Ragusa, la versione del Consorzio Di Raimondo: «Recca sa che pagheremo»

Tempi duri, vacche magre. Enzo Di Raimondo, presidente del Consorzio universitario ibleo, non nasconde la difficile situazione che l’ente da lui guidato sta vivendo. Una struttura che non ha un suo capitale né immobili di proprietà, che vive dei contributi del comune e della provincia di Ragusa. Un ente che – come hanno dichiarato in conferenza stampa i rappresentanti del partito dell’Italia dei valori – ha molti debiti e crediti non riscossi e che rischia di non esistere più. Perché sciolto su richiesta delle opposizioni dei consigli comunale e provinciale, o perché la facoltà di Lingue verrà chiusa dal prossimo anno accademico.

La minaccia è arrivata ieri tramite una lettera firmata dal rettore Antonino Recca. Una scelta che, dal punto di vista formale, non è stata ben vista. «Il comunicato che arriva prima alla stampa… non è simpatico» afferma Di Raimondo. Ma il problema principale non è legato alle formalità. «Siamo soffocati dall’accordo firmato il 21 giugno del 2010. E’ impossibile rispettare quelle scadenze e quegli importi» ripete ancora una volta il presidente del consorzio. «Nell’arco dei dodici mesi riusciamo a pagare tutto, ma siamo disallineati con le scadenze fissate dall’accordo».

I prossimi mesi saranno quelli più duri, ammette, ma saranno anche quelli nei quali sarà possibile iniziare i pagamenti. «Nei prossimi mesi avremo la disponibilità della somma già stanziata dalla Regione, 673mila euro. A febbraio dovremmo anche incassare il contributo del Comune». Non è possibile agire altrimenti, spiega ancora una volta Di Raimondo. «Viviamo con ansia questi mesi, ma non possiamo fare diversamente».

Sulla scopertura di oltre un milione di euro nel conto gestito dalla banca Agricola popolare di Ragusa, sui debiti non riscossi e sulle spese in generale il presidente spiega «stiamo rientrando lo scoperto, che prima era maggiore. Stiamo cercando di riprendere i crediti dovuti da Vittoria, Comiso e Modica, ma non è facile perché conosciamo la situazione dei nostri interlocutori. Stiamo chiudendo contratti che ormai non ci servono più perché relativi alle sedi di Agraria e Giurisprudenza».

«Risanamento dei conti, disboscamento delle spese inutili e recupero dei crediti», queste le parole d’ordine. «Ci vuole un impegno forte, che ha bisogno anche di tempo». Il presidente Enzo Di Raimondo è fiducioso della buona riuscita. «Il Rettore sa che pagheremo» afferma. I soldi sono in arrivo, la situazione – secondo lui – si risolverà al meglio. «Ora aspettiamo però la rendicontazione, ossia come Catania ha speso i soldi che abbiamo già dato» precisa.

[Foto di Luke Robinson]

Carmen Valisano

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