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Regione: la bomba dei dirigenti generali illegittimi Si parla di un’interrogazione. In arrivo la Corte dei Conti?
Quasi tutti i dirigenti generali della Regione siciliana sono illegittimi. Ma tutti fanno finta di niente. La politica tace. E tacciono anche i burocrati. Ma adesso, da questi professionisti del silenzio, potrebbero staccarsi i 14 parlamentari grillini dell’Ars che, stando a indiscrezioni, si accingerebbero a presentare un’interrogazione – naturalmente rivolta al Governo di Rosario Crocetta – per fare esplodere un caso che fino ad oggi è stato volutamente sottovalutato.
A riaccendere i riflettori su una vicenda che, tra violazioni di legge e illegittimità, va avanti da oltre un decennio, è stata la nomina – anzi, la rinomina – della dottoressa Anna Rosa Corsello al vertice del dipartimento Lavoro della Regione. Qualcuno ha posto la semplice domanda: ma la dottoressa Corsello non è una dirigente di terza fascia? E come fa a ricoprire tale ruolo alla luce del recente pronunciamento del Tribunale amministrativo regionale (Tar) della Sicilia?
Nei giorni scorsi il nostro giornale ha raccontato i retroscena di questa nomina. Oggi, partendo dalla possibile interrogazione dei grillini su un incredibile inghippo amministrativo, proveremo a raccontare una vicenda che non riguarda solo la dottoressa Corsello, ma quasi tutti gli attuali dirigenti generali.
Partiamo dalla legge regionale numero 10 del 2000. E’ la legge – l’abbiamo raccontato qualche giorno fa – che ha creato in una notte, come per magico incanto, circa 2 mila dirigenti (che a quel tempo, contandoli, erano di più dei dirigenti dell’intera Francia!). Oggi entreremo nei particolari.
La legge n. 10 recepisce il decreto Cassese del 1992 (n. 29). I dirigenti di ottavo e nono livello sono collocati tra i funzionari direttivi. Mentre i direttori e i dirigenti superiori sono collocati nelle prime due fasce dirigenziali. La stessa legge regionale n. 10 – caso unico in Italia – ha creato la terza fascia dirigenziale /ex dirigenti di settimo e ottavo livello).
A questo punto comincia il bello. Nel 2003, su input del Governo retto all’epoca da Totò Cuffaro, l’Ars approva a legge legge n. 20. Questa legge stabilisce che l’incarico di dirigente generale può essere affidato a dirigenti di prima fascia o ad esterni. Il comma 5 dell’articolo 11 stabiliva, inoltre, che «l’incarico di dirigente generale può essere, altresì, conferito a dirigenti dell’amministrazione regionale, appartenenti alle altre due fasce, purché, in tal caso, gli stessi siano in possesso di laurea, abbiano maturato almeno sette anni di anzianità nella qualifica di dirigente…».
L’inciso appartenenti alle altre due fasce è stato impugnato dall’Ufficio del Commissario dello Stato. Motivazione: si poneva in contrasto con l’articolo 97 della Costituzione. Questo perché consentirebbe il conferimento delle funzioni di dirigente generale anche ai dirigenti della citata terza fascia che, prima dell’entrata in vigore della legge regionale n. 10, «svolgevano funzioni direttive e non dirigenziali e ciò senza alcuna verifica delle loro capacità professionali ed attitudinali in relazione al nuovo incarico».
L’impugnativa è chiarissima. Rafforzata da un pronunciamento della Corte Costituzionale che il 28 aprile del 2004 dichiarava cessata la materia del contendere, rilevando che «dopo la proposizione del ricorso, la legge approvata dall’Assemblea regionale siciliana il 13 novembre 2003 è stata promulgata con omissione delle parti impugnate, sicché risulta preclusa la possibilità che sia conferita efficacia alle disposizioni censurate».
Ne consegue, a rigor di logica, che l’incarico di dirigente generale non può essere attribuito ai dirigenti di terza fascia. Sulla base di quale legge, dopo l’impugnativa del Commissario dello Stato e dopo il pronunciamento della Consulta, il Governo dell’epoca e i Governi successivi – quello di Raffaele Lombardo e l’attuale di Rosario Crocetta – abbiano continuato a nominare dirigenti generali prendendoli dalla terza fascia non è facile da comprendere.
A complicare lo scenario ci sono alcune sentenze del Tribunale del Lavoro che hanno dato ragione ai dirigenti di terza fascia nominati dirigenti generali. Ma un conto sono i diritti del lavoro, altra e ben diversa cosa sono le leggi regionali finite sotto i piedi. Scekerare le due cose come in un cocktail, per passare dal torto alla ragione, non sembra il massimo. Tutt’al più sembra operazione da Azzeccagarbugli…
Ma il bello deve ancora arrivare. E arriva quando due dirigenti regionali – Salvo Taormina e Alessandra Russo – presentano al Tar Sicilia un ricorso avverso la nomina della dottoressa Patrizia Monterosso a Segretario generale della presidenza della Regione. A questo punto, il colpo di scena: il ricorso viene respinto per «carenza d’interesse, essendo stati i ricorrenti, quali dirigenti di terza fascia, illegittimamente scrutinati e non potendo aspirare, neanche in caso di riedizione del potere, al conseguimento dell’incarico per il quale è vertenza».
Insomma, Salvo Taormina e Alessandra Russo non sono legittimati a presentare ricorso perché, da dirigenti di terza fascia, non possono essere nominati dirigenti generali. E, di conseguenza, non possono aspirare al posto di Segretario generale, una sorta di coordinatore di tutti i dirigenti generali.
In quei giorni qualche Intellettuale della Magna Grecia mette in giro la voce che la dottoressa Monterosso avrebbe vinto il ricorso. Non è così, perché il Tar non è entrato nel merito. Quando si farà luce anche sulla nomina della dottoressa Monterosso non potranno essere escluse sorprese. Ma questo è un altro tema del quale, prima o poi, ci occuperemo, perché la Giustizia arriva per tutti.
Il dato giuridico interessante è che anche l’Avvocatura dello Stato – che ha difeso la Regione – si è dichiarata d’accordo sul fatto che i dirigenti regionali di terza fascia non possono essere nominati dirigenti generali.
L’aspetto, come dire?, pirandelliano di tutta questa storia è che la posizione dell’Avvocatura dello Stato – e quindi del presidente della Regione e della Giunta regionale – è in contrasto con l’operato dello stesso presidente Crocetta e della sua Giunta, visto che la quasi totalità degli attuali dirigenti generali della Regione appartiene alla terza fascia! Anzi, molti degli attuali dirigenti generali sono stati nominati proprio dal presidente Crocetta e uno – la dottoressa Corsello – dalla Giunta attualmente in carica (chissà cosa penserà di questa storia la dottoressa Vania Contraffato, nei assessore all’Energia, che nella vita fa il magistrato e queste cose le mastica molto meglio di noi).
Come finirà? Non sappiamo se nell’interrogazione verrà sollevato anche un eventuale problema contabile davanti la Corte dei Conti. Perché se – come sembra – le nomine sono illegittime, beh, non potrà essere esclusa l’ipotesi di danno erariale.
Detto questo, ecco i nomi degli attuali dirigenti di terza fascia promossi dirigenti generali: Maurizio Agnese, Domenico Armenio, Giovanni Arnone, Rosaria Barresi, Fulvio Bellomo, Ludovico Benfante, Giovani Bologna, Felice Bonanno, Maria Antonietta Bullara, Dario Cartabellotta, Vincenzo Falgares, Alessandro Ferrara, Calogero Foti, Sergio Gelardi, Luciana Giammanco, Salvatore Giglione, Gaetano Gullo, Pietro Lo Monaco, Giuseppe Morales, Maurizio Pirillo, Mariano Pisciotta, Alessandro Rais, Gianni Silvia, Maria Cristina stimolo e Ignazio Tozzo.