Ragusa Moleti, divieto di preghiera per i bimbi Il dirigente: «Nessun genitore si è lamentato»

Vietato pregare. Ma solo durante le ore di lezione. È questa la decisione presa dal dirigente Nicolò La Rocca della scuola materna comunale e statale Ragusa Moleti, che si trova nell’ominima via, nei pressi di corso Calatafimi. Una scelta forte, attuata dal preside dopo che «alcuni genitori si sono rivolti alla stampa lamentando il fatto che in alcune classi prima di consumare la merenda ci fosse l’usanza di fare una preghiera». Questo il racconto di La Rocca, che però sulla veridicità della circostanza appare titubante: «Bisognerebbe capire se sia accaduto davvero o meno», sottolinea.

Nel dubbio, ha deciso di intervenire per chiarire come ci si dovrà comportare da adesso in poi. «Con una circolare ho espresso il parere dell’avvocatura dello Stato che escluderebbe momenti di celebrazione religiosa nelle ore curriculari a scuola, tutto qua, punto», spiega lapidario il dirigente. Da oggi quindi vige un divieto di preghiera? «Ognuno ha il suo punto di vista. Ribadisco che l’avvocatura dello Stato ritiene che i momenti ritualizzati a scuola non siano opportuni. Poi per pregare ci mancherebbe, ognuno è libero di farlo». Ma in un contesto, lascia intendere La Rocca, ben diverso da quello delle aule scolastiche, dentro le quali si studia.

Una decisione inusuale per un istituto scolastico, luogo che, per quanto laico, nella maggior parte dei casi possiede aule con crocifissi appesi alle pareti. Per non parlare del fatto che la religione di per sé è, come tutte le altre, materia di studio, per la quale però è possibile anche farsi esonerare. «Non è venuto nessuno a lamentarsi o a chiederci spiegazioni. Nessuna sommossa da parte delle famiglie, tutto tranquillo – conclude il dirigente -. Spiace che qualcuno abbia franiteso la presenza di un gruppo nutrito di genitori qui a scuola dovuto a progetti e laboratori con una qualche polemica, che di fatto non c’è mai stata». Meridionews è in attesa di un commento sulla vicenda da parte della Curia.


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