Rossazzurro Nightmare Before Christmas (Ovvero letterina cattiva a Babbo Natale)

Caro Babbo Natale, facciamo così: per quest’anno, niente regali. In fondo, per otto Natali consecutivi, non hai mai dimenticato di lasciarmi sotto l’albero un dono, ogni volta più bello di quello dell’anno prima. Ci pensavo l’altra notte, all’antivigilia, quando è venuto a trovarmi, come da copione, lo spirito dei Natali passati. E mi ha portato in volo nei luoghi e nei tempi della nostra felicità. La prima volta eravamo intorno a un prato verde del Nord – doveva essere a Bologna – per festeggiare una vittoria bellissima, al termine dell’anno più amaro e difficile che avessimo mai vissuto. L’anno dopo eravamo invece su un prato conosciuto, familiare, il nostro prato; e ci scorrazzavamo tutti sopra, ebbri di gioia, perché di nuovo ce l’avevamo fatta, e di nuovo sul filo di lana. Poi ci fu un altro prato ancora, sempre siciliano, ma così diverso dal nostro. Lo guardavamo da lontano, e stavamo tutti a osservare, col fiato sospeso, un pallone calciato addirittura da centrocampo, che si alzava in volo e poi scendeva, scendeva, per andare infine a impigliarsi tra le maglie di una rete dietro la quale c’era un sacco di gente, ammutolita, con striscioni e bandiere d’un rosa slavato. E poi, e poi, e poi: non sto a farla lunga. Ogni anno il regalo era più grande, la soddisfazione cresceva, si rafforzava la convinzione che facessimo parte stabilmente, ormai, di un mondo dorato che eravamo stati abituati a guardare solo da lontano.

Poi è arrivato il pacco dell’anno scorso. E non ti nascondo d’esserci rimasto un po’ male. Ricordo che qualcuno, per consolarmi, mi diceva che quello era stato il miglior regalo di sempre. Mentre si vedeva da lontano che qualcosa, all’improvviso, era cambiato, e non in meglio. Ma non ce l’ho con te, Babbo Natale: perfino con i fichi secchi dell’anno scorso si poteva fare un banchetto non dico sontuoso, ma decente. Non è colpa tua se noi abbiamo buttato via ogni nostra ricchezza, sprecato ogni occasione per costruire ancora qualcosa di dignitoso. Non è colpa tua se, quest’anno, passeremo un Natale di serie B.

Però, stavolta, non ti chiedo regali. Anzi il regalo, pensa un po’, te lo faccio io. Quando avrai finito il tuo giro e avrai la slitta vuota, passa da me. Ho già impacchettato per te un famosissimo addestratore di renne: un vero scienziato, un bellissimo signore con i capelli bianchi proprio come i tuoi, con al seguito uno staff veterinario di prim’ordine. Ma lo sai che in passato ha lavorato, addirittura, per le invincibili renne zebrate? E che quest’anno il Conte di Coverciano, bontà sua, ha tanto insistito per portarselo con sé? È tutto tuo, invece. Caricalo sulla slitta e portatelo a casa. In omaggio avrai anche una macchina del ghiaccio. Vi serve in Lapponia, vero? E poi, stai tranquillo, avrai anche altro con cui caricare la tua slitta. Ho un secondo regalo per te. Quando lo vedrai la prima volta, fissandolo negli occhi verdi come il muschio della tua tundra, forse ti chiederai cosa devi fartene. E magari qualche volta ti arrabbierai con lui, quando venderà qualcuno dei tuoi elfi migliori o ti costringerà a ingaggiare a caro prezzo un paio di folletti della sua vecchia scuderia. Ma non lasciarti ingannare dalle apparenze, lui non è non sarà mai un problema. Lui è una risorsa. Si chiama Pablo, Pablo Scrooge. Passa al più presto, Babbo Natale, non vedi che è un vero affare, non perdere l’occasione…

Nella stessa notte, come da copione, è venuto a trovarmi anche lo spirito dei Natali futuri. Mi ha messo una paura! Pensa che mi ha portato in un luogo desolato che non ho capito bene cosa fosse (non era lontano da qui ma aveva un nome strano: qualcosa come Turulifu). Un posto triste, dove non cresceva più l’erba. Credo che ci stessero costruendo un enorme centro commerciale, o un albergo, o qualcos’altro che non ho capito. Eppure, sentivo raccontare, lì era cresciuta per molti anni una banda di solidi, allegri, spavaldi ragazzi rossazzurri. Adesso quei ragazzi non c’erano più, erano partiti tutti per cercare miglior fortuna. E del resto, non poteva essere altrimenti: dopo l’ultimo nostro declassamento – il secondo in due anni consecutivi – era ormai impossibile trattenere gente di quel valore. Perciò abbiamo dovuto cederli tutti al migliore offerente, in cambio di vile, spregevole denaro. 

Io mi guardavo intorno, cercando di riconoscere qualche faccia nota. Ma non ne trovavo nemmeno una. Neppure quella del vecchio padrone di casa, il signor Nino: un uomo un tantino dispotico, irascibile, ostinato. Ma del quale abbiamo sempre cocciutamente creduto che fosse, in fondo, uno di noi. Mi è solo parso di vedere, dietro i vetri opachi di una finestra, il lampo degli occhi verdi di Scrooge che si accendeva di tanto in tanto, in perfetto sincrono con lo scampanellio del registratore di cassa. Ma di sicuro mi sono sbagliato. Scrooge è una risorsa, il signor Nino lo ha sempre detto.

Caro Babbo Natale, sai che penso? Che lo spirito dei Natali futuri non esiste. Se no, come mai nel sogno dell’altra notte non mi ha detto che proprio ieri, alla vigilia del più vicino Natale, avremmo perso – dopo aver subito l’espulsione di tre giocatori dal campo, di un altro dalla panchina e infine anche dell’allenatore – perfino sul campo del Cittadella ultimo in classifica, una squadra che tra l’altro non vinceva una partita da ben tre mesi?

Nessun Natale è già scritto e il futuro, quindi, potrebbe ancora regalarcene di nuovi: belli come furono belli i Natali passati. Perciò lascia perdere i miei sogni dell’altra notte, ché tra l’altro la sera prima m’ero concesso qualche anticipazione di troppo sul cenone della vigilia. Lascia perdere tutto ma, mi raccomando, passa senz’altro a prendere i tuoi doni. Ci resterei malissimo se non lo facessi. Anzi, guarda, nel pacco metto pure un bel contratto con la Gea: ti aiuterà moltissimo a promuovere il tuo brand.  E in cambio, ti ripeto, quest’anno non ti chiedo proprio niente.

Al massimo, se proprio non vuoi presentarti a mani vuote, prima di venire vedi se trovi una farmacia di turno. Io ho finito il Maalox e, lo sai, da un anno e mezzo a questa parte mi capita spesso di averne bisogno.

Buon Natale, allora, caro Babbo. E auguri anche alle tue renne.

Ammesso che qualcuna di esse riesca ad arrivare fino in Lapponia reggendosi ancora sulle sue zampe.


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