Rifiuti, che cosa c’è dietro gli incendi agli impianti Tra investimenti pubblici e fabbisogni dei territori

All’autocombustione non ci crede nessuno. Quando ancora i pompieri erano alle prese con il fuoco, trovare qualcuno che puntasse un centesimo sul fatto che l’incendio che, sabato scorso, ha praticamente distrutto l’impianto di trattamento meccanico-biologico a Trapani non fosse doloso era impresa ardua. Il rogo ha danneggiato il sito di contrada Belvedere gestito dalla Trapani Servizi, società pubblica che si occupa anche della discarica di contrada Borranea. Le fiamme sono divampate nel fine settimana, un fatto questo che in Sicilia è tutto fuorché una novità: scorrendo a ritroso le cronache si trovano diversi casi. «Una vicenda estremamente preoccupante e indicativa del clima che circonda l’impiantistica pubblica», l’ha definito il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, annunciando un servizio di vigilanza armata a Bellolampo, la discarica pubblica palermitana.

Messe da parte le coincidenze, resta l’esigenza di districarsi nel groviglio di sospetti che da sempre caratterizza il settore dei rifiuti. «Vengono incendiati gli impianti pubblici e prendono fuoco i rifiuti stoccati in impianti privati», ha scritto il presidente della commissione regionale che si occupa delle valutazioni di impatto ambientale, Aurelio Angelini, rispondendo ad Alberto Pierobon. L’assessore regionale ai Rifiuti si è detto infuriato e amareggiato dalla notizia dell’incendio e ha promesso di fare tutto il possibile per evitare ripercussioni sul territorio. Ma qual è il motivo di questi incendi? Per molti, la direzione verso cui guardare è quella che ha portato la giunta Musumeci a puntare sull’impiantistica pubblica. Un traguardo che richiede tempo e che non è chiaro se e come risentirà della riforma che lo stesso governo vorrebbe approvare, mettendo in soffitta le Srr – gli enti deputati alla pianificazione degli impianti nei territori – per dare vita a nuove autorità d’ambito, ma che sicuramente rappresenta una minaccia per gli interessi dei privati.

In attesa che gli organi inquirenti facciano il proprio, non resta che notare come l’incendio al Tmb di Trapani Servizi arrivi quando il progetto per la costruzione di una nuova vasca nella discarica pubblica di contrada Borranea ha compiuto passi importanti. In vista dei lavori, che rientrano tra quelli inseriti nell’ordinanza che seguì nel 2018 il riconoscimento da parte di Roma dello stato di emergenza, il dipartimento regionale guidato da Calogero Foti ha pubblicato, il giorno prima dell’incendio, un atto d’interpello rivolto al personale regionale per l’individuazione del direttore dei lavori. Il progetto, attualmente in fase di verifica, vale oltre 13 milioni di euro

Stando alle previsioni, con la nuova vasca e la parallela crescita della differenziata si dovrebbe soddisfare il fabbisogno della provincia. Adesso, però, bisognerà capire come i danni al Tmb incideranno nella fase di lavorazione dei rifiuti: il trattamento meccanico-biologico, infatti, separa la parte umida dalla parte secca della spazzatura, per poi concentrarsi sulla prima al fine di abbassare l’indice di putrescibilità. In altre parole, il rifiuto tal quale non può finire in discarica senza passare dal Tmb. 

Al fabbisogno di impianti del territorio ha fatto riferimento, nei mesi scorsi, la stessa commissione tecnica per le autorizzazioni ambientali per confermare il parere negativo alla realizzazione ad Alcamo di un impianto privato di produzione di biometano, che puntava a trattare tanto l’organico quanto la frazione umida dell’indifferenziato ma, a differenza di un Tmb, con l’obiettivo di ricavare energia da immettere nella rete nazionale. Il progetto è stato presentato, due anni fa, dalla Asja Ambiente. Importante realtà nel settore delle rinnovabili, con sede in Piemonte e fondata da Agostino Re Rebaudengo, che attualmente resta il principale azionista. Nelle intenzioni di Asja Ambiente c’era di sfruttare un’area adiacente a quella in cui si trova lo stabilimento di Vincenzo D’Angelo, la cui ditta ad Alcamo gestisce una piattaforma per la differenziazione dei rifiuti, che tre anni fa fu danneggiata da un violento incendio. Con D’Angelo – imputato nel processo per l’arrivo in Sicilia di 15mila tonnellate di rifiuti da Napoli – da tempo collabora la Ecoambiente Italia di Emanuele Caruso, arrestato nelle scorse settimane per le mazzette al funzionario della Rap a Bellolampo. Caruso nello stabilimento di D’Angelo gestisce un impianto che si occupa della fase di biostabilizzazione dei rifiuti.

L’interesse di Agostino Re Rebaudengo verso la Sicilia non è nuovo. L’attuale presidente di Elettricità Futura – associazione nata dall’integrazione tra AssoElettrica e AssoRinnovabili – tra il 2017 e il 2018 avrebbe trattato l’acquisizione dei progetti di Solgesta, la società dietro cui si sarebbero celati Vito Nicastri e l’ex parlamentare di Forza Italia e consulente della Lega Paolo Arata. «Ma visto che voi siete in Sicilia, conoscete bene il territorio, avete fatto questo percorso di sviluppo… perché non sviluppare insieme un progetto in provincia di Trapani?», avrebbe detto Re Rebaudengo (non indagato, ndr), stando alla ricostruzione di un terzo imprenditore ritenuto vicino a Nicastri e Arata. A quei tempi Solgesta puntava a ottenere le autorizzazioni per due impianti di biometano da realizzare a Francofonte, nel Siracusano, e a Calatafimi-Segesta, nel Trapanese.

«Sono in contatto con le istituzioni e le forze dell’ordine. Vogliamo andare fino in fondo – ha assicurato Pierobon, poco dopo la notizia del rogo di sabato – Senza tirare conclusioni affrettate, prendiamo atto che ancora una volta, nel fine settimana, si verifica un incendio in un impianto di rifiuti. Da tempo abbiamo posto attenzione su questi fenomeni raccogliendo dei dati che stiamo approfondendo. Una cosa è certa – ha concluso l’assessore – il governo Musumeci non arretrerà neanche un millimetro e andremo avanti con l’opera di riforma e riordino del settore».

Riceviamo e pubblichiamo dalla società Asja Ambiente Italia Spa

Spettabile Meridionews,
in merito all’articolo di Simone Olivelli da voi pubblicato il 31 agosto 2020, dal titolo “Rifiuti, che cosa c’è dietro gli incendi agli impianti. Tra investimenti pubblici e fabbisogni dei territori”, la presente per formulare alcune doverose precisazioni e inviare la presente rettifica ai sensi dell’art. 8 della Legge n. 47/1948 (Disposizioni sulla stampa).
L’articolo, dopo aver ripreso la notizia del rogo che ha interessato nei giorni scorsi l’impianto di TMB della società pubblica Trapani Servizi S.p.A., accosta ai fatti accaduti le attività e i progetti di Asja Ambiente Italia S.p.A. in Sicilia, nonché il nome del suo Presidente Agostino Re Rebaudengo, ipotizzando o lasciando intendere rapporti e trattative mai occorse, nonché utilizzando collegamenti suggestionanti peraltro errati e privi di fondamento.
In proposito, si chiarisce quanto segue:
– Asja Ambiente Italia S.p.A. è una società che dal 1995 produce energia rinnovabile, in particolare dalla valorizzazione del biogas da biomassa e rifiuti, realizzando e gestendo decine di impianti in Italia e all’estero, nella stragrande maggioranza dei casi con partenariati e collaborazioni stabili con varie amministrazioni pubbliche;
Asja Ambiente Italia S.p.A. non ha rapporti, né diretti né indiretti, con le attività svolte nell’ambito del TMB della società Trapani Servizi S.p.A., ed è totalmente estranea alla vicenda del rogo dell’impianto, per la quale peraltro esprime piena solidarietà alla società municipalizzata e al Comune di Trapani;
Asja Ambiente Italia S.p.A. ha sviluppato un progetto di un impianto di produzione di biometano da digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti urbani nel Comune di Alcamo. Il progetto prevede che, qualora siano rilasciate le autorizzazioni di legge, Asja Ambiente Italia S.p.A. acquisti la proprietà del terreno e si occupi in proprio e in esclusiva di tutte le attività di costruzione e gestione dell’impianto, non essendo prevista partnership con alcuna altra azienda del settore;
il progetto di Asja Ambiente Italia S.p.A. non prevede alcun collegamento con lo stabilimento esistente della società D’Angelo Vincenzo S.r.l.;
Asja Ambiente Italia S.p.A. non ha avuto e non ha rapporti di collaborazione con la società Eco Ambiente Italia S.r.l.;
Asja Ambiente Italia S.p.A. non ha mai trattato l’acquisizione dei progetti della società Solgesta S.r.l.;
il Presidente di Asja Ambiente Italia S.p.A., dott. Agostino Re Rebaudengo, non ha mai pronunciato la frase che l’articolo gli attribuisce con un virgolettato, peraltro in modo del tutto vago e approssimativo anche nella descrizione della circostanza.
Considerato quanto sopra, si chiede che Meridionews provveda, ai sensi dell’art. 8 della legge 47/1948 (Disposizioni sulla stampa), a pubblicare puntualmente e integralmente il testo della presente rettifica del contenuto dell’articolo.
Si resta ovviamente a disposizione per qualunque ulteriore chiarimento o confronto per il quale potrete contattare il nostro ufficio stampa.

Cordiali saluti.
Asja Ambiente Italia S.p.A.

Riceviamo e pubblichiamo dalla società D’Angelo Vincenzo srl

In merito all’articolo a firma di Simone Olivelli da voi pubblicato in data 31 Agosto 2020, recante il titolo Rifiuti, che cosa c’è dietro gli incendi agli impianti. Tra investimenti e fabbisogni dei territori, la presente al fine di formulare alcune doverose precisazioni e invitare la redazione ad effettuare le doverose rettifiche alle informazioni e circostanze rappresentate in merito al sig. D’Angelo Vincenzo ed alla ditta scrivente.
A tal fine, si chiarisce quanto segue:
– D’Angelo Vincenzo non risulta attualmente interessato da vicende giudiziarie legate alla violazione della normativa ambientale, né tantomeno “imputato” in alcun procedimento penale avente ad oggetto fattispecie riconducibili al T.U. sull’ambiente;
– D’Angelo Vincenzo non è imputato in seguito ad una vicenda giudiziaria legata “all’arrivo in Sicilia di 15 mila tonnellate di rifiuti”;
– in merito all’impianto di biostabilizzazione dei rifiuti attualmente presente presso il sito della ditta D’Angelo Vincenzo s.r.l., lo stesso non risulta gestito da Ecoambiente Italia di Caruso Emanuele, ma direttamente dalla società scrivente.


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