Delle 18 società che avrebbero dovuto sostituire gli Ato, solo una (la Kalat di Caltagirone) è operativa. Intanto i debiti dei vecchi enti continuano a essere pagati dai cittadini, mentre il tasso crescita della differenziata è sotto l'1 per cento. Il governo nazionale nel giro di qualche settimana nominerà una figura non siciliana
Rifiuti: Sicilia ferma, Roma manda un commissario Saranno le Srr a individuare i siti dei 6 inceneritori
L’anno nero dei rifiuti siciliani non si è ancora concluso. Nell’aria circola, annunciata e pronta a concretizzarsi nel giro di qualche settimana, l’ipotesi della nomina di un commissario da Roma sui rifiuti. Dovrebbe essere una figura esterna alla Sicilia e al governo regionale, gradito all’area renziana che fa capo a Davide Faraone, nell’auspicio che possa incrociare virtuosamente quanto il governo regionale, tra errori, limiti ed ipotesi di soluzioni, sta portando avanti con fatica e senza grandi esiti.
Per quanto riguarda la governance, la legge 9 del 2010 ha previsto 18 Società di regolamentazione dei rifiuti in sostituzione delle vecchie 27 società di gestione (Ato) da porre in liquidazione. Il problema è che quasi tutte le Srr sono state costituite nell’estate del 2013, quindi in ritardo, rendendo spesso necessario l’invio di commissari ad acta della Regione. Molti comuni hanno posto in essere omissioni e ritardi, spesso anche colposi, con il risultato che sono stati commissariati quasi in 200.
Dal 2013 a oggi le Srr hanno eletto i propri organi societari. Soltanto una, la Kalat di Caltagirone (più altri 14 comuni), è pienamente operativa, nel senso che ha avuto approvato Piano d’Ambito e dotazione organica e ha bandito la gara per l’affidamento del servizio, che sarà aggiudicata a giorni. Altre tre Srr hanno avuto approvato dalla Regione sia il Piano d’Ambito ed anche la dotazione organica e devono bandire le gare per il servizio. Accanto a queste, cinque Srr hanno assolto agli adempimenti previsti dalla normativa, ma la giunta ha chiesto approfondimenti. Per quanto riguarda la rimanente parte o non ha presentato nulla oppure è ancora in corso l’istruttoria presso gli uffici regionali.
In tutta la Sicilia ci sono sparsi 11mila lavoratori. Il reclutamento clientelare di ieri non può diventar peraltro una scusante per le soluzioni rigorose di razionalizzazione da trovare anche a costo di dispiacere territori, sindacati e classe politica locale. Una modalità di gestione efficace e razionalizzata del sistema tornerebbe utile peraltro anche in funzione delle risorse da spendere nei fondi della programmazione europea 2014-2020. Il Tasso di crescita della raccolta differenziata è sotto l’uno per cento, mentre la situazione debitoria degli Ato continua a gravare sulle spalle dei cittadini. Un cane che si morde la coda.
Per quanto riguarda invece la collocazione delle sei piattaforme integrate – che comprenderanno anche gli inceneritori voluti dal governo Renzi e sposati da quello Crocetta – annunciate dal governo regionale, saranno le stesse società di regolamentazione dei rifiuti che andranno ad individuare i siti nelle aree di Palermo, Catania, Gela, Messina, Agrigento ed Enna, tenendo conto del fatto che gli strumenti andranno posti in prossimità degli impianti che già separano la frazione secca da quella umida dei rifiuti. Questa sembra l’unica strada che il governo regionale ha intrapreso. I margini di scelta su come fare, diversamente dalle piattaforme integrate sono azzerati. Dal momento che non si possono creare nuove discariche, si può pensare solo di allungare la vita di quelle esistenti.