Per la formazione di estrema destra si tratta del debutto sulla scena siciliana. Uno dei responsabili, tuttavia, ammette che si è in attesa del via libera della commissione elettorale: «Abbiamo presentato tutto in tempo, ma può sempre sorgere qualche cavillo». Sul sito, però, le notizie sono ferme ad agosto scorso
Regionali, Anpi chiede di non accettare Casapound «Siamo fascisti, ma il nostro partito mai censurato»
Ventuno candidati deputati e un aspirante presidente per un governo a tinte nere. Il debutto in Sicilia di Casapound sta in questi numeri. Una compagine che, al netto di quantomeno improbabili sorprese, avrà il valore di testimonianza della lista di estrema destra che avrà nelle Regionali del 5 novembre la prima assoluta nell’Isola.
Presente a Palermo, Catania – da dove viene il candidato governatore Pierluigi Reale – Agrigento e Siracusa, la lista di Casapound è arrivata a sorpresa, quando i giochi sembravano chiusi e il numero dei candidati a Palazzo d’Orleans ormai stabilito. E a guardare i canali social e il sito della compagine di estrema destra siciliana, la decisione di presentare la candidatura sembra essere arrivata davvero in maniera inaspettata: sul portale di Casapound Sicilia le notizie sono ferme a fine agosto e non c’è alcun riferimento alla prossima campagna elettorale, mentre sulla pagina Facebook non ci sono post in cui si presentano le liste.
A riguardo i coordinatori del movimento negano che si tratti di una carenza organizzativa. «Non abbiamo ancora pubblicizzato la nostra candidatura perché aspettiamo l’ok dell’ufficio centrale – assicura uno dei responsabili a MeridioNews -. Solo dopo la conferma, ci faremo conoscere». Alla domanda sul perché di questa scelta, il responsabile replica: «Può sempre esserci qualche cavillo burocratico, anche se noi abbiamo presentato tutto entro i termini previsti». Inutile dunque chiedere quale sia il programma, specialmente in merito a tematiche delicate come quella della gestione dei flussi migratori: «La nostra posizione è chiara: chi è profugo può entrare, gli altri no. Ci sta già la legge che lo dice ma non viene rispettata», taglia corto.
Chi si oppone intanto alla presenza di Casapound alle elezioni è il coordinamento regionale dell’Anpi. L’associazione nazionale dei partigiani italiani in una nota esprime «viva indignazione e forte preoccupazione» e motiva la posizione ricordando «gli evidenti richiami ai valori ideologici basati sulla razza eletta e alla simbologia tristemente in auge durante la dittatura fascista». Secondo l’Anpi, l’accettazione del simbolo di Casapound sulla scheda elettorale vedrebbe «infranti e vilipesi i principi basilari della Costituzione italiana» e per questo l’associazione invita la «commissione elettorale regionale – conclude l’Anpi – a rivedere con urgenza le motivazioni che hanno determinato l’accettazione di siffatta lista».
Dal canto loro, gli attivisti di estrema destra rispondono negando ogni addebito – «chi dice queste cose semplicemente non conosce Casapound» – a eccezione di quello riguardante la nostalgia nei confronti del Ventennio. «Se ci sentiamo fascisti? Certo, ma non significa quello che dice l’Anpi», conclude il responsabile.
La candidatura di Casapound arriva nel pieno del dibattito nazionale sulla legge Fiano, il ddl che punta a vietare la propaganda fascista. Il testo, che ha avuto il via libera alla Camera, è ancora in attesa di essere vagliato dal Senato. Un’eventuale approvazione, tuttavia, difficilmente potrebbe condizionare la campagna elettorale degli estremisti. A spiegarlo è lo stesso Fiano. «Casapound è un partito riconosciuto e finora non censurato. Il ddl guarda alla propaganda – dichiara il parlamentare nazionale a MeridioNews -. Bisognerebbe vedere se nel fare campagna elettorale richiamano i simboli del fascismo, ma non si può fare un ragionamento ex ante».