Dovrebbe arrivare domani il via libera definitivo al progetto del rigassificatore di Priolo. La giunta regionale, infatti, affronterà la questione nel corso della seduta prevista in mattinata, e i bookmakers dicono che il nulla osta è ormai scontato. Andrà in scena così l’enennesima farsa del governo regionale che da un alto proclama di volere difendere la Sicilia dai tentativi di colonizzazione selvaggia, dall’altra concede autorizzazioni al migliore offerente. Alla faccia della protezione dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Anche in questo caso, come in quello relativo al rigassificatore di Porto Empedocle, si tratta di una scelta a dir poco discutibile. In provincia di Agrigento l’impianto dell’Enel dovrebbe sorgere a meno di un chilometro dalla Valle dei Templi. Il che significa che, in caso di incidente (gli impianti sono ad alto rischio secondo la direttiva di Seveso), l’area, che è patrimonio mondiale dell’Unesco, potrebbe andare in frantumi. Linksicilia vi ha raccontato di questo caso in questo articolo (I sepocri imbiancati del Fai e dell’Unesco) e, in maniera più approfondita, in questo dossier.
Nel caso di Priolo, invece, si parla di un territorio ad alto rischio sismico e già pesantamente danneggiato dalla chimica. Questo significa che, alla prima scossa d terremoto, l’enorme contenitore di gas che è il rigassificatore potrebbe esplodere e, con effetto domino, coinvolgere tutti gli impianti industriali presenti nell’area.
Oltre al danno c’è anche la beffa. Proprio il partito del governatore, Raffaele Lombardo, infatti, aveva promosso un referendum sull’impianto siracusano. La vittoria dei “no” è stata schiacciante. Ma come già nel caso di Porto Empedocle, Lombardo, ignorando la volontà popolare, avrebbe cambiato idea.
La cosa scandalosa è che non è il solo. Su questo impianto che vogliono costruire Erg e Shell c’è un accordo trasversale che include il Pd ( sempre più incline agli affari e sempre meno interessato all’etica e alla coerenza) e i sindacati, pronti a vendersi per un piatto di lenticchie (non sono più di 50 i posti di lavoro che si creerebbero a fronte di un rischio titanico).
L’unico che, almeno in questo, mostra ancora un po’ di coerenza è Fabio Granata, vice coordinatore nazionale di Fli: “Non posso che confermare una posizione che abbiamo preso tanto tempo fa – ha detto -. Desideriamo comprendere perché molti hanno cambiato idea sulla realizzazione dell’impianto. Mi riferisco a molti settori del Partito democratico e allo stesso presidente della Regione, Lombardo. Politici che oggi sono schierati a favore del rigassificatore, nonostante due referendum popolari che hanno ampiamente dimostrato la posizione contraria dalle popolazioni residenti. Referendum ignorati dai vertici regionali e da quel ministro dell’Ambiente siracusano per fortuna dimesso”.
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