«Non ci sarà alcun passo avanti, né grande, né piccolo nel realizzare due inceneritori nella nostra regione». È netto il punto di vista di Legambiente Sicilia dopo la notizia di ieri del via libera da parte del governo regionale del nuovo piano sui rifiuti che prevede la realizzazione di due termovalorizzatori, uno a Palermo e uno a Catania. «Purtroppo, si tratta di una scelta sbagliata tecnologicamente e ambientalmente che pagheranno caro tutti i cittadini siciliani», afferma il presidente di Legambiente Sicilia Tommaso Castronovo.
Per il primo placet al nuovo piano rifiuti, il presidente della Regione Renato Schifani ha utilizzato i poteri di commissario per l’impiantistica relativa al trattamento dei rifiuti concessi da Roma. «Gli inceneritori, come le discariche – continuano da Legambiente – sono il grande buco nero in cui, oltre a bruciare i rifiuti, andranno definitivamente in fumo anche gli obiettivi di riciclo previsti dall’economia circolare e di decarbonizzazione per contrastare i cambiamenti climatici». Stando ai calcoli fatti dagli ambientalisti, infatti, «ogni tonnellata di rifiuti bruciata contribuirà a emettere circa una tonnellata di CO2. Per questo, gli inceneritori, dal 2028, saranno tassati per la produzione di emissioni di gas climalteranti». Una tassa che oggi è di quasi 80 euro per ogni tonnellata di CO2 prodotta, ma che sarà destinata a raddoppiare, «con buona pace – dichiara il presidente – di chi oggi vuole ingannare i siciliani facendo loro credere che con gli inceneritori si abbasserà la tassa sui rifiuti».
In questo nuovo piano, insomma, gli ambientalisti non vedono «nessun risparmio, nessun vantaggio per i siciliani, ma solo una grande truffa e un grande danno ambientale. Per uscire dalla criticità della gestione del ciclo dei rifiuti, mantenere le nostre città e le strade pulite e ridurre la tassa sui rifiuti – aggiungono da Legambiente – è necessario intraprendere davvero la strada dell’economia circolare, ma questo governo si volta dall’altra parte». Per gli ambientalisti, infatti, si dovrebbe cominciare dal potenziare e migliorare la raccolta differenziata, a partire dalle città più grandi: «Palermo e Catania – sottolineano – sono responsabili della produzione di quasi la metà dei rifiuti che vengono conferiti in discarica».
Di passi in avanti, però, se ne potrebbero fare. «Occorre introdurre la raccolta domiciliare monomateriale – suggeriscono gli ambientalisti – implementare il sistema con centri comunali di raccolta e centri del riuso e introdurre la tariffa puntuale per premiare i cittadini che producono meno rifiuti. Ma soprattutto – prosegue il comunicato – è necessario realizzare gli impianti veramente utili per liberarci dai rifiuti, ossia quelli a servizio della raccolta differenziata e del riciclo: impianti di biodigestione anaerobica per trattare l’organico e produrre compost e biogas, impianti per la selezione e valorizzazione dei rifiuti secchi differenziabili e dei Raee, per il riciclo dei pannolini e tessuti, per i pneumatici fuori uso, per gli oli vegetali esausti, per il legno».
«Purtroppo, per la realizzazione di questi impianti, non c’è la stessa accelerazione che si sta vedendo per gli inceneritori; anzi, al contrario, si continuano a porre ostacoli e ritardi che – concludono da Legambiente – già nel passato, hanno fatto perdere centinaia di milioni di euro dei fondi del Fesr 2014-2021 e che ora mettono a serio rischio i finanziamenti del Pnrr per oltre 300 milioni di euro per la realizzazione di quegli impianti e infrastrutture al servizio dell’economia circolare».
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