A doversi occupare del sito dovrebbe essere il Comune di Noto. Tuttavia, l'area non è mai stata espropriata. Nonostante l'Arpa la ritenga «potenzialmente inquinante». A metà anni Duemila, i titolari furono assolti dall'accusa di aver danneggiato la faglia acquifera. Anche se il numero dei tumori era aumentato
Rosolini, discarica di Bommiscuro fa ancora paura Attivisti: «È pericolosa, ma il Comune non fa nulla»
«L’ex discarica di Bommiscuro continua a inquinare». L’allarme è lanciato dagli attivisti del Movimento 5 stelle di Avola, Noto, Pachino e Rosolini che, nelle scorse settimane, hanno fatto una ricognizione nel sito chiuso nel 1992. «Non ci sono cartelli che indichino il potenziale pericolo né lo stato di sequestro, ma mancano anche recinzioni che impediscano l’accesso – racconta a Meridionews Salvo Gionfriddo, attivista di Noto -. Si trovano soltanto rifiuti di ogni tipo abbandonati».
Nel terreno della contrada a ridosso del centro abitato di Rosolini, da qualche anno, si è formato un laghetto. In un report di aprile 2016 redatto dall’Arpa, l’agenzia regionale di controllo dell’ambiente, il sito viene definito «potenzialmente inquinante». In pratica, il rischio è che possa esserci ancora percolato che si infiltra nella falda acquifera inquinandola e, di conseguenza, danneggiando le coltivazioni circostanti.
La discarica – la cui competenza a livello amministrativo appartiene al Comune di Noto – è stata al centro di un processo, con i titolari della società Bodein, Salvatore e Corrado Gennuso, accusati di aver «conferito sostanze contenenti benzene con concentrazione superiore ai limiti di legge». Il caso era venuto fuori a inizio anni Duemila, a seguito dell’aumento del numero di morti per tumore ai polmoni nella zona. Le analisi della procura hanno accertato l’effettivo avvelenamento delle acque, riscontrando in particolare la presenza di mercurio, cloruri e solfati e la contaminazione da idrocarburi policiclici della faglia che alimenta anche i pozzi destinati all’irrigazione dei campi e delle serre.
Nel 2007 arriva la sentenza. Secondo i giudici della Corte d’Assise, Salvatore e Corrado Gennuso non sono colpevoli dell’inquinamento. O comunque non esistono elementi tali da ricondurre ai due la responsabilità di quanto accaduto. Il giudizio di primo grado coincide anche con la parola fine della vicenda giudiziaria. La procura generale, infatti, sceglie di non ricorrere in Appello. A commentare quella decisione è oggi l’avvocato Giovanni Giuca, all’epoca dei fatti sindaco di Rosolini. «Fu una scelta inspiegabile, dopo che in primo grado l’accusa aveva chiesto pene per 15 e 10 anni», dichiara.
Tre anni dopo, alla fine del 2010, dopo che era stata impedita una riattivazione della discarica, il presidente della Provincia, Nicola Bono, invia una diffida alla Bodein intimando la messa in sicurezza del sito. E, nell’ipotesi in cui i Gennuso si fossero rifiutati, il Comune di Noto avrebbe dovuto provvedere alla procedura di esproprio. «Il Comune sta ancora sonnecchiando – lamentano i pentastellati -. Nulla è stato fatto e continuano a ripeterci che è tutto sotto controllo». Gli attivisti vorrebbero un maggiore impegno da parte dei proprietari dei terreni confinanti. «Forse non hanno consapevolezza che l’inquinamento, oltre a distruggere il territorio, causa malattie come i tumori», concludono.