Rinnovabili, Nicastri conferma di avere incontrato Siri Legale: «Pranzo con Arata ma quando non era senatore»

L’incontro tra Armando Siri e Vito Nicastri c’è stato, ma in un periodo in cui il primo non era parlamentare. E, dunque, non poteva influire in qualsiasi modo nella discussione e approvazione di emendamenti e leggi dello Stato. Il dubbio sui contatti tra l’attuale senatore della Lega e l’imprenditore alcamese si è sciolto questa mattina nel corso dell’incidente probatorio richiesto dalla procura di Roma. Siri si è dimesso dal ruolo di sottosegretario ai Trasporti, dopo il coinvolgimento nell’inchiesta sulle rinnovabili. La stessa indagine che riguarda anche Nicastri: l’imprenditore alcamese è accusato di essere il prestanome di Matteo Messina Denaro e di avere continuato a cercare di speculare sull’energia verde con la complicità dell’ex deputato di Forza Italia Paolo Arata, si è sciolto questa mattina nel corso dell’incidente probatorio chiesto dalla procura di Roma. 

A parlare davanti ai magistrati e ai legali degli indagati sono stati sia Vito Nicastri che il figlio Manlio, anche lui coinvolto. Stando alla versione dell’imprenditore alcamese, tra il 2016 e il 2017 sarebbe avvenuto un incontro a Roma alla presenza di Siri. Nicastri, che tre anni prima aveva subito la confisca del patrimonio, si sarebbe trovato nella Capitale insieme ad Arata, quando a quest’ultimo sarebbe arrivata una telefonata. Dall’altro capo del telefono ci sarebbe stato proprio il politico leghista. «L’incontro per il mio assistito è avvenuto, a pranzo, ma parliamo di un’epoca che nulla ha a che vedere con i fatti al centro dell’inchiesta», dichiara a MeridioNews il legale di Nicastri Sebastiano Dara. 

Al centro dell’esame di oggi, in cui non sono mancati i momenti di tensione e numerose opposizioni degli avvocati, c’è stata anche la questione legata alla presunta tangente da 30mila euro a cui Paolo Arata avrebbe pensato per fluidificare i rapporti con Siri. Il senatore sarebbe stato l’uomo su cui l’ex deputato di Forza Italia e socio di Nicastri avrebbe puntato per perorare gli interessi imprenditoriali legati agli impianti di biometano, mini-eolico e fotovoltaico che il duo voleva realizzare in Sicilia. Sulla presunta mazzetta, però, le dichiarazioni sono state più vaghe. Per i Nicastri, infatti, più che di una promessa, si sarebbe trattato di un proposito, di cui il senatore Armando Siri non è detto fosse a conoscenza. 

«Durante l’incidente probatorio è emerso in modo inconfutabile non solo che non c’è stata dazione, ma neanche offerta – ha commentato l’avvocato Fabio Pinelli, che difende Siri -. Faccio presente, in ogni modo, che l’eventuale offerta sarebbe stata respinta da Siri. Ma sia Vito Nicastri sia suo figlio Manlio hanno detto che nessuna offerta è stata fatta. Manlio, e lo ha spiegato oggi in aula, ha inteso le parole di Arata come un’intenzione di cui si era ripromesso lo stesso ex deputato di Forza Italia. L’offerta però avrebbe dovuto essere fatta dopo l’approvazione dell’emendamento. Cosa che non è avvenuta». Il riferimento dell’avvocato Pinelli va al fatto che, nonostante l’impegno di Siri nel cercare di inserire gli emendamenti sulle rinnovabili voluti da Arata, i provvedimenti non hanno mai visto la luce. Pinelli nei giorni scorsi aveva già negato la ricostruzione dell’incontro con Nicastri. Versione confermata anche oggi. L’ipotesi di una conoscenza diretta nasce dall’intercettazione in cui Arata, rivolgendosi al figlio di Nicastri, dice: «Armando questo… l’ha conosciuto anche tuo papà è venuto a pranzo anche a casa mia…»


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