A Catania 8mila convocazioni, 9mila a Palermo, 6mila a Messina. Sono i numeri che dovranno sostenere i centri per l'impiego entro il 15 dicembre. Con l'organico di sempre. I navigator, infatti, restano in formazione. E le falle del sistema sono sempre più evidenti
Reddito cittadinanza, la carica dei beneficiari nei Cpi «Offerte di lavoro? Prossimo appuntamento nel 2020»
«Per oggi tutto fatto, devo tornare il 19 gennaio». Venerdì mattina. La signora Nunzia è tra le prime a uscire dal centro per l’impiego di Catania. È il giorno della profilazione: per la prima volta da quando percepisce il reddito di cittadinanza – 700 euro dallo scorso aprile – è stata convocata per definire nero su bianco cosa sa fare, che disponibilità al lavoro ha e in quali settori potrebbe trovare occupazione. «Prima del reddito prendevo la carta Rei, ma era meno della metà». Accanto a lei la figlia iscritta a un corso di laurea specialistica all’università di Catania. «Siamo in due, non possiamo sicuramente sopravvivere con questi 700 euro, quando mi chiamano qualche lavoretto in nero lo vado facendo». Dopo sette mesi anche la signora Nunzia ha un patto per il lavoro. Ma di proposte per un’occupazione ancora neanche l’ombra. «Mi hanno dato appuntamento al 19 gennaio, chissà forse allora qualcosa ci sarà».
Così come Nunzia, venerdì altre 169 persone sono state convocate al Cpi di via Coviello. In totale entro il 15 dicembre sono oltre ottomila i beneficiari e i membri dei rispettivi nuclei familiari che devono essere profilati a Catania. Oltre novemila a Palermo, più di seimila a Messina. Un tour de force iniziato poco meno di dieci giorni fa e per cui a Catania i dipendenti del centro per l’impiego hanno raddoppiato l’impegno, sostenendo turni anche pomeridiani, così come indicato dal dipartimento regionale al Lavoro. Nella speranza che gli straordinari verranno prima o poi pagati. E in attesa del rafforzamento dei Cpi: proprio ieri la giunta ha approvato un piano di assunzione triennale di mille unità (nel 2019 ci sarà la selezione per 277 dipendenti, poi altri 429 rispettivamente nel 2020 e 2021).
E i 429 navigator? Fino al 31 dicembre tecnicamente rimangono in formazione. «Sì, oggi c’erano – racconta Paolo, convocato insieme ai genitori – ma sono rimasti accanto al dipendente del Cpi, intervenendo solo ogni tanto». Al momento, infatti, le figure che sarebbero dovute essere gli angeli custodi dei beneficiari del reddito, sembrano più angeli custodi dei dipendenti regionali. Sul pizzino che il giovane Paolo tiene in mano all’uscita è indicato il portale di MyAnpal, il nuovo sito creato per agevolare l’incontro tra la domanda di lavoro e le offerte delle aziende. «Ci hanno detto di registrarci e di guardare eventuali proposte di lavoro, meno male che ci sono io perché i miei genitori da soli non saprebbero come fare». Situazione analoga a moltissime persone. «La gran parte – sussurra chi lavora nel Cpi – usa internet solo per entrare su Facebook, pensare che riescano a usare la piattaforma senza una formazione o senza guida è utopia». Ruolo che, secondo la normativa sul reddito, spetterebbe proprio ai navigator. Ma che in realtà al momento non viene svolto da nessuno.
Per agevolare l’integrazione dei navigator nei Cpi, fornirgli uno spazio fisico e la strumentazione adeguata (computer, tavoli e sedie), la Regione ha destinato delle risorse ai centri per l’impiego delle città più grandi. Restano, tuttavia, ancora diversi i punti della normativa rimasti solo sulla carta. Non esiste, ad esempio, la piattaforma informatica dove i Cpi e i Comuni possono segnalare eventuali sospetti e anomalie sui beneficiari, come un tenore di vita apparentemente elevato, o casi di possibile lavoro nero. Non esiste nemmeno il modo di far svolgere a chi percepisce il reddito le otto ore settimanali di lavori socialmente utili nei Comuni. Si attende ancora un decreto ministeriale a cui deve seguire una convenzione tra gli stessi Comuni e i Cpi.
Insomma, in attesa di riempire tutte le caselle mancanti e scoprire realmente quale sarà la funzione dei navigator, i beneficiari del reddito di cittadinanza potranno dormire sonni tranquilli ancora per qualche mese.