Dal Partito democratico a Mdp, passando per l'impegno diretto di Leoluca Orlando e i tentativi di Sinistra italiana di influenza la scelta del candidato, fino ai richiami allo statuto del Pd da parte del presidente uscente, i nodi da sciogliere per una coalizione ancora non definita non sono pochi
Regionali, i tanti nodi del centrosinistra siciliano Tra civismo, conta dei voti e pretese di Crocetta
La prossima dovrebbe finalmente essere la settimana in cui il puzzle delle Regionali finirà di comporsi. Il weekend potrebbe ancora una volta servire a cercare di riordinare le idee in vista di sette giorni particolarmente caldi, che si aprirà con la segreteria regionale del Partito democratico, convocata da Fausto Raciti a Palermo. A dispetto delle tante voci che si susseguono, potrebbe non tramontare l’ipotesi di Fabrizio Micari, nonostante la dote portata da Leoluca Orlando sia stata impoverita dal secco niet di Sinistra italiana e dai dubbi di Mdp. Tra i bersaniani di Sicilia, infatti, aleggia ancora la tentazione di correre al fianco dei dem, nonostante i vertici nazionali di Articolo Uno restino ancorati alla volontà di slegarsi dalla coalizione di centrosinistra.
A sinistra invece prosegue il dialogo con Ottavio Navarra, che ancora una volta sembrerebbe pronto a fare un passo di lato, pur di allargare il campo e centrare l’obiettivo di un nuovo ingresso all’Assemblea regionale siciliana. Resta il nodo del nome. Se, infatti, da Mdp si spinge molto sulla candidatura di Claudio Fava, annunciata proprio dalle pagine di Meridionews, Sinistra Italiana vorrebbe invece puntare sul senatore Corradino Mineo, anche per non bruciare un altro pezzo di campagna elettorale arginando le sicure polemiche attorno all’ironia che un ritorno di Fava porterebbe con sé. Cinque anni fa, infatti, la candidatura del vicepresidente di San Macuto fu stoppata in piena corsa a causa della residenza di Fava fuori dai confini dell’Isola. Un errore che a quel giro, nonostante l’immediata disponibilità di Giovanna Marano a correre in ticket, gli elettori non perdonarono alla sinistra.
Non va meglio spostandosi a destra, dove invece prende quota la candidatura di Gaetano Armao, mentre Musumeci proprio ieri ha dovuto fare i conti con la sconfessione dei salviniani in salsa sicula – rappresentati da Angelo Attaguile – smentiti a loro volta dai vertici nazionali del partito.
E poi c’è il Pd. Lì la resa dei conti dovrebbe arrivare proprio lunedì, ma molti elementi lasciano immaginare che alla fine la riserva potrebbe sciogliersi in favore di Micari. Le alternative sarebbero Davide Faraone o Giuseppe Lupo. Ma il sottosegretario fa oggi i conti con l’allontanamento dell’area Cardinale dal suo progetto, mentre Lupo ha evidentemente visto venire meno il sostegno di Orlando e dei suoi. Il vero nodo resta Crocetta, che non ha mai ritirato la sua candidatura e di fronte al nome di Micari potrebbe scegliere di correre lo stesso. Proprio questa mattina in una intervista a Il Mattino, il governatore rilancia ancora una volta le primarie (consapevole di essere ormai fuori tempo massimo), puntando il dito contro Orlando (che in queste settimane ha continuato a invocare discontinuità dall’esperienza di governo in atto). «In Sicilia – ha dichiarato Crocetta – la questione del centrosinistra sembra complicata ma in realtà è molto semplice: siamo davanti all’ennesimo tentativo di Orlando di comandare la Regione».
Crocetta si sente «a tutti gli effetti il candidato, il primo candidato del Pd. E non perché lo dico io: lo dice lo statuto, che stabilisce che un presidente è ricandidato. La mia candidatura – ribadisce il presidente – è legittima, il non riproporla è illegittimo. Dopodiché, non voglio imporre nulla: si facciano le primarie, e chi vince guida la coalizione». In assenza di primarie, il governatore, che ha già fatto affiggere manifesti a Palermo, si dice pronto ad andare avanti comunque.