Rubata bici elettrica a un rider, fenomeno in continua crescita «Senza non posso lavorare e ho bisogno di aiuto per pedalare»

Mario Aiello si sarà sentito un po’ come Antonio Ricci, il protagonista del film Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. Correva l’anno 1948 e nella Roma del secondo dopo guerra a Ricci venne rubato il mezzo che avrebbe dovuto usare nel suo primo giorno di lavoro da attacchino. Un destino uguale a quello toccato a Mario, 74 anni dopo, in un complesso residenziale di via Ingegnere, a Catania. Teatro del furto della bicicletta elettrica che da qualche tempo utilizzava per le consegne a domicilio come rider di una piattaforma di delivery. Il caso di Aiello, 35 anni e residente nel capoluogo etneo, rimette sul tavolo il nodo dei furti di velocipedi in città e delle difficoltà delle forze dell’ordine nel ritrovare i mezzi. Anche il rider etneo per provare a recuperare la sua bicicletta ha deciso di pubblicare una sorta di annuncio nel gruppo Facebook Bici rubate a Catania – Segnalazioni e avvistamenti. Oltre 500 iscritti con gli utenti che indicano i luoghi in cui avvengono i fatti allegando foto e dettagli. La speranza è quella di ricevere un indizio o una segnalazione per riappropriarsi di quanto sottratto. 

Trovare delle statistiche su questa tipologia di furti, specie a livello locale, non è facile nonostante i numeri siano schizzati in alto negli ultimi mesi, anche per l’aumento delle bici in circolazione grazie ai fondi concessi dal ministero per favorirne acquisto. «Pochi minuti per effettuare la consegna e non ho più trovato la bici – racconta Aiello a MeridioNews – Ero all’interno di un complesso piccolo con una sola scala e non c’era nessuno. Ho chiamato subito il 112 e mi hanno detto che serviva che mi presentassi in caserma indicando il telaio della bici così il giorno dopo ho scelto di fare la denuncia». Della bici elettrica però nessuna traccia, nonostante la segnalazione qualche giorno dopo di una sorta di bancarella sospetta lungo via Pacini, nei pressi del mercato di piazza Carlo Alberto. «Non sono potuto andare personalmente – continua il 35enne – ho chiamato la polizia ma mi hanno detto che dovevo essere sul posto. Altri colleghi, poco dopo, mi hanno detto che la bancarella era sparita».

Per Aiello la bicicletta, comprata per circa 700 euro, è fondamentale per potere svolgere il proprio lavoro. «Ho iniziato durante la pandemia, inizialmente con la macchina e poi mi sono dovuto adattare alle regole – spiega – Da settembre ho il primo contratto da 20 ore a settimana e si tratta della mia principale fonte di reddito per sostenere la mia famiglia. Per ora siamo io e mia moglie, con cui mi sono sposato a ottobre, mentre a giugno avremo il nostro primo figlio». Il mezzo di Aiello era a pedalata assistita per un motivo preciso: «Sono un soggetto asmatico e, quindi, ho bisogno di un mezzo elettrico per potere pedalare. Quella che mi è stata rubata è riconoscibile anche perché, nel tempo, aveva subito alcuni interventi di manutenzione come la rimozione del para-catena. Avevo sostituito il cambio e anche il sellino».

Per tornare a lavorare, l’unica soluzione al momento è quella di comprare una nuova bici. «Lo farò a rate – conclude – e poi ricomincerò a fare le consegne dal 14 febbraio. In sostanza ho perso anche 15 giorni di lavoro. Nella vita, però, bisogna guardare avanti e non fermarsi quando si presentano degli ostacoli». In alcuni Comuni d’Italia, come Milano, il corpo dei vigili urbani ha creato una pagina Facebook in cui vengono pubblicati gli annunci dei mezzi ritrovati. A Catania, invece, la comunità di ciclisti, lavoratori e semplici appassionati, ha avanzato la proposta di realizzare un registro bici, in modo che ogni utente possa registrare il proprio mezzo, così da rendere più agevole la ricerca tramite numeri di telaio e foto. 


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