La polizia di Ragusa li ha arrestati una volta giunta la sentenza della corte di Cassazione. Che li ha riconosciuti colpevoli di avere comprato le prestazioni di una minorenne. Che sarebbe stata venduta dalla madre e dal patrigno. I rapporti avvenivano a Donnalucata, tra i canneti vicino al mare. Guarda le foto.
Ragusa, violenza sessuale su una 13enne Dopo dieci anni condannati quattro 60enni
Sono stati condannati in via definitiva per violenza sessuale su una 13enne. Dopo che la corte di Cassazione ha rigettato il loro ricorso, la squadra Mobile di Ragusa, in collaborazione con la sezione Minori, ha eseguito quattro ordini di cattura a carico di altrettanti ultrasessantenni.
Gli arrestati sono il 72enne Giovanni Agolino, Angelo Carnemolla, il 73enne Carmelo Marante, il 67enne Guglielmo Scivoletto. Tutti residenti nella frazione marinara di Donnalucata a eccezione di Marante che vive a Ragusa. Dovranno scontare in carcere la pena residua di tre anni cinque mesi e 19 giorni.
Secondo la giustizia, nel 2005, hanno comprato le prestazioni sessuali di una minorenne. Costretta dalla madre e dal patrigno a prostituirsi. Le violenze avvenivano a Donnalucata, tra i canneti vicino al mare. Le prime segnalazioni sulla vicenda «arrivavano all’orecchio degli investigatori – ricostruisce la questura – attraverso le cosiddette voci di paese». Verificati i fatti e rintracciata la minorenne, che risultata già seguita dai servizi sociali, le forze dell’ordine la pedinavano durante una sua passeggiata sul lungomare di Donnalucata. In breve la 13enne veniva adescata da Scivoletto. I due si appartavano nei canneti. Gli agenti della polizia intervenivano trovando l’uomo coi pantaloni abbassati «nenti, nenti ri mali aiu fattu – ha risposto ai poliziotti – ma stava sulu tuccannu».
L’allora 57enne era condotto in carcere mentre la minore veniva ascoltata dall’ufficio Minori e da una psicologa. Nei colloqui la 13enne – che intanto era stata condotta in una struttura di sostegno – raccontava di avere subito altre violenze in passato. Dalle indagini emergeva che «era proprio la madre unitamente al nuovo compagno che la mandavano a “lavorare”- ricostruiscono gli inquirenti – offrendola agli anziani del paese per pochi euro». Il pagamento delle prestazioni partiva «da un euro, e i più generosi arrivavano a dieci. Ma spesso era solo un atto dovuto con promesse mai mantenute di comprare qualcosa». Lo stesso patrigno «abusava in assenza della madre», facendo apprezzamenti e comparazioni sulla bravura nel compiere gli atti sessuali. Dopo circa dieci anni è arrivata la condanna definitiva per i quattro ultrasessantenni.