Il sentire comune vuole che smaltire la spazzatura fuori dai confini regionali sarebbe una prassi troppo onerosa per i Comuni. Alla Regione c'è chi, lontano dai microfoni, è convinto che non è detto sia così. Intanto una serie di imprese si è fatta avanti
Rifiuti, ecco le imprese disposte a portarli fuori Vecchi e nuovi nomi. L’attenzione rivolta ai costi
Ci sono nomi noti, specialmente in Sicilia, e altri che nell’isola non hanno mai lavorato e che si sono fatti avanti per la prima volta. A un mese e mezzo dalla pubblicazione della manifestazione d’interesse da parte della Regione, per capire quanto costerebbe spedire i rifiuti fuori dall’isola, è stata resta nota la lista delle aziende che si sono dette interessate. Già questa è una notizia, considerato che qualche anno fa un esperimento di questo tipo era stato fatto ma era stato pressoché subito archiviato per la mancanza di risposte dal mercato. Adesso i pretendenti non mancano così come l’esigenza di valutare in maniera seria una possibilità che potrebbe allungare la vita delle discariche siciliane, in attesa che l’impiantistica pubblica su cui il governo Musumeci venga realizzata ed entri in funzione. Al centro di tutto c’è la necessità di sopperire alla prossima chiusura della discarica di Lentini, gestita dagli amministratori giudiziari dopo l’indagine che ha portato a processo gli imprenditori della Sicula Trasporti Antonello e Salvatore Leonardi. Lì, infatti, va a finire la spazzatura di circa 150 Comuni della Sicilia.
Tra chi si è detto interessato alla gestione straordinaria dei rifiuti c’è la stessa Sicula Trsaporti, che ha risposto all’appello lanciato dalla Srr Messina Area Metropolitana. In questa vicenda, non sono mancate le sovrapposizioni tra gli enti territoriali che si occupano della pianificazione del settore e l’assessorato regionale. Sulla Gazzetta ufficiale europea, per esempio, stando a quanto risulta a MeridioNews, sono finite le singole manifestazioni d’interesse pubblicate dalle Srr, e non quella organica della Regione. La quale a sua volta a fine aprile ha diffidato le Srr per la pigrizia con cui si sono mosse nella ricerca.
A ogni modo risposte ne sono arrivate: tra queste ci sono le imprese siciliane Dusty – di recente protagonista di una mezza polemica con la Srr Catania Area Metropolitana per il modo in cui è stata organizzata la gara settennale per la raccolta dei rifiuti nel capoluogo etneo – Progitec, Rubbino, Irecon, Puccia, Tech Servizi e D’Angelo. Quest’ultima, nei mesi scorsi, è stata oggetto di un provvedimento della Regione in merito alle autorizzazioni relative all’impianto gestito ad Alcamo. La Tech Servizi, invece, nei mesi scorsi è finita in amministrazione giudiziaria in seguito a un’indagine della Dia e della guardia di finanza. Arrivano da fuori invece le proposte della bolognese Herambiente, che gestisce un termovalorizzatore a Ferrara, della milanese Enki, e della Ecosistem, società che gestisce una serie di impianti in provincia di Catanzaro. A dirsi interessata è stata anche la Renkaede AG, società che ha sede nel Liechtenstein.
Oltre ai nomi, in mano alla Regione ci sono anche delle previsioni di costi, mentre meno informazioni si hanno rispetto ai luoghi di conferimento dei rifiuti. A eccezione di chi ha fatto presente di avere impianti di proprietà, soltanto Irecon, Rubbino e D’Angelo hanno detto dove porterebbero la spazzatura indifferenziata. Le mete scelte sono nell’ordine Pordenone, Acerra (Napoli) e un impianto in Portogallo. Ma a interessare più di tutti è il tema dei costi. Il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, infatti, è sostenuto dai cittadini con la Tari. Su questo aspetto, già nei mesi scorsi non è mancato chi ha messo in guardia dall’ipotesi di un aumento della tassa. La situazione, però, pare essere meno definita di quello che si potrebbe pensare.
La voce su cui lo sguardo è maggiormente puntato è quella riguardante i costi di trasporto, considerato che il conferimento in discarica o altri siti, come i termovalorizzatori, seguono le leggi di mercato e non è detto che altrove costi meno che in Sicilia. Per il trasporto, invece, è chiaro che i percorsi da fare sarebbero più lunghi. Ma anche più costosi? Ecco, su questo punto, c’è chi alla Regione non sarebbe convinto che la risposta sia scontata. Guardando al prospetto pubblicato c’è chi propone, per esempio, costi di trasporto di 80 euro a tonnellate. Cifre che non sarebbero così tanto più esorbitanti se comparate alle spese che molti Comuni sono costretti ad affrontare per spostare i rifiuti da una parte all’altra della Sicilia e raggiungere così le discariche loro assegnate. Per la Regione, che comunque finora è sembrata più intenzionata a smistare i rifiuti che non andranno a Lentini nelle altre discariche dell’isola, sarebbe fondamentale trovare uno sbocco quantomeno per le città di Palermo e Catania. Ovvero i due anelli deboli del sistema, con poco meno di un milione di abitanti, tanta spazzatura prodotta e livelli di differenziata ancora lontani dalla sufficienza.
Adesso la palla passerà alle Srr. Ognuna di esse è chiamata a trarre le proprie valutazioni sulle cifre proposte, per poi, nel caso lo si ritenesse conveniente, indire gare a evidenza pubblica. Trattandosi infatti di una ricerca di mercato è escluso che si possa procedere ad affidare direttamente il servizio a una delle imprese che si è proposta. Ciò richiederà del tempo, ma potrebbe tornare utile nel medio termine. L’alternativa è aumentare lo stress delle altre discariche siciliane, riducendone la vita e, di conseguenza, mettere le basi su una nuova più grande emergenza.