«O rimuovono il contenzioso con Riscossione Sicilia o decadono dalla loro carica». La nuova sfida dell’avvocato Antonio Fiumefreddo, presidente della partecipata della Regione che ha il compito di riscuotere le tasse, è rivolta a sindaci, assessori e consiglieri comunali. Non tutti, ma quelli che, come spiega il legale, «hanno contenziosi in corso con la giurisdizione ordinaria, quindi anche di tipo tributario. La legge – sottolinea – dice che questa condizione li rende incompatibili con la loro carica». Riscossione Sicilia – come ha anticipato Repubblica Palermo – ha preso in esame nove capoluoghi di provincia: circa 500 amministratori, 157 hanno contenzioso aperto. «Cioè casi in cui il sindaco, o il consigliere si sono rivolti a un giudice di pace perché ritenevano che non fosse giusto pagare una determinata contestazione. Tra questi ci sono sei sindaci», conferma il presidente della società, compresi il catanese Enzo Bianco e il palermitano Leoluca Orlando.
Fiumefreddo non entra nel merito delle dispute. «Ci sono posizioni risibili e altre ben sostanziose», afferma. In totale si parla comunque, «di diverse decine di milioni di euro». Di cui la fetta principale, circa dieci milioni di euro, riguarda gli amministratori di Palermo, Catania, Messina e Siracusa. «Un tempo avere un contenzioso con la giurisdizione ordinaria era motivo di ineleggibilità, adesso si parla di incompatibilità – continua Fiumefreddo -. Lo spirito della norma mira a sanare una situazione di conflitto nel momento in cui il ricorrente assume una posizione di preminenza amministrativa. Bisogna decidere: o si ricopre la carica, o si prosegue nel contenzioso». Al momento delle elezioni, i candidati devono auto certificare l’assenza di incompatibilità. «La legge è chiara e mi chiedo come si sia potuto far finta di nulla, forse i sindaci e i consiglieri eletti non la conoscevano».
L’8 febbraio Riscossione Sicilia ha inviato le lettere ai 157 amministratori, chiedendo di fare chiarezza entro trenta giorni. «Scaduto questo termine – precisa l’avvocato – comunicheremo i nomi alle Prefetture, al ministero dell’Interno e all’assessorato regionale agli Enti locali, spetterà a loro far scattare le eventuali procedure per la decadenza dalla carica». «Nessuno vuole fare lo sceriffo – conclude Fiumefreddo -, ma le istituzioni dovrebbero dare il buono esempio, se non lo fanno i cittadini devono sapere che nessuno è intoccabile».
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