Ricerca europea su agricoltura a Ragusa e Siracusa «Serve programma di controllo su origine prodotti»

«Tantissimi produttori hanno lamentato la concorrenza sleale compiuta all’interno del comparto siciliano. Si parla spesso della concorrenza dei paesi nord africani, un problema serissimo, ma purtroppo si dimenticano i gravissimi danni fatti da alcuni pirati della realtà siciliana». Antonino Vaccaro sintetizza così un lavoro di ricerca portato avanti sul comparto dei pomodori di Ragusa e Siracusa: 200 operatori intervistati nell’ambito di un’indagine europea in merito ai problemi del settore agricolo. Vaccaro è direttore accademico del Center for Business in Society dello IESE Business School (Barcellona-New York-Monaco), la prima scuola al mondo nel ranking del Financial Times per Executive Education, cioè la formazione manageriale e imprenditoriale. Il gruppo di ricerca opera in Europa, Stati Uniti, Africa e America Latina. 

L’indagine è partita proprio dalla Sicilia, per poi risalire lo Stivale. Durante i mesi di luglio e agosto il gruppo di lavoro guidato da Vaccaro ha intervistato oltre 200 operatori del comparto agricolo di Ragusa e Siracusa. Il campione statistico comprendeva: coltivatori diretti, vivaisti, agronomi e tecnici di coltivazione, operatori della grande distribuzione organizzata, consumatori finali. Dalle interviste effettuate, il 93 per cento ha qualificato come «gravissimo ed urgentissimo» il problema del mercato nero di piantine di pomodoro riprodotte illegalmente. Il 95 per cento ha dato lo stesso livello di urgenza al problema delle importazioni di prodotti vegetali dal Nord Africa (spesso associate a sistemi di produzione nocivi e illegali in Europa). La quasi totalità del campione, il 99 per cento, concorda che è necessario lanciare un programma di controllo dell’origine e della qualità dei prodotti vegetali nella grande distribuzione per salvare il comparto di Ragusa e Siracusa.

Chi specula lo fa per aumentare i propri guadagni comprando sottocosto piantine di pomodoro illegali, create con sistemi di riproduzione vegetativa che sono illegali e pericolosi in termini fitosanitari. «Vorrei chiarire che sono tantissimi gli attori sociali danneggiati da queste attività – sottolinea Vaccaro -. I primi sono i consumatori che comprano inconsapevoli pomodori prodotti senza le garanzie fitosanitarie imposte dalla legge. Sono poi danneggiati i produttori onesti che si trovano davanti una concorrenza sleale nel mercato di casa. Sono danneggiati i vivaisti onesti, perché si trovano a dover lottare contro il mercato nero delle piante di pomodoro. E infine è danneggiato lo Stato Italiano perché gran parte di queste attività è svolta in nero».

Secondo il docente «per salvare il comparto del pomodoro di Ragusa e Siracusa, importatissimo per l’economia siciliana, dobbiamo aiutare i produttori onesti e salvaguardare i consumatori. Spero che le forze dell’ordine, la politica regionale e soprattutto la grande distribuzione organizzata possano aiutare a prendere le necessarie decisioni. Abbiamo bisogno di garantire la provenienza dei pomodori e più in generale dei prodotti vegetali che consumiamo tutti i giorni. Questo – conclude – è possibile, è un dovere civico per noi e sopratutto per i nostri figli».


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