L'indagine sui centri oli di Viggiano e sul Tempa Rossa coinvolge un pezzo di Sicilia. Tra cui Gianluca Gemelli, commissario di Confindustria Siracusa. Ai domiciliari anche Vincenzo Lisandrelli, responsabile sicurezza a Gela. Intanto ieri sera si è dimessa la responsabile allo Sviluppo economico del governo Renzi
Rifiuti Eni, siciliano il compagno dell’ex ministra Guidi Avrebbe sfruttato relazione per avere vantaggi su gare
C’è anche un pezzo di Sicilia nella clamorosa indagine che ha portato all’arresto di cinque tra funzionari e dipendenti dell’Eni per le attività del centro oli di Viggiano, in provincia di Potenza. Il nome più chiacchierato è certamente quello di Gianluca Gemelli, imprenditore di Augusta e compagno della dimissionaria ministra dello sviluppo economico Federica Guidi, nonché da dicembre 2015 commissario di Confindustria Siracusa. L’imprenditore è indagato in concorso per i reati di corruzione e traffico di influenze illecite.
A Gela invece i carabinieri hanno condotto ai domiciliari Vincenzo Lisandrelli, 33 anni, ingegnere originario di Civitavecchia e da un anno responsabile di sicurezza e ambiente al centro direzionale Eni della città del golfo. Le accuse anche in questo caso si riferiscono alle attività svolte presso lo stabilimento lucano.
Una maxi inchiesta, quella eseguita ieri dai militari del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Potenza e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, con 37 persone indagate in merito al traffico e allo smaltimento dei rifiuti prodotti nel centro oli di Viggiano. Lo stabilimento in cui viene trattato il petrolio estratto nella Val D’Agri. «Il tema è sempre quello – ha detto in conferenza stampa il procuratore della Direzione nazionale antimafia Alfredo Roberti -. Questi sono reati che per comodità chiamiamo di ecomafie: in realtà sono reati di impresa che vedono le imprese al centro quando decidono di lucrare risparmiando sui costi di smaltimento dei rifiuti».
La Dna è da sempre attenta ai fenomeni di inquinamento ambientale, tanto da prevedere un’apposita sezione. «Tutte le indagini – ha aggiunto Roberti – sono state svolte in contraddittorio con i tecnici dell’Eni, nella piena trasparenza, nella totale completezza. È in corso anche un’indagine epidemiologica per verificare gli eventuali effetti sulla salute di queste re-iniezioni illecite di prodotti di risulta delle attività estrattive». Un rischio in più, insomma, per i dipendenti Eni di Gela che nei mesi scorsi sono stati trasferiti proprio presso lo stabilimento lucano, così come numerosi sono gli operai dell’indotto che hanno lavorato in quegli impianti in attesa della riconversione locale.
Non c’è però solo il cane a sei zampe a tremare per gli esiti di un’inchiesta che potrebbe squassare i rapporti tra multinazionale energetica e il governo. Le indagini infatti si concentrano anche sulla costruzione di un altro centro oli, il Tempa Rossa, questa volta di proprietà della Total. Con la multinazionale francese che ha stabilito la possibilità di estrarre 50mila barili al giorno di petrolio e 230mila metri cubi di gas. Ed è proprio in questo progetto che subentra Giancarlo Gemelli. Secondo gli inquirenti l’imprenditore avrebbe sfruttato la relazione di convivenza con la ministra allo Sviluppo economico, dimessasi ieri sera, per ottenere le qualifiche necessarie per partecipare alle gare di progettazione ed esecuzione dei lavori per l’impianto estrattivo di Tempa Rossa.
Gianluca Gemelli e Federica Guidi si sono conosciuti presso Confindustria Giovani: lui in qualità di vicepresidente dei Giovani Imprenditori (e prima presidente a Siracusa) e lei di presidente nazionale del movimento. Da parte sua Gemelli aveva già un matrimonio alle spalle, e presso l’azienda dell’ex suocero, Giuliano Ricciardi, a lungo tra i principali imprenditori del metalemaccanico a Siracusa, aveva cominciato a muovere i primi passi nel settore della metalmeccanica. Per poi occuparsi di ingegneria e management nei settori energia, oil e gas ed estrattivo, bonifiche ambientali e fotovoltaico. Proprio l’esperto di rinnovabili Alberto Bellini, già intervistato da Meridionews sul referendum del 17 aprile, in una nota su Facebook scrive che «da ottobre 2014 i ricercatori di Energia per l’Italia chiedono un confronto di merito con il governo sulle strategie energetiche, e non hanno ricevuto neppure una risposta di cortesia. Mi auguro – commenta Bellini – che non emerga che altri attori, al contrario, avessero percorsi preferenziali».