Randagismo, l’Ars propone una banca del dna dei cani Per il chip tempi più stretti e multe fino a 60 mila euro

Per chi non sterilizza i propri animali, sarà previsto l’obbligo di consegnare il dna all’anagrafe canina, così da rendere immediatamente rintracciabili i proprietari. Questo l’elemento cardine su cui si fonda il disegno di legge al fine di creare di una banca dati regionale del genoma canino per il controllo del randagismo in Sicilia, presentato stamane dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, dal consulente dell’Ars ed esperto in materia Giovanni Giacobbe, e dal professore Giovanni Scala, giurista e costituzionalista che ha contribuito alla stesura del ddl. L’obiettivo è di ridurre il fenomeno nell’Isola promuovendo la nascita di una nuova cultura responsabile nella gestione e nella riproduzione dei cani. Un disegno di legge che, pur prendendone le mosse, rielabora la legge regionale n. 15 del 3 luglio 2000 (Istituzione dell’anagrafe canina e norme per la tutela degli animali da affezione e la prevenzione del randagismo).

Tra le novità previste dalla bozza, anche un inasprimento delle sanzioni pecuniari per i trasgressori che prevede per le condotte meno gravi 150 euro di multa, fino a un massimo di 60 mila euro. Rafforzato il ruolo delle guardie zoofile e una stretta sui tempi consentiti per la microchippatura degli animali: dai 180 giorni previsti dalla normativa attuale, il massimo sarà di due mesi. «Dati alla mano, la Sicilia si trova in una condizione di disagio estremo rispetto alle altre regioni – ha esordito Micciché – l’idea centrale è di obbligare tutti i proprietari a fornire la mappatura genetica dei propri cani o di sterilizzarli». Rimane, tuttavia, la spinosa questione dei randagi che circolano attualmente liberi e senza controllo, privi di microchip, e che spesso ingrossano le fila degli animali ospitati dai canili, con il pericolo di sovraffollamento, come a Palermo.

«Il malato è il senso civico, noi proponiamo una rivoluzione culturale – prosegue Miccichè – Lo stesso vale per i rifiuti: non è che facendo la differenziata abbiamo risolto il problema, ma con il tempo una soluzione si troverà. Con questa legge non otterremo il dna dei cani randagi, ma se l’animale in questione non ha un padrone lo sterilizziamo: a poco a poco questo meccanismo ridurrà il fenomeno». La norma, che al momento è solo una proposta, sarà depositato nei prossimi giorni in presidenza e, quindi, assegnato alla commissione competente, probabilmente Sanità che dovrà valutarla e poi portarla in aula. «Sara un ddl trasversale – ha aggiunto – il primo firmatario non sarò io, ma il buon senso. Ho chiesto alla presidente della commissione Margherita La Rocca Ruvolo di discuterlo in commissione senza appartenenza alcuna, ma spero sia un ddl di tutto il parlamento».

«Abbiamo cercato di immaginare una soluzione che porti a responsabilizzare i proprietari di cani – ha ribadito Giacobbe – La mappatura genetica funziona: sarà possibile conferire il dna con pochissime gocce di sangue, un bulbo pilifero o tampone gengivale. E abbiamo individuato anche nell’Istituto zooprofilattico l’ente che potrà conservare una banca del genoma con i campioni biologici, collegata alla nuova anagrafe canina regionale». Prevista anche una stretta sui casi di aggressioni: i padroni di animali rischio saranno obbligati a richiedere un patentino. «Questa legge vuole dare risposte immediate affrontando due aspetti della legge vigente non soddisfacenti – ha detto Scala – La legge, ad esempio, non individua tra i diversi attori coinvolti quali funzioni devono svolgere e come. Per rafforzare i controlli – ha concluso – abbiamo previsto che il ricavato sanzioni, al momento devoluto alla Regione, sia assegnato alle singole amministrazioni per politiche volte al contrasto del randagismo». 

Antonio Mercurio

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