L'esponente della giunta Musumeci nega di essere a conoscenza della grana giudiziaria - «vengo a saperlo da lei» - ma il caso è finito sulle prime pagine dei giornali. Da alcuni mesi l'ex esponente Udc, che a novembre ha fallito l'elezione, è nel gabinetto assessoriale
Regione, Cani tra i collaboratori dell’assessore Turano L’ex deputato è a processo con l’accusa di estorsione
Da impresentabile a segretario particolare dell’assessore Turano. È il destino di Gaetano Cani, 59enne di Canicattì che a novembre ha mancato l’elezione all’Ars, finendo terzo nella lista dell’Udc in provincia di Agrigento – dietro l’unica eletta Margherita La Rocca Ruvolo e Salvatore Iacolino – nonostante i 4220 voti presi. Di professione docente, per Cani si sarebbe trattato di una riconferma dopo i tre anni da deputato regionale iniziati, a giugno 2015, con l’ingresso a sala d’Ercole in sostituzione di Calogero Firetto, dimessosi dopo l’elezione a sindaco di Agrigento.
Per il 59enne, però, l’esperienza con i palazzi palermitani è stata rimandata di una manciata di mesi. Dopo avere trascorso l’autunno nella lista dei cosiddetti impresentabili redatta dal Movimento 5 stelle, a metà febbraio l’assessore alle Attività produttive del governo Musumeci, Mimmo Turano, ha chiamato Cani come componente del proprio staff di gabinetto. Collaborazione che, partita il 20 febbraio, dovrebbe concludersi a fine agosto e che è stata formalizzata a marzo con un decreto assessoriale a cui si allegava il contratto e la retribuzione legata all’inquadramento dei funzionari di livello D1 e relativo esclusivamente al compenso accessorio onnicomprensivo pari a 15.500 euro annuali. Il provvedimento, tuttavia, è stato rivisto nei mesi successi e superato a maggio da un nuovo decreto, sempre a firma di Turano, in cui vengono citate alcune criticità individuate dalla Ragioneria centrale delle Attività produttive.
Ciò che è certo, però, è che Cani è al momento sotto processo con la pesante accusa di estorsione nei confronti di alcuni docenti dell’istituto paritario Maria Rotolo di Menfi. Il procedimento, iniziato la scorsa estate, è ancora in primo grado. Per i magistrati Cani avrebbe chiesto agli insegnanti di lavorare gratuitamente in cambio del punteggio in graduatoria, ponendo come condizione la firma delle dimissioni in bianco. Una vicenda che, già lo scorso anno, aveva fatto abbondantemente discutere, ma di cui Turano nega di essere stato a conoscenza. «Lei è il primo che mi avvisa di questa cosa, la prossima settimana lo incontrerò e mi farò spiegare la vicenda – dichiara l’assessore centrista a MeridioNews -. Mi assumo sempre le responsabilità delle cose che faccio, ma prima voglio documentarmi per bene». L’esponente del governo Musumeci spiega i motivi della scelta di Cani come collaboratore. «Un ex deputato, che non è stato rieletto, ma ha avuto un buon consenso ritengo sia una scelta valida», continua Turano. Per poi sottolineare che «se uno può fare il deputato, allora può fare il mio collaboratore».
Raggiunto telefonicamente, il diretto interessato prova a smorzare i toni. «Il processo è legato a una storia vecchia, che risale a un decennio fa (l’inchiesta però è stata chiusa nel 2016, ndr) e sappiamo che la giustizia italiana ha tempi lunghi – commenta Cani -. Mi chiedo dunque se è normale che una persona debba essere tagliata fuori da ogni incarico ancora prima di essere giudicato». Il collaboratore di Turano, che nel passato è stato anche assessore alla Provincia e consigliere comunale, oltre ad avere provato l’elezione a sindaco di Canicattì, sottolinea poi come la disponibilità data a Turano derivi dalla passione politica: «Non è un incarico che mi fa guadagnare di più, anzi le assicuro che rinunciando a fare il docente prendo meno». Infine la promessa: «Per come sono fatto io, anche con una condanna di primo grado lascerei la scena pubblica, ma fino ad allora perché dovrei rinunciare? E poi – conclude Cani – si tratta di un incarico che tra due mesi si concluderà».