Ragusa, il quartiere dormitorio rivive con la street art Per due settimane cinque artisti internazionali a lavoro

«Se anche un tombino decorato può diventare un’opera di street art, immaginiamo che effetto faranno le facciate dei palazzi del quartiere popolare Selvaggio di Ragusa con i murali di cinque dei maggiori artisti internazionali del campo». Guardano già al risultato finale della seconda edizione di FestiWall gli organizzatori del festival di arte di strada che si terrà dal 6 al 18 settembre a Ragusa, città che ha dato i natali al videomaker Vincenzo Cascone e all’illustratore Antonio Sortino. I due, dopo una serie di esperienze fuori dall’isola – il primo ha studiato a Siena, il secondo ha vissuto a Londra –, hanno unito le loro competenze con l’obiettivo di «lasciare il segno riqualificando un’area grigia e senza stimoli».

Forti del successo della prima edizione, hanno convocato cinque artisti «in grado di gestire grandi murate» e che opereranno su cestelli elevatori. Ma la scelta dei disegnatori è stata dettata anche dallo stile delle opere. Quest’anno a farla da padrone sarà l’arte figurativa, tratto distintivo dell’australiano Fintan Magee, dell’americano Evoca1 e della spagnola Hyuro. L’italiano Agostino Iacurci e il tedesco SatOne aggiungeranno un tocco d’astratto e di graf-futurismo, per dare dinamicità alle opere raffigurate.

I soggetti verranno stabiliti quasi sul momento, visto che agli artisti viene data «grande libertà di esprimersi, anche perché sono sensibili alle questioni sociali e a storie, territorio e personaggi del posto in cui devono operare». Ecco perché i cinque street artist selezionati hanno già raccolto informazioni sul quartiere periferico che diventerà protagonista della seconda edizione del festival, scelto dopo un’attenta analisi della città. «Non si stabilisce la location solo da un bel muro – spiegano Vincenzo e Antonio -, ma soprattutto dal contesto urbano e dall’aspetto sociale del posto, in modo da creare una mappatura della città anche nella sua stratificazione storica». E di storie ne ha da raccontare il Selvaggio, uno dei tanti quartieri dormitori costruiti in Italia negli anni 70 «senza tener conto dell’aspetto socializzante e dunque senza bar o strutture ricreative» e che per due settimane ospiterà concerti, mostre, laboratori per bambini, workshop di serigrafia e fotografia.

E la città non solo risponde ma è molto attiva: molti hanno messo a disposizione il proprio muro per diventare protagonisti del festival. «È una grande occasione avere un’opera che riqualifica i prospetti anonimi di Ragusa superiore e diventa meta di un turismo alternativo a quello ragusano, da sempre legato al barocco». Un collegamento tra passato e presente che evidenzia un’altra caratteristica dell’evento, quello del confronto tra generazioni. «Il bambino e il nonno hanno prospettive diverse di fronte alla stessa opera e possono avere uno scambio stimolante al riguardo».

Tra gli obiettivi degli organizzatori c’è anche quello di sottolineare quanto sia labile il confine tra pubblico e privato, dal punto di vista della condivisione di spazi – un murales su un muro privato diventa un’opera fruibile da tutti – ma anche da quello finanziario, visto che «il Comune di Ragusa sostiene la manifestazione per il 50 per cento, mentre il resto viene offerto da privati a cui piace l’evento e che quindi lo sostengono in prima persona». «Non abbiamo inventato niente di nuovo – concludono Cascone e Sortino – semplicemente abbiamo voluto portare un evento come quelli diffusi in altre parti del mondo nella nostra piccola città del Sud, che ha una grande sensibilità e ha accettato con entusiasmo la scommessa di dotarsi di un museo a cielo aperto e ritagliarsi un momento di socialità sotto il segno di un’operazione artistica».


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