamo a mare e portiamo a questo. La mannara (ndr: ovile – lavoro) a Messina è».
L’esito del voto delle Regionali, però, si rivela negativo. E Ruggirello lo stesso giorno dello scrutinio si lamenta con Carmelo Salerno (figura chiave, già condannato per mafia, fedelissimo del deputato e tramite con i Virga). «Poi ringraziali gli amici nostri – dice il politico rieferendosi, secondo la Procura ai Virga – Quindi poi mi dici tutti questi aiuti, da dove sono venuti e chi è che ci doveva aiutare». Gettando Salerno nello sconforto: «Io ho perso pure l’amico ci ho perso», dice a un sodale. E poco dopo: «Qua a lui noi avevamo, a chi ci aggrappiamo ora, alla minchia?».
Ma il rapporto tra i due è solido. Tanto che spinge Ruggirello a indirizzare un appalto da 12mla per arredamenti da ufficio nei palazzi della Regione proprio a una ditta vicina a Salerno, la Gulotta Design, perché di fatto gestita dalla sua amante (il titolare non è indagato). Il deputato del Pd chiede a un funzionario dell’Ars (che non risulta indagato) di incontrare il titolare dell’impresa. «Mi raccomando», scrive Ruggirello in un sms al funzionario. «Tutto risolto», gli risponde lui dopo l’incontro. E in effetti l’appalto viene assegnato alla Gulotta Design. Salerno è in sostanza un factotum, non solo in ambito politico, ma anche per vicende personali, come quando, scontento della relazione della figlia 15enne con un panettiere molto più grande di lei, Ruggirello gli chiede di intervenire per fare desistere il giovane.
Dopo la batosta delle Regionali, Ruggirello non deve attendere molto per riprovarci: alle Politiche del 2018 si ripresenta con il centrosinistra nel collegio uninominale di Marsala, ma con i 32.334 voti raccolti si piazza terzo e non viene eletto. In quei mesi però si registra di nuovo il dinamismo degli uomini di Cosa Nostra alla ricerca di voti. Anzi, stavolta c’è pure meno concorrenza, perché, annota il pm, «gli interessi di Cosa Nostra si concentreranno solo su di lui».