È un coro unanime quello si è scagliato contro la bozza della nuova rete ospedaliera stilata per la Regione Siciliana, dall’assessora alla Salute Daniela Faraoni che, nell’ultima settimana, ha incontrato i sindaci delle nove province siciliane per discutere con loro di eventuali modifiche o aggiunzioni. Tutti ne chiedono il ritiro per effettuare una revisione profonda. […]
Il coro di richieste per il ritiro della bozza della nuova rete ospedaliera in Sicilia: «Colpo di grazia alla sanità»
È un coro unanime quello si è scagliato contro la bozza della nuova rete ospedaliera stilata per la Regione Siciliana, dall’assessora alla Salute Daniela Faraoni che, nell’ultima settimana, ha incontrato i sindaci delle nove province siciliane per discutere con loro di eventuali modifiche o aggiunzioni. Tutti ne chiedono il ritiro per effettuare una revisione profonda. Davanti al palazzo dei Normanni si è tenuta anche la seduta del Consiglio comunale di Gela che si è trasferita a Palermo per protestare contro il riordino della rete ospedaliera che prevede un taglio di 16 posti letto a Gela e 35 in provincia di Caltanissetta.
I sindacati
Al termine del confronto con i sindaci, l’assessora Faraoni ha convocato la conferenza di servizio con sindacati e università, ma il rigetto della bozza è stato immediato da parte della Cgil che ha denunciato la presenza di errori e lacune nel documento: «Un confronto pro forma su un documento già confezionato e che presenta un’impostazione sbagliata. Questo piano regionale della rete ospedaliera va sospeso e riscritto – sostiene la Cgil Sicilia – Non rispettando i parametri del Dm 77, cioè il decreto che detta modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale, si rischia l’impugnativa da parte dello Stato».
«Dalla quasi totalità dei sindaci giungono critiche – rilevano ancora i sindacalisti – In quali stanze e con quali soggetti si è redatto il piano visto che i direttori generali territoriali dichiarano che quelle non sono le loro proposte? E con quali obiettivi, visto che è evidente che non va incontro al bisogno di salute dei siciliani? Il governo deve fare un passo indietro e riscrivere il piano della rete ospedaliera dopo una consultazione vera con le parti sociali e i territori, per la condivisione di obiettivi e percorsi». Secondo la Cgil, infatti, la bozza è stata scritta con «una scarsa attenzione alle aree interne, nelle quali si riducono i posti letto».
Sulla stessa linea d’onda anche la Cisl che chiede l’istituzione di un tavolo permanente sul sistema sanitario dell’Isola: «Il tema della rete ospedaliera non è una semplice questione di numeri sui posti letto che aumentano o diminuiscono. Occorre avere chiaro il progetto complessivo che si vuole portare avanti e come si intende realizzarlo, perché è indispensabile garantire un servizio sanitario che riguardi il territorio e le strutture ospedaliere – hanno dichiarato il segretario generale della Cisl Sicilia Leonardo La Piana, il segretario generale della Cisl Fp Sicilia Daniele Passanisi e il segretario generale della Cisl Medici Sicilia Massimo De Natale – Non si può esprimere un giudizio compiuto ed esaustivo su quanto illustrato oggi dall’assessora Faraoni, perché il piano è limitato a una parte del sistema sanitario siciliano».
«La riorganizzazione della rete ospedaliera – dicono La Piana, Passanisi e De Natale – non può prescindere da un potenziamento reale della medicina del territorio, ancora di più in una realtà come quella siciliana, contraddistinta da numerose aree interne, in cui i servizi oggi sono ridotti all’osso, con carenza di struttura e di personale. Senza una rete territoriale efficiente – proseguono – non si risolve peraltro il problema del sovraffollamento delle aree di emergenza dei nosocomi e del sovraccarico per le strutture ospedaliere».
Lo studio di Italia Viva
«Il progetto di revisione della rete ospedaliera elaborato dall’assessora Faraoni, se attuato, otterrà un unico, paradossale risultato: dare il colpo di grazia a una sanità siciliana già agonizzante», ha dichiarato Davide Faraone, vice-presidente di Italia Viva, durante la conferenza stampa organizzata a Palermo per presentare il report stilato in merito dal centro studi Italia Viva. «Il responso dell’analisi effettuata dal nostro centro studi sugli effetti della bozza – spiega – lascia pochi spazi al dubbio. Grazie alla redistribuzione di letti escogitata da Faraoni, sei province su nove avranno un numero di letti inferiore alla media complessiva. Il risultato sarà un deficit di letti pari a 1840 posti. L’unica proposta che Italia Viva può fare è di azzerare tutto».
Due sono gli indicatori principali su cui si è concentrato lo studio: la capacità ricettiva delle strutture per ogni provincia e la situazione delle unità operative ad alta specializzazione. Secondo Italia Viva, dunque, a «essere penalizzate saranno principalmente le aree con un’alta percentuale di anziani e flussi turistici importanti come Agrigento. Caltanissetta ed Enna si troveranno al di sotto della soglia di sicurezza indicata dall’organizzazione mondale della sanità con 2,3 posti letto per ogni mille abitanti. La concentrazione di posti letto a Palermo, invece, risulterebbe inopportuna, con 4,1 posti letto per ogni mille abitanti, quindi +0,9 rispetto alla media nazionale».
Il centro studi Italia Viva, infatti, ha registrato un incremento dei posti letto soltanto nelle tre grandi aree metropolitane, per cui si andrebbe a 3,8 posti letto per mille abitanti a Catania (+0,6) e 3,5 posti letto per mille abitanti a Messina (+0,3), a discapito delle altre province che registrano invece una diminuzione dei posti letto per mille abitanti: Caltanissetta (-0,9), Agrigento (-0,7), Enna (0,8), Ragusa (-0,5), Trapani (-0,6) e Siracusa (0,5). Un’altra grave criticità rilevata dallo studio della bozza del piano ospedaliero regionale riguarda «la mancata integrazione tra la rete ospedaliera e la rete territoriale – scrivono nel report -, perché ad oggi sono state costruite soltanto due case di comunità su 146 che dovrebbero essere operative entro il 2026 ed è stato terminato soltanto un ospedale di comunità su 39 previsti dal piano del Pnrr». Alla luce dei dati emersi, Italia Viva chiede anch’essa il ritiro della bozza attuale che «crea disparità territoriali inaccettabili – concludono – ignora i dati demografici ed epidemiologici, minaccia le eccellenze specialistiche territoriali e presenta un grado di arbitrarietà insopportabile».