Rifiuti, contratti a saltare per oltre cento operatori «Ci avevano promesso l’assunzione, ora la beffa»

«Ci hanno chiesto di fare i turni. Sa che significa? Che lavoriamo a turni di venti, trenta persone al mese. Cioè: io lavoro, poi sto fermo per due mesi, e poi lavoro di nuovo». I lavoratori precari della raccolta dei rifiuti nel Comune di Catania oggi sono scesi in piazza Duomo. Se la sono presa con sindaco, assessori, sindacati e datori di lavoro: con tutti gli interlocutori con i quali, in questi mesi, hanno avuto a che fare. Sono sotto contratto con Sen.Eco., il raggruppamento d’imprese che mette insieme le ditte Senesi ed Ecocar, vincitrici del mini-bando da undici milioni per l’igiene urbana nel territorio etneo. «Siamo circa un centinaio – dice Antonio Zuccarello, 62 anni, un passato in un’azienda di vigilanza e da tre impiegato nel settore della spazzatura catanese – Tutti precari, tutti in attesa di essere assunti come ci avevano promesso. Invece prima abbiamo subito una sostanziosa diminuzione del salario, adesso ci tocca anche la presa in giro di potere essere assunti a turno».

La vicenda riguarda il cosiddetto «bacino prefettizio»: una lista di 104 persone vittime di licenziamenti collettivi in aziende private o in partecipate comunali. Tutti lavoratori usciti dal mondo produttivo e inseriti in una lista realizzata alcuni anni fa in accordo tra l’amministrazione comunale e la prefettura di Catania. «Molte di queste persone hanno trovato impiego nel consorzio Ipi-Oikos, che già gestiva la raccolta della spazzatura in città, in sovrannumero rispetto al numero di operai previsti dal contratto», spiega Gaetano Agliozzo, di Funzione pubblica-Cgil. Negli anni trascorsi, però, le necessità dell’igiene urbana cittadina avevano permesso che lavorassero con una sostanziale continuità. Interrotta con la fine del mandato al consorzio e il subentro di Sen.Eco. con il bando ponte. «Perché quella procedura è stata realizzata con gli stessi criteri dell’appalto precedente – continua Agliozzo – Quindi questi cento lavoratori non erano inclusi».

A gennaio dello scorso anno, però, il sindaco di Catania Enzo Bianco convoca i dipendenti al salone Bellini di Palazzo degli elefanti, annunciando di avere trovato una soluzione per i loro contratti fino a marzo 2017 e precisando: «Continueremo a lavorare perché possiate tornare a pieno titolo nel mondo del lavoro. Quello che vi chiedo è soltanto di continuare a fare il vostro dovere per la città». «Noi lo abbiamo fatto – replica Zuccarello – Il nostro contratto è scaduto il 2 settembre e nei mesi precedenti abbiamo lavorato per poco più di 600 euro al mese. Quando prima riuscivamo a superare di poco i mille. Lo abbiamo accettato, con tutte le difficoltà del caso, con la questione dei contratti trimestrali a cui poi seguiva un mese di stop per riprendere il mese dopo ancora. E pure i sindacati non ci sono stati d’aiuto».

«L’azienda ha spiegato che non può tenerli tutti – precisa il sindacalista Agliozzo – Noi non abbiamo ancora fatto nessun accordo né firmato niente. Stiamo cercando una mediazione e aspettiamo un tavolo prefettizio». Una prima tranche di operai, poco più di una trentina, dovrebbe riprendere servizio l’11 settembre. Cioè due giorni prima della scadenza del termine per la presentazione delle offerte per la nuova gara d’appalto settennale da 319 milioni di euro. Come anticipato da MeridioNews, in quel periodo dovrebbe arrivare alla fine anche il primo periodo coperto dall’appalto ponte. Una coincidenza di date che lascia presagire un rinnovo a Sen.Eco. e almeno altri tre mesi e mezzo di interregno, in attesa che la vicenda munnizza si definisca. «Noi vorremmo chiaramente che vengano mantenuti i livelli occupazionali – conclude Gaetano Agliozzo – Ma questa è chiaramente una situazione emergenziale».


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La proposta è quella dei turni: una trentina di lavoratori impiegati ogni mese, a rotazione trimestrale. Tutto perché le risorse previste dal contratto con Sen.Eco., il raggruppamento d'imprese che mette insieme Senesi ed Ecocar, non permette il mantenimento dei contratti del cosiddetto «bacino prefettizio»

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