Rifiuti: mega-discarica a Centuripe, il progetto di Oikos Esperto: «Anacronistica, contro le direttive di Musumeci»

Un mega impianto capace di accogliere un quarto dei rifiuti prodotti in Sicilia, con la vasca più grande mai esistita nell’Isola, ma soprattutto un progetto che ha poco o nulla in comune con la linea politica seguita dal governo regionale. Si presenta così l’iniziativa di Oikos, la società di proprietà della famiglia Proto che ad agosto ha presentato agli uffici del Comune di Centuripe, in provincia di Enna, la proposta di realizzazione di una piattaforma per la valorizzazione dei rifiuti. Il sito scelto dagli imprenditori catanesi, che a Motta Sant’Anastasia gestiscono un’altra discussa discarica, ricade in contrada Muglia, a tre chilometri dal centro di Catenanuova, in una zona agricola. Circa 150 ettari acquistati in estate, per i quali i Proto sperano di ottenere una variante al piano regolatore

La zona in cui sorgerebbe l’impianto ricade in un’area di interesse archeologico, non distante da quella di Agira l’anno scorso al centro dell’attenzione per il progetto per un deposito di amianto. Per questo l’associazione SiciliAntica ha già reso nota la propria opposizione. «Già nel 2008 abbiamo messo in evidenza ricchezze come le tombe a tumulo di contrada Cuba e gli insediamenti preistorici e protostorici di Muglia Bassa e di Monte Pietraperciata, sulle quali la Soprintendenza avrebbe dovuto già da tempo apporre il vincolo, e che invece oggi si vorrebbe trasformare in pattumiera regionale», dichiara la presidente Simona Modeo. Dal canto suo, il soprintendente di Enna, Salvatore Gueli, conferma a MeridioNews di avere ricevuto l’istanza di Oikos. «Non è stato ancora rilasciato il parere, ci sono 180 giorni per farlo e rispetteremo le scadenze», commenta, aggiungendo che è da escludere qualsiasi possibilità che si arrivi al silenzio-assenso. 

Ma al di là del dibattito sempre aperto sulle potenzialità della Sicilia legate al patrimonio ambientale e culturale, a colpire scorrendo le oltre cento pagine di relazione tecnica, prodotte da Oikos insieme al Centro studi di ingegneria sanitaria ambientale, sono le caratteristiche dell’impianto. Il sito, infatti, potrebbe ricevere mille tonnellate al giorno di rifiuti che sarebbero oggetto di trattamento meccanico-biologico, utile a stabilizzare la frazione organica dell’indifferenziato, con una vasca da due milioni e 800mila metri cubi – quasi tre volte la settima in corso di realizzazione nella discarica palermitana di Bellolampo – e la possibilità di gestire 300 metri cubi al giorno di percolato. Il progetto, inoltre, prevede la costruzione di un impianto di compostaggio da 110 tonnellate quotidiane, e la possibilià di produrre combustibile solido secondario (Css). 

Tali cifre cozzano con le direttive che il governo Musumeci in questo primo anno di legislatura ha più volte descritto come pilastri di quel piano regionale che dovrebbe riformare il sistema dei rifiuti. Per il presidente, che a febbraio ha ricevuto i poteri commissariali derivanti dalla dichiarazione dello stato d’emergenza da parte del governo nazionale, la strada da percorrere è quella verso un’impiantistica tarata su scala provinciale, così da accorciare il ciclo del rifiuto: la spazzatura, dunque, andrà trattata a ridosso del luogo in cui viene prodotta. Per fare ciò ci sarà bisogno sì di costruire nuovi impianti, ma con dimensioni e parametri correlati al territorio servito. Ragionamento che non sembra coincidere con quello fatto da Oikos. «Le capacità inserite nella relazione sono pari a un quarto dei rifiuti prodotti nell’Isola e un terzo di quelli che finiscono in discarica – commenta Aurelio Angelini, tra coloro che in questi mesi stanno collaborando con Musumeci -. Possiamo dire che la proposta appare quantomeno anacronistica».

La causa di questo scollamento potrebbe essere rintracciata tra le premesse della relazione. Oikos, infatti, fa riferimento ai contenuti dell’ordinanza denominata 26/rif. Il documento, che risale al dicembre 2016, fu firmato dall’ex governatore Rosario Crocetta quando la Sicilia era alle prese con il pieno della crisi rifiuti e la differenziata ferma al 19,5 per cento. Uno scenario che rendeva pressoché impossibile ragionare concretamente sull’uscita dall’emergenza. Con quell’ordinanza, Crocetta stabiliva che nella discarica di Motta Sant’Anastasia sarebbe dovuta arrivare la frazione secca dell’indifferenziato sottoposto a tritovagliatura in altri impianti, nell’attesa che la società provvedesse autonomamente al processo di inertizzazione della frazione organica dei rifiuti. Ovvero che realizzasse un impianto di trattamento meccanico-biologico, così come quello pensato per Centuripe. «Si deve considerare che tale impianto costituisce la delocalizzazione dell’impianto già gestito da Oikos nella piattaforma sita nel comune di Motta Sant’Anastasia, prevista con l’ordinanza n. 26/rif», viene specificato nella relazione.

Oggi però, anche se le difficoltà e i passi falsi fin qui non sono mancati, le cose sono senz’altro cambiate. A partire dalla differenziata che ha superato la soglia del 30 per cento. «Le dimensioni dell’impianto proposto non sono coerenti con ciò che il governo regionale ha in mente – rimarca Angelini -. Parlando di Enna, per esempio, in estate ha aperto l’impianto di Cozzo Vuturo che ampiamente soddisfa le necessità della provincia». In effetti nel documento depositato dalla Oikos non si parla di servire l’Ennese, ma il resto della Sicilia orientale: oltre la provincia di Catania, anche «porzione ovest della provincia di Messina, la porzione Nord della provincia di Caltanissetta, la provincia di Siracusa per le quali non sono ancora programmi impianti, la provincia di Ragusa». Un approccio che chiama in causa anche i contenuti del piano che è stato redatto dalla Regione nel 2012 e approvato definitivamente quattro anni dopo, ma che, come detto, è destinatao a essere superato. 

E così mentre dagli uffici regionali al momento scrollano le spalle, facendo sapere di non sapere nulla del progetto, chi resta alla porta è il sindaco di Centuripe Elio Galvagno. «Non mi risulta si porterebbero qui rifiuti indifferenziati – dichiara il primo cittadino, anche se il trattamento meccanico-biologico serve proprio per la parte non differenziata -, comunque prima di dare giudizi voglio approfondire la questione. Ci affideremo a figure qualificate per valutare il progetto». L’apertura del sindaco segue logiche di natura economica: «Potrebbe portare benefici in termini occupazionali», continua Galvagno. Logiche che comunque il primo cittadino, che assicura che l’impianto non danneggerebbe zone con insediamenti archeologici, accantonerebbe nel caso emergessero rischi ambientali: «Se vogliono fare una gigantesca discarica, il tema neanche in consiglio comunale arriverà».


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