La titolare regionale all'Energia spiega perché l'Isola ha ancora bisogno dello stato d'emergenza. «I termovalorizzatori? Arrivano solo alla fine del ciclo dei rifiuti. Il problema è che il primo step è la differenziata. E quella ancora non decolla». Ma sottolinea alcuni segno d'inversione di tendenza
Rifiuti, per Contrafatto necessario un commissario «Portarli fuori da Sicilia? Escluso allo stato attuale»
«Se non verrà inviato un commissario straordinario, saranno guai. La situazione è grave». Non si nasconde dietro un dito la titolare regionale all’Energia e ai Servizi di pubblica utilità, Vania Contrafatto. «Abbiamo i livelli di differenziata più bassi d’Italia, così non si può andare avanti».
Come superare l’emergenza?
«Con la differenziata. È essenziale perché occorre aprire il ciclo del rifiuto. Vede, in questi mesi si è tanto parlato di termovalorizzatori, ma quelli arrivano alla fine, lì si chiude il ciclo dei rifiuti».
Insomma, il tasso di rifiuti differenziati resta ancora molto basso.
«Siamo a una media del 13 per cento su scala regionale, la più bassa del Paese. Abbiamo assolutamente bisogno di aumentare la differenziata».
C’è qualche timido segnale in questa direzione?
«Sì, si muove qualcosa. E crediamo che abbia influito anche l’introduzione dell’ecotassa (che è stata approvata ma entrerà in vigore dal 1 gennaio del 2017 ndr). Le percentuali di rifiuti differenziati sono salite notevolmente in diversi singoli Comuni, da Acireale a Isola delle Femmine. Ma la strada è ancora lunga».
Anche perché gli impianti di compostaggio non sono poi molti.
«Ma sono sufficienti. Bisogna distinguerli dai centri di compostaggio, quelli servono per lo smistamento. Gli impianti di compostaggio, invece, sono le strutture in cui si lavora il rifiuto organico, cioè gli scarti alimentari, per trasformarlo in compost».
Attualmente quanti impianti sono attivi in Sicilia?
«Ce ne sono alcuni gestiti da privati, che comunque in questo momento risultano sufficienti, viste le percentuali di rifiuti differenziati. Gli altri tre, a Ragusa, Vittoria e Bisacquino, sono stati definiti ma, come è noto, le gare per la gestione sono andate deserte, così sono finiti in stato d’abbandono e vandalizzati».
Tra i temi emersi negli ultimi giorni c’è anche quello del ricorso ai cementifici.
«Attenzione: nessuno vuole usare i cementifici per bruciare i rifiuti, il progetto è quello di una riconversione. Oggi questi impianti per funzionare utilizzano combustibili fossili, dopo la riconversione potrebbero proseguire il processo di combustione utilizzando il Css, il combustibile solido secondario. Fermo restando che continuerebbero a produrre cemento».
A proposito di Css, in Commissione Attività Produttive all’Ars si è parlato dell’impianto nella Valle del Mela. E sarebbe emerso che nel piano rifiuti regionale non è prevista la produzione di questo sottoprodotto del secco differenziato.
«Per produrre il Css bisogna inserire un altro macchinario nel processo di trattamento dei rifiuti, possiamo farlo. Sull’impianto nella Valle del Mela, però, ci tengo a precisare che non è di competenza della Regione, le valutazioni le deve fare il Ministero. Per questo ho preso parte alla prima audizione, mentre le altre le ho disertate, mi pare che continuare a rimestare l’acqua nel mortaio sia demagogico. Più di una volta il deputato Formica ha minacciato di incatenarsi davanti l’impianto, ma io non posso intervenire in alcun modo su quella vicenda».
Se il commissariamento da Roma non dovesse arrivare, come risolverete? I rifiuti saranno mandati fuori dalla Sicilia?
«No, allo stato attuale, senza alcuna differenziazione, non si possono trasportare. Eventualmente dovremmo prima differenziarli e coi nostri impianti potremmo trattare circa tremila tonnellate di rifiuti al giorno. Consideri che ne produciamo circa 6.200 tonnellate. Insomma, la strada è ancora lunga».