Alla sesta votazione a Montecitorio Giorgio Napolitano viene riconfermato presidente della Repubblica italiana. In diverse città della penisola gli italiani manifestano il loro dissenso. Più forte che altrove nella capitale dove, già diverse centinaia di metri prima del palazzo istituzionale, si è concentrata la folla. Tra chi urla il nome di un altro candidato, Stefano Rodotà, e chi strappa la propria tessera Pd, un'accesa discussione si anima tra un elettore di Sel e l'ormai noto cantautore grillino Emiliano Martino. Che rivela: «Grillo nemmeno lo voleva Rodotà». Guarda il video
Roma, militante Sel contro il cantante grillino «È tutta colpa dello streaming»
La piazza del Pantheon, a Roma, è come sempre un via vai di turisti. Potrebbe sembrare una giornata normale ma, tra chi fotografa e chi studia una cartina, non è difficile riconoscere i romani: «È un golpe», «Rodotà…», «… ormai il Pd». Dagli stralci di conversazioni è chiaro che nella capitale, ieri, non c’era altro argomento al di fuori dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica italiana. E basta proseguire per poche centinaia di metri fino a via Aquiro dove, svoltato l’angolo per via della Guglia, si resta bloccati da migliaia di persone. Un fiume che continua fino a palazzo Montecitorio, dove ieri pomeriggio erano ancora in corso le votazioni. Concluse alle 18.15 con la riconferma di Giorgio Napolitano alla sesta tornata di consultazioni. E non tutti l’hanno presa bene.
Mentre in aula si vota, in piazza c’è chi strappa la propria tessera del Pd e chi, soprattutto gli elettori del Movimento 5 stelle, scandisce urlando il nome del proprio candidato Stefano Rodotà. Poco fuori dalla folla, si sviluppa un’accesa discussione. Protagonisti un elettore del Sel ed Emiliano Martino, attivista M5s e membro della band Gaia Groove detto il cappellaio matto. Ormai noto come il cantautore grillino per le sue varie apparizioni in tv e soprattutto la sua lite su La7 con il deputato Pd Matteo Orfini. «Se volevate distruggere la sinistra ci siete riusciti – attacca il cittadino – Per colpa vostra, da domani, avremo un governo sempre più spostato a destra». «Adesso sarebbe colpa nostra?», sorride amaro Martino. «È tutta colpa dello streaming», sintetizza l’interlocutore. E della poca chiarezza manifestata al segretario Pd dimissionario Pierluigi Bersani dagli esponenti M5s sulle proprie intenzioni di candidatura al Colle, argomenta. «Se vuole le spiego una cosa – risponde il cappellaio matto – Grillo nemmeno lo voleva Rodotà».