Rifiuti, le proposte di Legambiente contro l’emergenza «Differenziata? Si deve puntare a raccolta di qualità»

«Mi viene l’orticaria quando sento la parola emergenza. Appena 20 anni fa in Sicilia fu dichiarato il primo stato d’emergenza sui rifiuti, chiesto dall’allora presidente della Regione Angelo Capodicasa e firmato dall’allora ministra Rosa Russo Iervolino. Un’altra era, insomma». Per comprendere l’attualità della crisi di Bellolampo, il presidente di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna sceglie di partire da lontano. Lo fa all’interno dell’Ecofocus comunale dedicati ai rifiuti di Palermo, promosso dall’associazione ambientalista all’Ex Reale Fonderia, alla Cala.

L’iniziativa, che rientra nell’ambito del progetto Sicilia Munnizza Free, ha messo insieme tecnici ed esperti del settore provenienti da tutta Italia. Con l’obiettivo, come dichiarato da Tommaso Castronovo, di «liberare l’isola dai rifiuti e con la prospettiva dell’economia circolare». Prima degli obiettivi, però, arrivano i problemi attuali. Che si traducono in oltre 40mila tonnellate di rifiuti abbancati a Bellolampo, in un impianto Tmb che necessita di manutenzioni ordinarie e straordinarie, e in una raccolta differenziata che arranca a dieci anni dall’avvio. Per Zanna tutto parte dal superamento dello stato perenne dell’emergenza.

«I guasti di questo sistema li conosciamo – afferma  – Lo dicono numerose relazioni delle commissioni parlamentari che si sono occupate del tema, e che hanno accertato lo sperpero di risorse dovuti al conferimento dei rifiuti in discarica. Siamo molto soddisfatti che la commissione regionale antimafia abbia scelto di avviare un’indagine sui rifiuti, certo ci si poteva pensare prima. Soltanto da due anni le parole raccolta differenziata sono nell’uso corrente. Per gli scorsi 18 anni abbiamo invece parlato solo di inceneritori. L’altro giorno Cocina ha detto che senza Palermo, Messina e Catania la differenziata sarebbe a oltre il 50 per cento. Si parla sempre di percentuali ma non di qualità della raccolta».

Zanna fa poi notare che «nel capoluogo siciliano la differenziata riguarda ancora una minima parte della città. Ecco perché la nostra teoria è sempre la stessa, ovvero il motto rifiuti zero impianti mille. Il problema è che si conferiscono ancora troppi rifiuti in discarica. In Sicilia – continua – l’economia circolare consiste nella circolazione dei rifiuti lungo tutta l’Isola, come ci insegna Palermo. Solo 160mila abitanti  sono serviti dal porta a porta, e in tanti neanche lo fanno».

L’ingegnere Cristina Fusco, responsabile progettazione di AMSA Gruppo A2A, racconta il sistema di raccolta differenziata a Milano, illustrando quello che è a detta degli esperti uno dei migliori modelli in Italia. Inevitabilmente il ritorno alla cronaca palermitana, in questo modo, diventa più complicato. «Passiamo alla padella alla brace – sorride l’amministratore unico di Rap Giuseppe Norata – E’ difficile parlare di innovazione con la situazione attuale a Bellolampo. Però è giusto e doveroso provarci per una città come la nostra, che è sempre la quinta città d’Italia e con l’impianto pubblico di gestione dei rifiuti più grande del Sud d’Italia. Le analisi in contraddittorio continuano a darci ragione, quindi gli impianti privati non hanno motivi per non prendere i nostri rifiuti. Il nostro Tmb lavora male, è vero ma voglio ricordare che non è stato progettato da Rap ma consegnato dalla Regione. La prima evoluzione che ho voluto dare a Bellolampo è dotare la nostra discarica di un impianto di compostaggio. Io sono fissato con l’umido, d’altra parte sono stato io ad aprire a Castelbuono nel 2009 il primo impianto pubblico di compostaggio. E quello di Bellolampo ha lavorato così bene che i quantitativi sono andati esauriti a settembre».

La seconda parte dell’Ecofocus si concentra sugli aspetti politici legati alla gestione dei rifiuti. E Legambiente parte da un dato: la raccolta differenziata a Palermo è partita nel 2009. «Dobbiamo dirci la verità – introduce Domenico Fontana, responsabile Sud Legambiente – Ad oggi la Rap non ha i soldi neanche per fare bene la differenziata. Allora il Comune di Palermo deve indicare cosa ha intenzione di fare». A rispondere è l’assessore all’Ambiente Giusto Catania

«La prima cosa è fare bene la differenziata dove già si fa (al momento i dati indicano che si raggiunge in queste zone il 39 per cento) – dice l’esponente della giunta Orlando – Se si facesse bene la raccolta, il dato generale potrebbe aumentare del 10 per cento. Inoltre a Palermo cresce contemporaneamente la raccolta differenziata e quella indifferenziata. E non solo perché sono arrivati i turisti, ma perché la città è diventata attrattore di rifiuti dai Comuni limitrofi. Abbiamo poi anche un problema legato alla sensibilizzazione, che tocca a tutti, non solo al Comune. Chiediamo aiuto, insomma. Palermo non ha neanche la conformazione urbanistica per costruire ad esempio vani rifiuti, che sono invece diffusissimi a Milano. Per troppo tempo poi siamo stati abituati alle discariche. Io sono felice se Bellolampo ha esaurito la sesta vasca. Perché così dovremo fare di necessità virtù. O c’è un investimento serio su Palermo o non se ne esce, non si può lasciare lo sforzo economico solo al Comune di Palermo e alla sua municipalizzata. Propongo di usare tutti i 30 milioni di euro che dovremmo utilizzare per trasportare i rifiuti altrove, facendo arricchire i privati, sulla raccolta differenziata».

Infine un dato su tutti, che l’assessore cita per invitare a una riflessione collettiva. «Dall’1 maggio al 30 settembre Rap ha raccolto 45mila pezzi di ingombranti – afferma Catania – Un dato forse unico al mondo. Non è solo un problema di inciviltà, io per esempio la vecchia che butta un materasso ancora non l’ho vista. Qui dietro c’è un’organizzazione, che punta al boicottaggio della differenziata. Basta guardare che i famosi materassi che si trovano ovunque in città sono disposti in modo tale anche da rallentare la circolazione delle auto. Mi pare un chiaro segnale».


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