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Rapporto Agenas: in Sicilia nessun ospedale d’eccellenza e 43 strutture bocciate

Il rapporto Agenas 2025, stilato dopo dieci anni dall’entrata in vigore del DM 70/2015, è impietoso sullo stato della Sanità al sud Italia. La qualità generale dell’assistenza migliora ovunque, ma il sistema rimane segnato da fortissime diseguaglianze territoriali e un divario Nord-Sud che non accenna a diminuire. In particolare, il Meridione è deficitario sui volumi della chirurgia oncologica complessa di pancreas e retto, sulla tempestività di accesso a procedure salvavita e sull’appropriatezza clinica in area materno-infantile.

Rapporto Agenas: Programma nazionale esiti

Dal 2012 l’Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) sviluppa il PNE (Programma Nazionale Esiti), cioè un rapporto previsto dalla normativa vigente. Il resoconto è finalizzato alla valutazione degli esiti delle prestazioni assistenziali e delle procedure medico-chirurgiche nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale. I parametri da seguire sono determinati dal DM 70/2015, cioè il regolamento italiano che definisce gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi per l’assistenza ospedaliera. Proprio questo strumento normativo ha stabilito parametri come ad esempio i 3,7 posti letto per 1000 abitanti.

«Con l’edizione 2025, il PNE rinnova il suo impegno nel misurare e raccontare la qualità dell’assistenza erogata in Italia. Il rapporto offre a cittadini, operatori, istituzioni e decisori pubblici una fotografia sempre più chiara e utile per orientare le politiche sanitarie – ha dichiarato il prof. Americo Cicchetti, commissario straordinario di Agenas -. Dieci anni dopo l’emanazione del DM 70/2015, questa edizione assume un valore particolare, perché rappresenta l’occasione per fare il punto su un periodo di trasformazioni profonde, in cui il sistema sanitario ha affrontato sfide straordinarie, dalla pandemia all’introduzione di nuove tecnologie».

Nessuna struttura sanitaria di livello medio-alto in Sicilia

Rapporto agenas
Sede Agenas

In generale, in Sicilia non esistono strutture considerate di livello alto o medio-alto sulla base di 218 parametri. Il primo e unico ospedale del Sud che figura in questa classifica è il Federico II di Napoli, il quale raggiunge il massimo dei voti in sette degli otto ambiti clinici considerati: Cardiocircolatorio, Nervoso, Respiratorio, Chirurgia Generale, Chirurgia Oncologica, Gravidanza e Parto, Osteomuscolare, Nefrologia. Per raggiungere il livello medio-alto le strutture sanitarie devono ottenere delle valutazioni positive in almeno sei delle macro-aree citate. In Sicilia, non esiste nulla del genere.

Le uniche aree in cui la nostra isola raggiunge un livello molto alto sono l’ambito cardiocircolatorio con l’A.O. Cannizzaro di Catania che raggiunge una valutazione positiva in 4 su 7 indicatori presi in esame. Il punteggio più alto dell’isola è stato però raggiunto in Chirurgia Oncologica dalla Casa di Cura La Maddalena di Palermo, che ha ottenuto il massimo dei voti: 7 indicatori valutati positivamente su 7. Nessuna struttura viene citata, dunque, in ambito Neurologico, in Gravidanza e Parto e in tutti gli altri ambiti. Ci sono poi delle strutture private e convenzionate che figurano in ambito Osteomuscolare, ma nessun ospedale pubblico.

La valutazione del rapporto Agenas sulle strutture siciliane

In Sicilia sono stati condotti audit su 103 strutture sanitarie, di cui 43 sono state segnalate per problematiche relative ai livelli molto bassi di aderenza agli standard di qualità o anomalie di codifica delle informazioni cliniche. Le strutture sanitarie segnalate per audit infatti sono quelle che non raggiungono i livelli di qualità minimi richiesti per garantire il diritto alla salute dei cittadini.

In questo senso ci sono in Sicilia delle strutture che hanno presentato dei miglioramenti rispetto al precedente anno (2023). Parliamo degli ospedali di Acireale (CT), Modica (RG), l’Humanitas di Misterbianco (CT), l’Istituto Oncologico del Mediterraneo di Viagrande (CT). Ed, infine, il Maria Eleonora Hospital e l’Ismett di Palermo. Soltanto due sono gli ospedali che registrano il dato più alto in sei audit: il Papardo di Messina e il Policlinico di Palermo.

Invece, i criteri per selezionare le strutture per il percorso integrato di audit sono due: il livello molto basso (rosso) di aderenza agli standard di qualità negli ultimi due anni di valutazione, su almeno un indicatore di processo o di esito del treemap e la criticità nella codifica delle variabili cliniche o dei campi relativi alla data e ora di intervento.

Le strutture in audit in Sicilia

Le 43 strutture segnalate in audit in Sicilia sono ad Agrigento l’ospedale San Giovanni di Dio e gli ospedali di Canicattì, Licata e Sciacca. A Siracusa sono stati bocciati l’ospedale di Avola, quello di Lentini e l’Umberto I. Segnalati, invece, a Catania l’ospedale di Biancavilla, Caltagirone e Nicosia. Poi troviamo il Cannizzaro di Catania, il Policlinico ed il San Marco sempre della città etnea. Il Sant’Elia e l’ospedale di Gela in provincia di Caltanissetta sono stati entrambi segnalati, così come l’Umberto I di Enna. A Trapani sono stati giudicati negativamente l’ospedale di Castelvetrano, Erice, Marsala, Mazara del Vallo.

Diverse le segnalazioni anche a Messina: Papardo, Policlinico, Piemonte, ospedale di Milazzo e quelli di Patti e Taormina. Stessa situazione anche a Palermo in cui sono state segnalate alcune strutture insospettabili, tra cui il Giglio di Cefalù, il Buccheri La Ferla, l’Ingrassia, gli ospedali riuniti Villa Sofia – Cervello, l’ospedale Civico, il Policlinico Giaccone e quelli di Termini Imerese e Partinico. Secondo il rapporto Agenas, infine, anche l’ospedale di Ragusa risulta carente in un audit. Completano il quadro alcune cliniche convenzionate dislocate un po’ in tutta l’isola.


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