Regionali: asse tra Lombardo, Romano e Lagalla I nomi dei catanesi e l’incognita del «nipote di»

L’epopea politica autonomista è ormai giunta alla sua quarta reincarnazione. Ma la colomba sicilianista che dal 2005 accompagna le avventure elettorali del partito di Raffaele Lombardo stavolta, sulla scheda, sarà rimpicciolita più che mai. Alle prossime elezioni regionali, fra le liste a supporto di Nello Musumeci, non ci sarà quella del Partito dei Siciliani-Mpa che, cinque anni fa, nel collegio di Catania centrò tre seggi, grazie a oltre 60mila voti, portando all’Ars il figlio dell’ex presidente della Regione Toti, Nicola D’Agostino, oggi alleato del Pd con Sicilia futura, e il medico Dino Fiorenza. La cordata degli autonomisti che è rimasta al fianco Lombardo, infatti, si presenterà ai nastri di partenza confluendo assieme ad altri due dei tronconi centristi che, nella danza delle trattative sull’assetto delle coalizioni, hanno finito per scegliere il centrodestra. Il contenitore unico si chiamerà Popolari e autonomisti, ma nel logo che è stato elaborato ci sarà spazio anche per il nome del movimento di Roberto Lagalla, Idea Sicilia, una delle anime dell’operazione assieme appunto ai lombardiani e al Cantiere popolare dell’ex ministro Saverio Romano.

A Catania, adesso, la partita è aperta più che mai suoi nomi dei 13 aspiranti parlamentari. La prima preoccupazione è quella di allontanare proprio il cognome Lombardo dal nuovo giocattolo autonomista. Il nipote dell’ex presidente, Giuseppe, figlio dell’ex deputato Angelo Lombardo, resta sempre tra i papabili candidati nel collegio catanese. Sebbene l’indiscrezione venga puntualmente smentita e sebbene l’ingombrante concorrente non verrà accolto – come dicono i rumors dall’entourage – nella lista sponsorizzata dallo zio. «Se un Lombardo ci sarà, sarà della partita con Forza Italia», dice un’autorevole voce fra quelle che lavorano in queste ore alla quinta gamba centrista della coalizione di Musumeci. Ma nel partito di Berlusconi le resistenze restano fortissime, per il timore che questo possa scompaginare equilibri che apparivano consolidati e che il caso del consigliere comunale Riccardo Pellegrino – che al momento risulta ancora candidato all’Ars con gli azzurri – aveva già peraltro messo duramente sotto pressione. Anche questa grana, come quella di Peppe Lombardo, potrebbe trovare una soluzione solo negli ultimi momenti prima della presentazione delle liste. I forzisti che corrono per l’Ars avrebbero, dal canto loro, messo nero su bianco, con tanto di firme, tutto il loro malcontento all’idea di dover accogliere in lista il nuovo rampollo di casa autonomista in una missiva che sarà indirizzata direttamente agli organismi dirigenti romani.

Nel frattempo, le altre nomination dei Popolari e autonomisti restano criptate, sebbene qualcosa trapeli comunque. Sia su chi ci sarà, sia per quanto riguarda chi pare sia a un passo da gettare la spugna. Come sembra stiano facendo l’uscente Fiorenza e anche l’avvocato Mario Brancato, nelle scorse settimane dati per sicuri. Più certezze, invece, ci sarebbero sui nomi, in quota Lombardo, del senatore Pippo Compagnone – che a Roma, assieme ad Antonio Scavone, fa parte della pattuglia dei verdiniani che ha sostenuto il governo Renzi – e dell’ex deputato regionale, Francesco Calanducci. Viene invece smentita, ma non si ancora per quanto, la discesa in campo del medico del Policlinico Paolo Murabito. In quota popolari, invece, sarebbero ormai sicure – sempre tenendo presente un certo grado di volatilità delle ipotesi connaturato al momento – le candidature di Santo Primavera, già vicino a Lagalla nei mesi scorsi, e dell’uscente Salvo Giuffrida. Che, comunque, tiene aperti i canali sia con l’Udc pigliatutto che con la cosiddetta lista del presidente, dove troveranno spazio i candidati di Noi con Salvini e Fratelli d’Italia come Anastasio Carrà e Carmelo Nicotra. Ci sarà accanto a loro – dopo che il suo nome era stato accostato a quasi tutte le sigle della coalizione – anche Gaetano Galvagno, nipote dell’ex consigliere provinciale autonomista di Paternò Mimmo. Mario Coppa, luogotenente catanese di Saverio Romano, lavora intanto ad altri «tre nomi» che dovrebbero affiancare Giuffrida e Primavera per la pattuglia popolare, che sarebbero quelli di «un’avvocata e due giovani promettenti». Tutto ancora da chiarire, infine, sulla presenza fra i 13 dello stesso ex candidato presidente Roberto Lagalla: si discute ancora sul suo ruolo di capolista quantomeno nei collegi di Palermo e Catania. 

Francesco Vasta

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