Reset, la protesta dei lavoratori «Orlando rispetti tutti gli accordi»

Ottenere il tempo pieno portando i contratti a 40 ore e ricevere l’adeguamento degli inquadramenti in base alle mansioni effettivamente svolte. Queste le principali richieste dei lavoratori della Reset, società del Comune di Palermo nata lo scorso anno dalle ceneri della Gesip. I circa 1600 lavoratori oggi sono tornati in piazza, con un sit-in di protesta a Villa Niscemi, per chiedere di essere ricevuti dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Al centro delle loro richieste, il rispetto degli accordi stipulati nel dicembre scorso che prevedono l’attuazione di misure per ottenere il tempo pieno e l’adeguamento dei livelli di inquadramento. I sindacati minacciano lo sciopero se non saranno ricevuti dal primo cittadino che, tuttavia, ha già annuciato di «volerli incontrare il prossimo 23 novembre».

La vicenda dei dipendenti Reset risale alla messa in liquidazione della Gesip: dopo due anni di cassa integrazione, alla fine dello scorso anno, Sala delle lapidi ha costituito una società consortile per erogare servizi strumentali al Comune. Inizialmente, per accelerare il passaggio, i lavoratori sono stati assunti alle stesse condizioni. A gennaio sono stati trasferiti i primi 950 e, a marzo, il secondo gruppo, circa 650, tutti con un contratto di 24 ore. Dal primo luglio sono passati a 30 ore ma con un inquadramento che penalizzava i dipendenti di livello superiore. «Nella fase di iniziale – spiega a MeridioNews Marianna Flauto segretario generale in Sicilia Uiltucs – si è deciso di spostare i livelli di inquadramento posseduti dai lavoratori verso il basso, compresi quelli apicali, perché l’azienda appena costituita non poteva garantire una trattamento economico diverso».

A fronte di uno stipendio identico per tutti, il riconoscimento del livello superiore viene garantito con una riduzione delle ore settimanali. «Questa soluzione  – ha proseguito – poteva esser accettata solo nella fase di avvio ma non a regime». Nell’accordo quadro siglato a dicembre, infatti, c’era l’impegno ad individuare soluzioni per ristabilire l’applicazione del contratto multiservizi, che prevede la classificazione in base ai livelli di inquadramento e il passaggio al full time. Una delle possibili soluzioni, che avrebbe dovuto garantire questo processo, è legato al numero di prepensionamenti delle partecipate del Comune.

«Sulla scorta dei prepensionamenti – spiega – si potrebbero stringere convenzioni con le singole partecipate, così come già accaduto con la Rap». Tra le altre cose, inoltre, il Comune si era impegnato a «destinar ulteriori risorse nel triennio 2016-18 ed entro il 31 ottobre il 2015 a individuare, durante un confronto, modi e tempi per realizzare tutto ciò. Ma queste misure non si sono ancora concretizzate». Per questo oggi i lavoratori chiedono il rispetto dell’accordo quadro e chiarezza sulle modalità e i tempi con cui rispettare gli impegni assunti. «L’obiettivo – ha aggiuto – è di portare i lavoratori a un rapporto regolare che riconosca il livello di inquadramento equivalente alla mansioni che svolgono e comunque a tempo pieno». 


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