Il contenitore guidato dal sindaco di Belpasso non è riuscito a restare compatto in vista del 5 novembre. La candidatura a sorpresa del collega di Camporotondo rompe il trio di belle speranze, mentre la sfida con Alfio Papale ha sempre più il sapore della conta in chiave Comunali
Regionali, la Rete Comune divisa dalla corsa per l’Ars Il derby di Caputo senza gli alleati Privitera e Corsaro
Le Comunali li avevano uniti, le Regionali li hanno divisi. Per una moltitudine di nuove alleanze che fioriscono, c’è un’analoga lista di liason e intese politiche più o meno forti che, sulla via per Palazzo dei Normanni, ha trovato sorte più amara. Questo sembra l’attuale destino del patto che finora aveva unito tre rampanti politici del Catanese, il sindaco di Belpasso Carlo Caputo, il collega di Camporotondo Filippo Privitera e Marco Corsaro, leader dell’opposizione a Misterbianco, sconfitto a giugno dall’intramontabile primo cittadino Nino Di Guardo.
Un comune passato autonomista – Caputo e Corsaro da fedelissimi dello scomparso Lino Leanza, Privitera da lombardiano doc -, un comune presente, fatto di dinamismo e radicata presenza sul territorio, che mai è riuscito ad accordarsi con il centrosinistra pigliatutto degli ultimi anni. A dire il vero Caputo ci aveva provato, ma la sua avventura referendaria con i Liberal Pd di Enzo Bianco è rimasta più storia di mugugni e note politiche per addetti ai lavori che reale convergenza nell’alveo dem. Pure Corsaro un flirt con il Pd l’aveva avuto, sponda Anthony Barbagallo, legame rimasto però vittima dell’aspra tornata elettorale del suo paese. Il centrodestra catanese, intanto, non era ancora diventato la ritrovata macchina da guerra che oggi Nello Musumeci vorrebbe trainare al governo della Regione. Nella vacatio di riferimenti, i Caputo e friends si erano allora inventati il movimento Rete Comune, una sorta di tavolo permanente fra amministratori che avrebbe dovuto fungere da amplificatore di peso politico e, perché no, di consensi in giro per l’area metropolitana.
Punto più alto di quell’esperienza sono stati forse i comizi a tre, visti a Misterbianco, a sostegno dell’impari battaglia di Corsaro contro la corazzata, benedetta da Luca Sammartino e Valeria Sudano, dell’ex alleato Di Guardo. Il punto più basso lo si vive in queste settimane, fra telefoni che squillano a vuoto e malcelate irritazioni, sebbene tutti e tre siano comunque finiti ancora dalla stessa parte della barricata. La campagna elettorale li vede protagonisti, pur con differenti sfumature, a sostegno di Musumeci e ancora una volta da avversari dei colonnelli Pd. Ma, a scavare fossati che paiono comunque ancora colmabili, ci si sono messe scelte partitiche divenute non più rinviabili e la febbre dell’ultim’ora nella stesura delle liste.
Chi ha scommesso di più, sulle prossime Regionali, è forse il sindaco Caputo, impegnato con tutto se stesso al fianco del suo ex vicesindaco Giuseppe Zitelli, candidato di bonne chance in Diventerà Bellissima. Certo, lo sguardo punta su Palermo, ma la corsa dei belpassesi è anche e soprattutto una riedizione dell’infinito derby al veleno con il vecchio alleato, oggi nemico giurato, Alfio Papale. L’ex sindaco di Belpasso vuole la riconferma all’Ars tra le fila di Forza Italia. E anche dare una bella lezione, sul campo delle preferenze, ai rivali di casa, con vista sulle Comunali del 2018.
La partita è complicatissima e Caputo, forse, su una mano dagli amici ci sperava. Le cose sono però andate diversamente. A spiazzare tutti è stato soprattutto Filippo Privitera, con la sorpresa di un posto nella lista di famiglia, i Popolari e autonomisti di Raffaele Lombardo, Saverio Romano e Roberto Lagalla. Colpo di scena arrivato con la regia di quel Peppe Lombardo, nipote dell’ex presidente e molto legato al sindaco di Camporotondo, rifiutato da Forza Italia e in cerca di una rivincita, in qualunque forma essa arrivi. Marco Corsaro, a sua volta, già da mesi viene dato in felice avvicinamento, con il suo movimento Guardiamo Avanti, al capogruppo forzista all’Ars Marco Falcone. Tutti percorsi diversi, su cui pare che la poca condivisione sulla scelta di Zitelli abbia inciso, e non poco.
La rupture resta comunque tutta all’interno del perimetro del centrodestra. E chissà che, sempre in quest’ambito, non si ricomponga all’alba del 6 novembre. Anche perché gli avversari comuni, «quelli veri», sono sempre lì: da Papale – che pare possa contare anche sul supporto di Salvo Pogliese – al solito duo Sammartino – Sudano, forte a Misterbianco di ben due comitati elettorali e più di dieci consiglieri comunali.