La regione con più perdite idriche, turnazioni continue e una gestione ancora frammentata del settore. Non ci voleva l’estate del 2023 per scoprire com’è ridotta la rete idrica siciliana. Simbolo di un sistema estremamente datato, vulnerabile e che, con ogni probabilità, tornerà a presentare il conto dei disservizi a stretto giro. Sulla questione, la politica […]
Foto di Trenchlesspedia
Reti colabrodo, maxi progetto da 6 milioni di euro per ridurre le perdite e monitorare le condotte dell’acqua
La regione con più perdite idriche, turnazioni continue e una gestione ancora frammentata del settore. Non ci voleva l’estate del 2023 per scoprire com’è ridotta la rete idrica siciliana. Simbolo di un sistema estremamente datato, vulnerabile e che, con ogni probabilità, tornerà a presentare il conto dei disservizi a stretto giro. Sulla questione, la politica poco o nulla ha fatto se non lanciare proclami e rimediare magre figure. Clamorosa, alla fine del 2021 durante il governo del presidente Nello Musumeci, era sta la bocciatura di 32 progetti su 32, presentati nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) al ministero per l’Agricoltura. Andò un po’ meglio, qualche mese dopo, con l’ok a un progetto su cinque con l’esclusione di un piano da 40 milioni di euro presentato da Sidra per la digitalizzazione e il monitoraggio della propria rete.
Tra i progetti in cantiere, adesso, c’è un investimento da sei milioni di euro portato avanti da Acoset. Fondata nel 1911 con il nome commerciale di Consorzio acqua potabile del bosco etneo, la società si occupa di gestire il servizio idrico in diversi Comuni del versante sud-orientale dell’Etna e nel quartiere San Giovanni Galermo di Catania. Gli abitanti serviti sono circa 250mila – e, in passato, diversi utenti hanno lamentato l’arrivo di bollette pazze per i contatori letti in ritardo – a fronte di quasi duemila chilometri di condotte in un territorio di 738 chilometri quadrati. Oltre la metà di quello che verrà controllato dal futuro gestore unico d’ambito. Il progetto, finanziato con fondi del Pnrr, è suddiviso in tre lotti e ha come obiettivo primario la riduzione delle perdite lungo le condotte gestite dalla società. «La ricognizione completa – si legge nella relazione tecnica – consentirà la completa informatizzazione e distrettualizzazione della stessa». Per la sostituzione delle tubazioni, stando ai documenti del progetto, verrà applicata la tecnologia Trenchless che permette la posa o il recupero di condotte interrate senza ricorrere agli scavi a cielo aperto.
Secondo le indicazioni del progetto, ogni rete sarà dotata di «misuratori elettronici le cui letture saranno acquisite in tempo reale dal sistema». Sotto la lente d’ingrandimento ci sono alcune parti della rete che risalgono al secolo scorso e che si trovano in zone argillose che «necessitano di importanti interventi di manutenzione e sostituzione». La principale fonte di approvvigionamento idrico per la rete gestita da Acoset è quella dell’acquedotto Ciapparazzo e da una serie di pozzi di proprietà o in gestione: Sacro Cuore, Macrì, Piano Elisi, Saicop, Pulcino, Difesa, Muri Antichi, Sanfilippo, Rindone e Scuderi.
La gara d’appalto prevede l’aggiudicazione con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa per una durata del contratto stimata in due anni. Il termine per la presentazione delle offerte era fissato per l’1 agosto mentre il giorno successivo si è riunita la commissione presieduta dall’avvocato Sebastiano Magnano. Due le offerte pervenute, come messo nero su bianco nel verbale di gara, e altrettante quelle ammesse: Ekso, con sede a Ragusa, e un raggruppamento composto da Darf e Pipecare.