«Emergenze abitative, università, servizi sociali e molto altro». Sono questi i problemi dei quali dovrebbe parlare il presidente del consiglio, in visita questa mattina a Catania. L'appuntamento era fissato per le 12, ma del premier ancora non c'è neanche l'ombra. Per colpa, pare, di un ritardo all'aeroporto. Guarda le foto
Renzi al teatro Bellini, i cittadini in protesta Striscioni «Catania non ti vuole» e «Ciaone»
«Renzi si comporta come un coniglio. Sta dimostrando di non sapere fare altro che scappare». Sono queste le parole di Erika Garozzo, esponente del centro sociale Liotru di Catania, che ha realizzato lo striscione esposto al teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania. Dove, alle 12, il premier Matteo Renzi era atteso in visita per firmare il Patto per la città. Lì, però, non si è ancora visto. Pare per un ritardo all’aeroporto. In piazza, nel frattempo, è cominciata un’accesa protesta. E da un palazzo vicino al teatro è stata esposta la scritta «Ciaone al centro storico», indirizzato all’amministrazione cittadina.
Il fronte del No a Renzi è composto da diverse anime della sinistra catanese. Accanto all’Anpi sfilano Catania bene comune, Sel, Red militant, il Pcdi e diversi collettivi studenteschi. Un cordone di polizia, intanto, regola l’accesso al teatro. Lì davanti anche il segretario del Partito democratico etneo Enzo Napoli: «Fa entrare alcuni dei suoi – denuncia Matteo Iannitti di Cbc – Che stanno facendo? Chi è del Pd entra e chi non lo è resta fuori? Perché?».
A questo si aggiunge il caos organizzativo. Sul quale, secondo alcuni, peserebbe l’ombra dell’intenzionalità. «Non c’è stato alcun anticipo – prosegue Garozzo – Nelle ultime 24 ore si sono verificate continue variazioni di programma, il presidente del consiglio non può permettersi contestazioni». Come quella partita già questa notte, con il manifesto «Renzi coniglio, Catania non ti vuole», affisso davanti al teatro e poi rimosso. «Queste passerelle politiche sono il male per la città, altro che salvezza», rincara la dose Iannitti.
La protesta, secondo Garozzo, vuole «inviare un messaggio forte» per mettere in luce i disagi di una città immersa in una «crisi a 360 gradi: dall’emergenza abitativa ai crolli nelle scuole». Senza contare «le condizioni delle università bastonate dalle nuove riforme». La lista dei problemi, però, non si esaurisce qui e c’entra anche il «rifiuto contro il Jobs act in una città che patisce profondamente le difficoltà lavorative». Per l’attivista, non c’è spazio a Catania per «passerelle politiche scollate dalla vita reale». Una frase che fa emergere la «necessità che qualcuno ascolti i bisogni concreti della gente». «Non nutriamo la speranza che il premier ci ascolti ma porteremo le nostre rivendicazioni per fare sentire la voce di Catania», aggiunge Erika Garozzo. Le possibilità di un confronto con Matteo Renzi, però, si assottigliano di fronte alla «città già militarizzata, reduce dalla visita di Angelino Alfano».