Il consuntivo 2016 della partecipata registra dati incoraggianti dopo un ventennio. Merito della riduzione dei costi e dell'aumento dei ruoli riscossi. Eppure l'assemblea regionale ha deciso di chiuderla. «Una scelta paradossale, in realtà hanno voluto liquidare me», attacca l'ex amministratore Fiumefreddo
Riscossione, analisi bilancio: in utile e più tributi Dopo 21 anni dati positivi, ma l’Ars l’ha liquidata
«Come si fa a mettere in liquidazione una società che, per la prima volta negli ultimi decenni, chiude il bilancio con quasi tre milioni di utili?». Da agosto Antonio Fiumefreddo pone questa domanda. Da quando cioè l’Ars ha deciso di chiudere l’esperienza di Riscossione Sicilia, la partecipata della Regione di cui fino a una settimana fa l’avvocato etneo è stato amministratore unico. Ovvero prima di presentare le dimissioni, con una nota in cui ha ringraziato Rosario Crocetta per la fiducia ricevuta e ha attaccato quei partiti che a più riprese non gli avrebbero garantito la possibilità di operare in «serenità e sicurezza». Ora quel quesito viene rafforzato dai numeri messi nero su bianco nel bilancio del 2016, che MeridioNews ha visionato: rispetto all’anno precedente crescono i tributi riscossi (30 milioni di euro in più, pari a un aumento del sette per cento), e il quadro economico segna un utile di 2,7 milioni di euro.
Quella tra Fiumefreddo e i deputati regionali è stata una disputa che, in questi anni, ha visto alzare i toni e attirato anche l’attenzione delle tv nazionali. A volere mettere la parola fine alla società che nell’Isola si occupa di fare le veci di Equitalia è stata proprio la politica regionale. Una decisione che Fiumefreddo ha interpretato come una ritorsione personale. «Come altro dovrei interpretarla – commenta -. Abbiamo chiuso l’esercizio 2016 in positivo. Definire paradossale la scelta dell’Ars è il minimo che si possa fare».
Voluto da Crocetta alla guida della partecipata, dopo che per ben due volte negli ultimi cinque anni il presidente della Regione è stato costretto a ritirare la designazione ad assessore, Fiumefreddo rivendica i risultati ottenuti soprattutto nell’ultima parte del proprio mandato. «Avevo annunciato che mi sarei dimesso dopo le elezioni, per una questione di stile e nonostante il mio incarico scadesse nel 2019 – sottolinea – ma ho voluto anticipare i tempi, perché continuare in questo clima non aveva senso. Però una cosa la voglio dire: sono riuscito a fare funzionare una società che da 21 anni chiudeva i bilanci in perdita».
E in effetti, scorrendo l’ultimo bilancio di Riscossione Sicilia, viene da pensare che la messa in liquidazione della società sia stata una volontà esplicitamente politica, in quanto i conti nell’ultimo anno avevano registrato una boccata d’ossigeno da cui poter pensare di costruire un percorso virtuoso. A partire dall’aumento del sette per cento rispetto al 2015 a livello regionale della riscossione sui ruoli, con un picco registrato in provincia di Enna (+37,6%) e ottimi risultati anche a Caltanissetta (+11,9%) e Ragusa (+10,1%). In totale la crescita della riscossione sui ruoli è stata di oltre 30 milioni di euro. A livello di enti a beneficiarne di più è stato l’Erario (+11,1%) il settore della previdenza (+7,8%), mentre rispetto al 2015 sono leggermente calati i tributi riscossi per i Comuni (-1,8%).
A consentire un miglioramento dei conti è stata poi la maggiore volontà ad aggredire i morosi. La legge, infatti, prevede che a rimborsare le spese sostenute per procedure come i fermi amministrativi, espropriazioni e iscrizioni ipotecarie siano gli stessi contribuenti. Ciò ha permesso di ottenere ricavi per circa 34 milioni di euro, con un aumento rispetto al 2015 di quasi undici milioni di euro. «Non abbiamo fatto altro che fare rispettare la legge – commenta Fiumefreddo -. In passato in Sicilia accadeva che ci si fermasse alla comunicazione di una cartella esattoriale, attendendo che fosse il contribuente a farsi avanti a pagare. Ciò chiaramente nella maggior parte dei casi non accadeva, mentre aggredendo il patrimonio la risposta è senz’altro più pronta. Tra l’altro – sottolinea – parliamo di una voce che fa riferimento quasi nella sua totalità a morosi per almeno mezzo milione di euro, quindi grandi evasori».
Tra i risultati rivendicati dall’avvocato anche la riduzione dei costi, con un risparmio complessivo di circa un milione e 300mila euro rispetto al 2015. Cifra derivante dai tagli alle spese per il personale e una migliore gestione dei fitti. «Vado orgoglioso del lavoro fatto per la Sicilia – afferma Fiumefreddo -. Mentre bisognerebbe chiedersi in quale direzione abbia operato l’Ars votando la liquidazione. Un esempio? Hanno previsto la reintroduzione del consiglio di amministrazione, in contrasto con quanto prevede la legge Madia e sorvolando sul fatto che il mio compenso era di 30mila euro lordi mentre il cda costerà quattro volte di più».