Al secondo piano di Palazzo Beneventano, nel cuore di Catania, torna a illuminarsi la fiamma tricolore, simbolo del partito di Giorgio Almirante. L'ha riaccesa la pattuglia locale del partito di Giorgia Meloni, che ha preso in affitto l'appartamento già sede anche di Alleanza nazionale e del Fronte della Gioventù. Guarda le foto
Riapre in corso Sicilia la sede del Movimento sociale La affitta Fratelli d’Italia, era chiusa dai tempi del Pdl
Si respira nostalgia già dal piano di sotto. Chi sale le scale di Palazzo Beneventano per tornare a varcare la soglia della vecchia sede cittadina di Movimento sociale italiano e Alleanza nazionale quasi si commuove già qualche rampa prima, passando davanti alla porta d’ingresso della segreteria dell’indimenticato Benito Paolone. Dove tutto è rimasto com’era, compresi gli adesivi dell’ultima avventura da candidato alle Comunali di Catania, nel 2008, quando c’era già il Popolo della libertà. Al secondo piano, invece, le pareti imbiancate e i soffitti tirati a lucido dovrebbero segnare l’inizio di una nuova storia per la casa di sempre di missini e post-missini, riaperta dopo anni per diventare la sede dell’odierna reincarnazione della destra – il partito Fratelli d’Italia – che ambisce a diventare grande e forte come la destra del passato. Ma, all’ordine del giorno, per il gruppo di militanti che si è radunato in corso Sicilia a Catania, c’è un’altra speranza con maggiore priorità: che Nello Musumeci possa farcela, diventando così il primo presidente proveniente dalla destra nella storia della Regione Siciliana.
Non c’era quindi momento migliore del periodo elettorale per tagliare il nastro di un luogo del cuore per tanti esponenti e militanti catanesi. L’appartamento barocco che ospiterà le attività locali del partito di Giorgia Meloni rivede la luce dopo che, da quasi dieci anni, era stato di fatto abbandonato. Anche questo può considerarsi uno degli effetti collaterali della travagliata storia del Popolo della Libertà: quando An si scioglie formalmente, dopo la fusione con Forza Italia, i beni del partito erede dell’Msi – la cui fiamma tricolore ancora troneggia, di nuovo illuminata, sul balcone di corso Sicilia – sono confluiti nel patrimonio della Fondazione Alleanza Nazionale, oggi proprietaria della sede catanese.
Adesso la locale pattuglia di meloniani ha preso in affitto l’immobile, impegnandosi anche a ristrutturarlo. Accordo arrivato sia perché gli equilibri nel cda della fondazione – dove tutte le anime della vecchia An sono rappresentate – da qualche tempo sorridono di più a FdI, sia perché favorito da un partito che mantiene un trend di costante rafforzamento, sebbene le percentuali restino ancora lontanissime da quelle post svolta di Fiuggi. Anche sulle pareti, intanto, compaiono i concetti che la leader del partito tocca nel suo discorso a Catania: «La destra è un’idea, una visione del mondo che pre-esiste ai partiti, esula dai programmi e attraversa le generazioni». «Questa dovrà essere la dimora di tutti quelli che cercano valori di riferimento – scandisce Meloni – quei valori che in Italia non possono mancare».
Il buono stato di salute della destra italiana e siciliana potrebbe anche essere sancito dal ritorno al governo, almeno in Sicilia, in prima persona. «Abbiamo preso un impegno con lui – spiega infine Giorgia Meloni, rivolgendosi proprio a Musumeci che le sta accanto – di dargli un gruppo di deputati che rimarranno dalla stessa parte dall’inizio alla fine della legislatura, per questo abbiamo concordato con Musumeci un esponente di Fratelli d’Italia nella futura giunta». Affinché ciò si realizzi non basterà la riorganizzazione della destra sul territorio: servirà prima di tutto che la lista Nello Musumeci presidente, assemblata assieme al movimento Noi con Salvini, raggiunga il 5 per cento dei consensi alle elezioni del 5 novembre, riuscendo così ad eleggere propri rappresentanti all’Assemblea regionale siciliana.