Il dipartimento all'Energia ha ritirato l'autorizzazione, dopo che la prefettura di Caltanissetta ha emanato un'interdittiva nei confronti della ditta di Daniele Correnti, imprenditore 53enne arrestato a luglio in un'operazione contro la famiglia mafiosa di Riesi
Regione revoca concessione per la cava di Butera Titolare accusato avere aiutato clan per estorsione
Dopo l’accusa di concorso in estorsione, nell’ambito di un’operazione antimafia contro la famiglia di Riesi, l’interdittiva antimafia e la conseguente revoca della concessione per lo sfruttamento della cava mineriaria. Questo il provvedimento notificato a Daniele Correnti, titolare di un’autorizzazione dal 2001 riguardante un sito ricadente nel territorio di Butera, in provincia di Caltanissetta.
A renderlo noto è stato oggi il dipartimento regionale all’Energia, che sottolinea come il provvedimento segua il protocollo di legalità sottoscritto dall’assessorato, annunciando al contempo di avere predisposto controlli a tappeto sulle oltre quattrocento cave regionali. «Al fine di verificare se le attività in corso sono basate su vendite o affitti già in possesso di soggetti comunque vicini ad associazioni mafiose», si legge in una nota della Regione.
Correnti, 53 anni, era stato posto ai domiciliari in seguito all’ordinanza di custodia cautelare siglata dal gip di Caltanissetta a inizio luglio nei confronti di altre 24 persone. Successivamente il tribunale del Riesame ha accolto la richiesta di remissione in libertà fatta dal proprio legale. «Correnti è accusato – dichiara a MeridioNews l’avvocato Vincenzo Vitello – di concorso in un’estorsione. Secondo i magistrati avrebbe segnalato, a un’impresa che si era aggiudicata dei lavori per la realizzazione di una strada, e che aveva avuto dei problemi in cantiere, le persone a cui rivolgersi per la cosiddetta messa a posto. Avrebbe insomma fatto da tramite». Ipotesi che però il legale sostiene presto sarà messa da parte. «Sono convinto che si andrà verso l’archiviazione», prosegue il difensore del 53enne.
Di pari passo con la difesa in sede penale, Vitello prossimamente presenterà ricorso contro l’interdittiva emessa dalla prefettura nissena. «Ci rivolgeremo al Tar per chiedere l’annullamento del provvedimento», conclude l’avvocato dell’imprenditore.