La prima settimana e' passata a vuoto: non siamo riusciti a sapere quanto costa al comune questo scherzetto. Ma non molliamo
Rimborsi: perché gli uffici del Consiglio comunale di Palermo ritardano a fornire i dati?
LA PRIMA SETTIMANA E’ PASSATA A VUOTO: NON SIAMO RIUSCITI A SAPERE QUANTO COSTA AL COMUNE QUESTO SCHERZETTO. MA NON MOLLIAMO
Due settimane or sono il nostro giornale ha pubblicato la notizia (non nuova, in verità) relativa ai rimborsi che i Comuni devono alle imprese presso le quali sono impiegati i loro consiglieri. Per approfondire l’argomento, che si presta alle necessarie verifiche sullanzianità di servizio dei consiglieri comunali presso le loro rispettive aziende, abbiamo tentato di interpellare gli organi dirigenti del Consiglio comunale di Palermo.
Ci sembra doveroso informare i cittadini palermitani sul costo di questi rimborsi. Indicando, con nomi e cognomi, i consiglieri comunali ai quali, indirettamente, il Comune paga lo stipendio (la legge prevede che il Comune rimborsa le Aziende che hanno pagato lo stipendio ai consiglieri che, per impegni istituzionali, non possono recarsi al lavoro).
Che fare per avere questi dati, che sono pubblici, visto che si tratta di denaro pubblico? Prima abbiamo cercato il contatto con il presidente del Consiglio comunale, dottor Salvatore Orlando. Il quale ci ha dirottato presso il presidente vicario, della stessa assemblea di Sala delle Lapidi, avvocato Nadia Spallitta. Quest’ultima, correttamente, ci ha informato che non dispone di queste notizie che sono, invece, a conoscenza degli uffici di segreteria del Consiglio comunale e, a sua volta, ci ha suggerito di consultare a tale proposito il funzionario dirigente della Segreteria del Consiglio comunale, dottore Rera. Abbiamo ripetutamente chiamato ai suoi numeri, ma inutilmente, poiché a quei numeri non risponde mai nessuno.
Queste difficoltà di comunicazione poterebbero essere facilmente superate se queste notizie, per ragioni di ‘trasparenza’, fossero rese pubbliche attraverso il sito ufficiale dell’Amministrazione comunale. Così, purtroppo, non è. Sembra incredibile, ma il Comune di Palermo nasconde i nomi delle aziende che usufruiscono dei rimborsi, visto che pagano vuoto per pieno i consiglieri comunali. E nasconde anche gli importi.
La nostra curiosità non ha fini scandalistici. E motivata dal fatto che i consiglieri comunali, oltre a percepire lo stipendio che le loro aziende regolarmente continuano a corrispondere in quanto rimborsate dal Comune (se non fosse così non si spiegherebbe la ragione del rimborso), percepiscono anche le indennità che loro competono per lo svolgimento dellattività politico-amministrativa.
Pertanto, finiscono con il percepire una doppia retribuzione: una per un’attività realmente svolta presso il Consiglio comunale e l’altra per un lavoro che sono abilitati dalla legge regionale a non svolgere. E poiché siamo in periodo di spending review ci sembra un buon motivo per verificare intanto quanto si porta a casa, ogni mese, un consigliere comunale che cumula il doppio stipendio. Siamo dei rompicoglioni? Pazienza!
Il fatto è che questi fondi provengono dalle tasche dei cittadini palermitani attraverso i vari balzelli: Tares, Imu, Service-tass, o in qualsiasi altro modo. Ma sempre di soldi delle tasche dei cittadini si tratta.
Democrazia – diceva lo scrittore Corrado Alvaro – significa anche sapere che cosa cè nelle tasche, e non soltanto nelle teste, di quelli che ci governano. E a questo precetto democratico che noi ci rifacciamo. Nonostante le difficoltà incontrate finora, non ci fermiamo, perché riteniamo che le nostre curiosità abbiano un fondamento meritevole.
Insisteremo con il funzionario competente finché non avremo acquisito le notizie che interessano noi e la pubblica opinione. Né vale in questo caso alcuna ragione di violazione della privacy, in quanto si tratta di spesa di denaro pubblico che non può essere coperta da nessuna motivazione di natura privatistica. In ogni caso, vi terremo informati sull’andamento di questa ricerca.