Settimana dedicata a Pierre-Joseph Proudhon. "La proprietà è un furto!", la sua frase più celebre
Riprende il Progetto Teatro/Anarchia Rivoluzione
Dopo gli appuntamenti di dicembre 2004, riprende, con la settimana dedicata a Pierre-Joseph Proudhon, il progetto Teatro/Anarchia rivoluzione.
Per una drammaturgia del pensiero, promosso dal Gruppo Iarba e dal Cts Centro Teatrale Siciliano e dal Corso di laurea in Sciente storiche e politiche della Facoltà di Scienze Politiche.
Giovedì 13 gennaio alle ore 21 a Catania, presso Camera Teatro Studio di viale Mario Rapisardi 443 sarà proposto lo spettacolo
La proprietà è un furto! pagine scelte di Pierre-Joseph Proudhon
riduzione e drammaturgia Nino Romeo con Graziana Maniscalco
La proprietà è un furto: è certamente la frase più nota di Proudhon, spesso ripetuta come un assioma, in maniera apodittica. Ma per Proudhon non è così: il suo Che cos’è la proprietà?, scritto nel 1840 in forma di tesi per l’Accademia di Besançon, nasce innanziatutto dall’esigenza di apportare argomentazioni -filosofiche, storiche, antropologiche, psicologiche, economiche- che dimostrino la falsità delle tesi su cui poggia il diritto di proprietà; le ragioni dell’eguaglianza vengono così stornate dalla sfera del discorso morale, già ampiamente praticato dai socialisti umanitari -o liberali umanitari, per dirla con Stirner-, per essere trasferite sul terreno della ragione positiva.
La fiducia di Proudhon nel progresso e nella scienza, inoltre, gli fa ritenere che uguaglianza e libertà siano conquiste necessarie dell’umanità; l’utopia sociale si salda con la storia e si allontana definitivamente dai vagheggiamenti di un primordiale stato di natura.
La consequenzialità delle argomentazioni -in questa come in gran parte delle sue opere- che si rinnovano e si inseguono nella costante ricerca di un “metodo” logico nel quale consitere, non fa perdere a Proudhon alcune costanti della sua esposizione: l’Autore è sanguigno, passionale, polemico, orgoglioso dell’originalità delle “scoperte” e dell’impianto del suo pensiero; un pensiero che pare scritto per essere “detto”; condizione che amplifica la teatralizzabilità della sua opera.
Nello spettacolo che presenteremo, oltre a seguire il percorso argomentativo di Che cos’è la proprietà? proporremo significativi brani tratti da: La giustizia nella rivoluzione e nella chiesa, Il principio federativo, La capacità politica delle classi operaie, Le confessioni di un rivoluzionario.
Nino Romeo
Giovedì 13 gennaio alle ore 10 a Catania, presso l’Aula Magna di Scienze Politiche di via Vittorio Emanuele 49
PIERRE-JOSEPH PROUDHON
a cura di Enzo Sciacca, Università di Catania
con un contributo di Natale Musarra, Rivista Storica dell’Anarchismo
Pierre-Joseph Proudhon nasce a Besançon, in Francia, nel 1809. Figlio di un bottaio, autodidatta, acquista notorietà nel 1840 con Che cos’è la proprietà? libro che fa scandalo per la sua definizione della proprietà come un furto. La produzione successiva, che testimonia di una grande ma talvolta confusa prolificità intellettuale, lo colloca tra i maggiori teorici del socialismo.
Nel 1848 partecipa alla “rivoluzione di febbraio”, da cui si distacca per le sue critiche al giacobinismo e allo Stato raccolte ne Le confessioni di un rivoluzionario (1849) e ne Idea generale della rivoluzione nel XIX secolo (1851), principali opere del suo “periodo critico” o anarchico, composte in carcere, dove sconta una pena di tre anni per reato di stampa. Con La filosofia del progresso (1853) inizia il “periodo positivo” o di costruzione del pensiero proudhoniano che avrà i suoi capisaldi ne La Giustizia nella rivoluzione e nella chiesa (1858), in Del principio federativo (1863) e ne La capacità politica delle classi operaie (uscito postumo, lo stesso anno della morte, il 1865).
Un unico filo conduttore, precisatosi nel tempo, abbraccia l’intera opera di Proudhon: è la dialettica degli opposti o delle antinomie che, non risolvendosi in una sintesi come nella dialettica hegeliana (che Proudhon ha cercato inizialmente di adottare), egli propone di ricondurre a un punto di equilibrio (balance). Ciò gli permette di sfumare le opposizioni radicali fra concetti quali ad esempio autorità e libertà, e di reintrodurre lo Stato -sebbene in una accezione federalista e intimamente libertaria- nella sua visione politica.
Enzo Sciacca insegna storia delle dottrine politiche all’Università di Catania. L’interesse per Proudhon, che risale agli anni della sua formazione universitaria, l’ha accompagnato a lungo anche nella sua attività di docente. Allo scrittore francese ha dedicato studi, relazioni a convegni e raccolte di testi. Tra tutti ricordiamo la pregevole comunicazione L’Attualità di Proudhon, letta al convegno su “Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo” promosso dalla Fondazione Einaudi (Torino, 5-7 dicembre 1969), e l’Introduzione a Pierre-Joseph Proudhon, Per il socialismo, C.U.E.M., Catania 1993. Attualmente si occupa di pensiero politico e istituzioni nelle società mediterranee.
Natale Musarra è redattore della “Rivista Storica dell’Anarchismo”, per la quale ha pubblicato saggi, schede e recensioni concernenti la storia dell’anarchismo, con particolare riferimento all’anarchismo siciliano. È attualmente membro del comitato di redazione del Dizionario biografico degli anarchici italiani. Da anni ha in corso uno studio sulle società segrete bakuniniane, i cui risultati provvisori ha illustrato in convegni e conferenze. Nella sua relazione confronterà alcuni testi poco noti del Bakunin del 1864 con brani tratti principalmente dalle Confessioni di un rivoluzionario e dalla Giustizia nella rivoluzione e nella chiesa.
Si comunica che la relazione su Proudhon a cura di Daniel Colson dell’Università di Saint Étienne, prevista per il 12 gennaio, è rinviata a lunedì 24 gennaio alle ore 10, Aula Magna di Scienze Polititiche
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