Gli anni Sessanta e Settanta, il rock, la protesta. Quattro film proiettati allArena Argentina di Catania scelti per raccontare le molte vite del rock e di alcuni dei suoi protagonisti (e che protagonisti!): Joe Strummer dei Clash, Bob Dylan, i Rolling Stones, i Beatles. Sullo sfondo, la rivoluzione culturale di quegli anni
Rock&Movies, quattro film per quattro miti
La breve ma intensa parabola autodistruttiva del punk rock. Il viaggio attraverso i generi musicali del menestrello di Duluth. Le provocazioni delle leggendarie pietre rotolanti. Le eterne canzoni del gruppo più famoso di Gesù Cristo. Quattro registi, per la gioia dei cinefili e dei musicofili, hanno deciso di portare sullo schermo le vite e le opere di Joe Strummer, Bob Dylan, Rolling Stones e Beatles. Per rendere omaggio ai loro idoli ma non solo. Per portare sullo schermo ciò che essi hanno rappresentato nellimmaginario collettivo, diventando miti, icone, simboli di un passato degno di essere celebrato anche dal cinema.
The future is unwritten di Julien Temple, Im not there di Todd Haynes, Shine a light di Martin Scorsese e Across the universe di Julie Taymor sono i film che lArena Argentina, in collaborazione con i Circuiti Culturali, ha scelto per la rassegna Rock&Movies, inaugurata il 6 giugno al cinema allaperto di via Vanasco.
Latmosfera intimistica del falò, tanto amata da Joe lo strimpellatore quando era in vita, ma anche video domestici, materiali darchivio, fotografie e vignette dello stesso Strummer, sono gli espedienti scelti da Temple per far raccontare ad amici, parenti, colleghi e conoscenti (tra cui Bono Vox, Johnny Depp, Mick Jagger, Steve Buscemi e molti altri illustri ospiti) lascesa e la caduta dei Clash, il gruppo punk inglese che nella Londra delle occupazioni e del Winter of Discontent fu capace di rivoluzionare il rock facendosi portavoce della protesta. Linno politico di White Riot, linvito di London Calling, la provocazione di I fougth the law, sono solo alcuni dei pezzi scelti per il film per rappresentare la battaglia ideologica dei guerriglieri londinesi. Strummer ne emerge come un artista sempre coerente col messaggio punk, che si schierò contro il divismo perfino quando la celebrità dei Clash si estese dal vecchio al nuovo continente. Ma Il futuro non è scritto, presentato al Sundance Film Festival e selezionato al Dublin FF del 2007, non parla solo di Joe Strummer. Il film offre un profilo affascinante e impietoso del periodo punk come momento culturale, oltre che musicale, completando una sorta di trilogia che Temple aveva intrapreso con i due precedenti docu-film sui Sex Pistols, La grande truffa del rocknroll, del 1980 e Sex Pistols Oscenità e Furore, del 1999.
Insolita ed evocativa, frammentata e psichedelica, la narrazione di Io non sono qui presenta, attraverso sei diverse interpretazioni, sei aspetti della vita artistica e privata di Bob Dylan. Profeta o poeta, cantastorie, contestatore, anticonformista, folle, genio, la caleidoscopica figura di Bob Dylan ha attraversato la storia del 900 dagli anni Sessanta fino ai giorni nostri, dando voce alla protesta, al disagio, alla solitudine, alle illusioni e alle utopie di diverse generazioni. Le tante storie esistenziali di Dylan, vere, possibili, presunte, costituiscono una lettura del tutto personale e forse volutamente parziale che sfugge dalle regole tradizionali del biopic. Come se Haynes volesse dirci: Il vero Dylan è in tante cose, è ed è stato molte cose, la sua essenza non la si afferra mai del tutto e quando pensi di averla colta non è qui. Anche la scelta musicale dal repertorio dellartista è piuttosto insolita. Ad esempio non si sente Blowin in the wind e Knockin on heavens door risuona solo durante i titoli di coda. Un omaggio a uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, figura chiave del movimento pacifista, che con le sue canzoni ha affrontato temi politici, sociali, filosofici, letterari e che ha attraversato folk, country, blues, gospel, rock, rockabilly, jazz, swing, musica popolare inglese, scozzese e irlandese sempre con disinvoltura.
E che succede invece quando un grande regista vuole a tutti i costi filmare un gruppo immortale, deciso a calcare il palco finché lultima luce è accesa? Nel 2007 i Rolling Stones raggiungono il record per la tournèe con maggiori incassi di tutti i tempi. Così Martin Scorsese decide di immortalarli durante le due date al Beacon Theatre di New York, alternando al concerto estratti di interviste fatte al gruppo nel corso degli anni e scene dal backstage del film. Certo Scorsese è riuscito a raccontare un mito con la maestria e la precisione che lo caratterizzano: il montaggio veloce rimanda continuamente lo spettatore tra il pubblico e il palco; emozionanti i primissimi piani sui sorrisi e gli ammiccamenti di chi la sa lunga, avendo contribuito a dar vita al rocknroll, e ora si lascia celebrare; divertente la scelta di far sovrastare la città dalla linguaccia nella scena finale. I trasgressivi Rolling Stones, a sessantanni suonati, ripropongono le loro memorabili canzoni (Jumpin Jack Flash, Simphaty for the Devil, Brown Sugar, Satisfaction ) con lenergia di sempre. Come se non fossero soddisfatti e ci provassero ancora e ancora e ancora.
Meno realistico ma di certo non meno celebrativo, Across the universe non è un film sui Beatles ma un film raccontato dai Beatles attraverso 33 loro canzoni. È un musical visionario, psichedelico e ironico su unepopea sociale, musicale e culturale. Julie Taymor racconta una storia damore scegliendo i Beatles come ispiratori, con le loro canzoni, delle vicende dei giovani che hanno vissuto quel periodo. Revolution, I want to hold your hand, Helter Skelter, Hold me tight, Black Bird, Strawberry fields forever, interpretate dagli attori del film (tra cui i camei di Bono Vox e Joe Cocker) ci trascinano in un vorticoso mondo colorato e fantasioso, dove però non manca il coinvolgimento politico e la protesta contro la guerra del Vietnam.
Quattro film che ci presentano un rock ormai lontano eppure sempre emozionante, che è cronaca sociale e metafora dattualità, critico verso il paradigma dominante, controcultura positiva che dà voce ai poveri e ai diseredati (Bob Dylan), agli incazzati (The Clash), ma che sa essere anche provocazione, lusso, fama e luccichio (The Rolling Stones) e che può essere anche tutte queste cose insieme (The Beatles).