Rifiuti, a Trapani si paga la Tari più salata d’Italia Quattro capoluoghi in top 10. Pesano le discariche

La seconda regione d’Italia con la tariffa sui rifiuti più alta e ben quattro città tra le dieci più costose. Il dato arriva dal report dell’Osservatorio sui prezzi e le tariffe redatto da Cittadinanzattiva e descrive l’Isola come una terra non proprio economica, almeno per quanto riguarda la tassa sulla spazzatura. Nel 2018, infatti, in Sicilia la media è stata 399 euro, otto in più rispetto al 2017. A pagare di più sono stati soltanto i residenti della Campania, dove la Tari ha toccato i 422 euro. Guardando però all’aumento rispetto all’anno precedente, la Sicilia è quella che ha fatto registrare il terzo incremento più elevato (2,2%), dopo la Basilicata (13,5%) e l’Abruzzo (3,1%).

La ricerca è stata fatta prendendo come riferimento una famiglia di tre persone, con una casa di proprietà di cento metri quadrati. Fattori – il numero dei componenti del nucleo e l’estensione dell’immobile – che incidono nel calcolo della Tari, oltre alle aliquote decise dal Comune e a una componente provinciale del tributo, che può variare dall’uno al cinque per cento. 

Tornando ai numeri, la Sicilia vanta la città d’Italia con la tassa più alta: i trapanesi, infatti, nel 2018 si sono visti recapitare richieste per 571 euro, una cifra quasi raddoppiata rispetto al 2017. Nella top ten delle città con la Tari più costosa ci sono – all’ottavo, nono e decimo posto – Siracusa, Catania e Ragusa, dove la tariffa nell’anno in corso è stata di 442, 435 e 427 euro. Queste, invece, le tariffe negli altri capoluoghi siciliani: 421 euro ad Agrigento, 413 a Messina, a Enna 290, mentre a Caltanissetta si paga 288 euro. Quella nissena è la Tari più bassa per l’Isola ma comunque ben lontana da quella pagata a Belluno, dove la tariffa sui rifiuti è di 153 euro. 

Tali importi sono inevitabilmente legati ai costi affrontati dai Comuni per la gestione dei rifiuti. Servizi su cui, ancora oggi, pesano per larga parte i conferimenti in discarica che, in Sicilia, sono ancora perlopiù in mano ai privati. Anche se il governo Musumeci confida nel riuscire a realizzare impianti pubblici che quantomeno possano fare concorrenza e di conseguenza abbassare i costi. A riguardo sono indicativi non solo i dati relativi alla differenziata, che tra il 2017 e il 2018 ha registrato comunque una decisa crescita, ma anche quelli riguardanti la percentuale di territorio coperta dal porta a porta. Dal rapporto di Cittadinanzattiva, si scopre per esempio che nel 2017 soltanto il 3,4 per cento dei trapanesi ha potuto conferire i rifiuti differenziati usufruendo dei contenitori familiari o condominiali. 

Molto meglio la situazione a Ragusa, con una copertura della popolazione del 40,7 per cento, seguita da Palermo con il 22,2 e da Agrigento con il 19,3 per cento. A Catania, invece, il porta a porta l’anno scorso interessava solo il 14,4 per cento dei residenti. Numeri ancora più bassi a Messina (10,7%), mentre a Enna il servizio non risultava partito. Mancano, infine, i dati relativi a Siracusa e Caltanissetta. Percentuali e cifre che si sintetizzano nel dato riguardante il giudizio che gli abitanti danno dell’adeguatezza della tassa: l’87,1 per cento dei siciliani ritiene di pagare una Tari troppo elevata. 


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