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Rincari ai biglietti dei treni dopo che la Regione aveva annunciato riduzioni. «Errore di comunicazione?»

Cinquanta centesimi in più da aggiungere a un biglietto che di suo costava già 10,60 euro. Si tratta di una delle sorprese che hanno trovato con il nuovo anno i pendolari siciliani che utilizzano il treno per spostarsi da un lato all’altro dell’Isola. Un rincaro, pari al 5 per cento, che riguarda biglietti e abbonamenti in tutte le tratte gestite da Trenitalia. «Controllo con attenzione il prezzo del biglietto a ogni inizio anno. Lo faccio perché coincide con il periodo in cui normalmente si registrano sempre degli aumenti», racconta a MeridioNews un pendolare che viaggia sulla tratta Caltanissetta-Catania, con il biglietto che ha quindi superato gli 11 euro. «Tra l’altro penso che sia davvero eccessivo, senza considerare i costi, dovere impiegare 2 ore e trenta minuti per coprire i 100 chilometri di questo percorso». Dietro quello che può sembrare uno dei tanti aumenti si nasconde in realtà più di un nodo. Il primo è a livello comunicativo e rimanda a una nota ufficiale della Regione datata 21 dicembre 2023. A pochi giorni dalla fine dell’anno il presidente Renato Schifani e l’assessore alla Infrastrutture Alessandro Aricò annunciavano la firma del nuovo contratto di servizio con Trenitialia. Sigla sui documenti che sarebbe coincisa non solo con un’offerta migliore, in termini di servizi, ma anche con delle novità per il costo dei biglietti che «subirà una riduzione del 5 per cento e resterà invariato per i prossimi 4 anni», spiegavano nella nota.

La Regione annunciava costi minori ma a conti fatti da gennaio sono scattati gli aumenti per biglietti e abbonamenti. Com’è possibile? Per provare a trovare una risposta bisogna fare riferimento ai contratti di servizio. Quello nuovo, con scadenza 2033, avrebbe dovuto mettere definitivamente in archivio il vecchio datato 2017-2026. Lo stesso che prevedeva un aumento, da gennaio 2024, del 10 per cento per i biglietti e gli abbonamenti. «La domanda ci sorge spontanea – spiega a MeridioNews Giosuè Malaponti, presidente del Comitato pendolari siciliani – se l’aumento del 10 per cento era previsto da gennaio 2024 nel vecchio contratto, che cessa di esistere il 31 dicembre 2023, come mai viene riportato, decurtato ed inserito nel sottoscrivendo contratto di servizio 2024-2033?».

«Non è stato spiegato che quel cinque per cento era comunque un aumento», inferiore rispetto al 10 per cento inizialmente previsto, ma di un rincaro si tratta. «Non ho idea se possa trattarsi di un errore di comunicazione in stile Ferragnez da parte della Regione», aggiunge il presidente. Sui biglietti c’è anche la questione legata alla finanziaria del 2023. «In merito alle nostre pressanti richieste la Regione aveva istituito un capitolo nella finanziaria 2023 con risorse per 3,6 milioni di euro finalizzati alla sterilizzazione dell’aumento dei biglietti e degli abbonamenti del 10 per cento non dovuto per l’anno 2023. Che fine hanno fatto i 3,6 milioni di euro considerato che non è stato azzerato l’aumento di biglietti e abbonamenti non dovuto per l’anno 2023?».


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